quae tu creasti pectora.
Qui diceris Paraclitus,
Altissimi donum Dei,
fons vivus, ignis, caritas,
et spiritalis unctio.
Tu septiformis munere,
digitus paternae dexterae;
tu rite promissum Patris,
sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus,
infunde amorem cordibus,
infirma nostri corporis,
virtute firmans perpeti.
Hostem repellas longius,
pacemque dones protinus,
ductore sic te praevio,
vitemus omne noxium.
Per te sciamus da Patrem,
noscamus atque Filium,
teque utriusque Spiritum
credamus omni tempore.
Deo Patri sit gloria
et Filio, qui a mortuis
surrexit, ac Paraclito,
in saeculorum saecula.
Amen.
Emitte Spiritum tuuum et creabuntur
R. Et renovabis faciem terrae
Súpplici, Dómine, humilitáte depóscimus: ut sacrosánctae Románae Ecclésiae concédat Pontíficem illum tua imménsa píetas; qui et pio in nos stúdio semper tibi plácitus, et tuo pópulo pro salúbri regímine sit assídue ad glóriam tui nóminis reveréndus. Per Dóminum.....
Cor Mariae dolorosum et immaculatum
R. Ora pro nobis
Sancte Jseph
R. Ora pro nobis
Sancte Petre
R. Ora pro nobis
Sancte Paule
R. Ora pro nobis
Sancte Pie V
R. Ora pro nobis
Sancte Pie X
R. Ora pro nobis
Omnes Sancti et Sanctae Dei
R. Intercedite pro nobis
Pur pensierosi e perplessi
ad inizio di questa strana e singolarissima Sede Vacante, non venga mai meno la
fiducia nel Capo Invisibile della Chiesa, come lo stesso Card. Joseph Ratzinger
ebbe a insegnarci con parole memorabili:
"Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso
della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale,
all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza
Dio.
Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa
Chiesa?
A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in
quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo
soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua
Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante
parole vuote!
Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro
che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!
Quanta superbia, quanta autosufficienza!
Quanto poco rispettiamo il
sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci
dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei
discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il
più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore.
Non ci
rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie,
eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8, 25).
Signore, spesso la tua
Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da
tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano.
La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi
stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre
grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche
all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo.
Con la nostra caduta ti
trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a
rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta
della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei
rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua
Chiesa. Salva e santifica tutti noi.
(Card. Joseph Ratzinger
Via Crucis al Colosseo, Venerdì Santo 2005, IX Stazione)
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