sabato 15 dicembre 2007

Un battesimo....oltreoceano

Valentina è nata il 6 marzo 2007, il giorno più bello della nostra vita!! Io e Guillermo, mio marito, ci siamo conosciuti lavorando nello stesso ospedale e dopo due anni abbiamo deciso di sposarci. Guillerno era arrivato a Milano dall'Argentina nel 2000. Mio marito è argentino con nazionalità italiana, il suo trisavolo infatti, italiano, nel 1867 s'imbarcò al porto di Genova con destinazione Buenos Aires. Destino ha voluto che il suo pronipote, mio marito appunto, ritornasse al punto di partenza!. Il matrimonio è stato celebrato qui in Italia nella chiesetta di San Rocco nel piccolo paese sulle rive del Ticino dove io e la mia famiglia da sempre trascorriamo le vacanze estive e non solo. I genitori di Guilleremo e le sue tre sorelle Sylvina, Viviana e Patricia sono venute per l'occasione dall'Argentina. La festa è stata bellissima. Due mesi dopo esserci sposati siamo partiti entrambi per l'Argentina dove abbiamo vissuto per sei mesi dal momento che Guillermo era stato chiamato per organizzare un nuovo reparto di senologia nella sua città. Nell'ottobre 2006, incinta di quattro mesi, siamo rientrati in Italia dove adesso viviamo e lavoriamo. La nascita di Valentina è stata un gioia immensa.

Abbiamo deciso di battezzare Valentina in Argentina, nella città di mio marito, Goya (nella regione di corrientes nel nord-est dell'Argentina) precisamente nella cattedrale di Nuestra Senora del Rosario dove Guillermo era stato battezzato da bambino. Ci è sembrato naturale fare questa scelta dal momento che Valentina è, come oggi tanti bambini, Una bimba  "internazionale". E' bello pensare che per lei l'Italia ed Argentina rappresenteranno ugualmente casa, con persone che l'amano al di qua e al di là dell'oceano. Battezzando Valentina in Argentina inoltre tutta la famiglia di Guillermo e per famiglia intendo anche nonni, zii, cugini, nipoti, ecc. avrebbe potuto partecipare anche alla nostra felicità così come un anno prima, qui in Italia, con tutta la mia famiglia in senso ampio (zii, cugini...) aveva partecipato alla gioia del nostro matrimonio. Ci siamo quindi rivolti a don Giorgio per chiedere il nulla osta per il battesimo, infatti Valentina appartenendo alla parrocchia di San Pio V avrebbe dovuto essere battezzata qui. Don Giorgio ci ha ricordato che Valentina, battezzandosi al di là dell'oceano, per Cresima e Matrimonio avrebbe dovuto recarsi in Argentina per avere il certificato di battesimo necessario. Questo particolare non ci ha preoccupato dal momento che vogliamo che Valentina cresca con un pari amore per Italia e Argentina dove vivono nonni e zie! La nostra bimba speriamo viaggerà tra i due continenti come se fosse la cosa più naturale del mondo! Abbiamo seguito il corso di preparazione al battesimo qui in Italia presso la parrocchia di San Pio V. Il corso è consistito in tre incontri  con una coppia della parrocchia preparata a discutere con noi del valore e del significato di battezzare il proprio figlio. Io ero piuttosto diffidente nei confronti di questi  incontri, essendo molto riservata e non risultandomi mai molto facile esternare i miei sentimenti e le mie emozioni, a maggior ragioen con persone estranee. Ora devo ricredermi. E' stata un'esperienza profonda, non banale che ci ha arricchito. Le letture e i commenti fatti insieme a Rita e Piero mi sono rimaste ancora nel cuore e nella mente. Lo stesso è accaduto a mio marito. Sicuramente il merito va a queste due persone che con discrezione e mi è parso con affetto, hanno condotto gli incontri e le varie riflessioni prendendo spunti dalla nostra e dalla loro vita con assoluta delicatezza ma contemporaneamente con viva partecipazione ed in interesse verso il dono che Valentina stava per ricevere. Arrivati in Argentina tutto si è svolto molto semplicemente e con gioia. La sera precedente al battesimo con il padrino e la madrina di Valentina,rispettivamente lo zio Francesco (mio fratello) e la "tia" Viviana (sorella di mio marito) abbiamo partecipato ad una riunione di preparazione tenutasi presso la Cattedrale stessa. Erano presenti anche i padrini e le madrine degli altri cinque bambini che il giorno successivo avrebbero ricevuto il Battesimo con Valentina. La cerimonia si è svolta sabato 30 giugno alle ore 9.00 presso la cattedrale di Nuestra Senora del Rosario a Goya, Argentina. Si è svolto tutto in modo molto simile a quanto accade in Italia. Il parroco chiamava ogni singolo bambiono al fonte battesimale, la mamma con in bracco il bimbo, accompagnata da papà, padrino e madrina porgeva il piccolo, infine padrino e madrina si recavano ad accendere la candela battesimale presso la fonte. Numerosi amici e parenti hanno partecipato con la loro presenza in chiesa a questo momento così importante nella vita di Valentina. Di quel giorno ricordo tutto e soprattutto ricordo di aver provato una grande gioia e molta commozione per la nostra bambina che mi è sembrato stesse dando,in quel momento, veramente il via alla sua vita.
Guillermo e Paola

martedì 11 dicembre 2007

FAI PARLARE LA PAROLA

"La Liturgia della parola è il tempo in cui Dio ci parla,
 comunicandoci la sua buona novella e
in cui noi gli diamo la nostra risposta di fede.
Troppo spesso invece riduciamo questo scambio
 ad una pura e semplice lettura di testi oscuri e lontani.
 Bisogna dunque distinguere e nello stesso tempo
 collegare fra loro Scrittura e Parola"
(Claude Duchesneau)

A chi non è capitato, entrando in qualche chiesa per partecipare all'Eucarestia, di non sentirsi minimamente sfiorato dal messaggio biblico che veniva proclamato? Una Parola che non riesce a far presa su chi è assillato dai problemi dell'esistenza quotidiana è destinata a non lasciare alcun segno. E' come se non fosse mai stata proclamata. Per questo non è in condizione di mordere sulla vita. La scarsa incidenza di tante celebrazioni della Parola di Dio può dipendenre dal fatto che la sua proclamazione avviene in un contesto liturgico per lo più insignificante: l'assemblea sembra spenta e distratta, la gente che va e viene in continuazione finisce per distrarre i presenti. Inoltre il delicato servizio di proclamare la Parola di Dio nelle nostre assemblee liturgiche spesso è affidato all'ultimo momento a persone magari di buona volonta, ma prive di ogni preparazione biblica e tecnica, che dunque non riescono a farsi capire bene. Il problema della proclamazione della Parola di Dio va affrontato in tutta la complessità dei suoi aspetti. Non ci si può limitare ad invitare all'ambone questo o quello. Non basta nemmeno che ci siano persone disponibili a prestare il servizio. L'esercizio di un ministero liturgico non va mai considerato come un dettaglio. E' una componente importante ed essenziale di una celebrazione che ha come protagonisti Dio e l'uomo, Costituisce elemento quanto mai significativo della identità ecclesiale dell'assemblea. La Parola di Dio non è proclamata solo per rievocare gli eventi biblici del passato, ne la sua funzione può essere limitata all'insegnamento morale. La proclamazione della Parola di Dio pone in risalto l'attualizzazione del progetto salvifico di Dio nell'oggi della storia e nella concretezza della situazione socio-culturale dell'assemblea. E' la Parola che si fa evento. Il Lettore, quindi, svolge una funzione ministeriale quanto mai importante, e ciò dovrebbe scoraggiare chiunque dall'affidare un simile compito tenendo presente solo la disponibilità delle persone. Se è vero che si tratta di un ministero delicato, bisogna anche preparare le persone a svolgerlo, tenendo presente gli obiettivi che devono essere raggiunti dalla proclamazione della Parola di Dio e le condizioni spirituali e teniche che un simile ministero comporta.
don Giovanni

lunedì 15 ottobre 2007

CENTRO CULTURALE ARBOR - IL PERCHE' DI UN'IMMAGINE

                                           
Come l'albero piantato lungo
corsi d'acqua,che darà frutto
a suo tempo,
le sue foglie non cadranno mai,,. " (Salmo 1)
 È dal salmo 1 che è tratto il logo del centro culturale Arbor, il salmo delle due vie, il salmo delle decisioni e della speranza. È un salmo impegnativo, carico di una forza propulsiva che spinge ad impegnarsi per il bene e a sceglierlo come vera ed unica strada. Un salmo scomodo forse, che non fa per gli indecisi e che mira ad ammonire chi non sceglie di porre le proprie radici nel bene. L'immagine dell'albero che non muore e che si rinvigorisce lungo le sponde di un fiume è l'immagine più riuscita della vita di un cristiano che fa sul serio e che non perde mai la linfa della speranza. Ma può essere anche un valido simbolo e un buon punto di partenza per un gruppo che miri a promuovere con serietà e coraggio la cultura e la comunicazione. È l'albero, con le sue numerose radici e gli altrettanto numerosi rami che ci ricorda la bellezza di un cammino cristiano, fatto di diverse componenti, di diverse origini, di differenti modi di pensare, che si unisce in un unico tronco, per poi mostrarsi in tutta la sua maestosità nelle sue foglie colorate e nei suoi rami numerosi e robusti. La comunicazione e la cultura hanno bisogno di radici profonde, che cercano linfa vitale nell'acqua viva" del Vangelo e nella figura esemplare di Gesù e dei santi. Le radici devono essere necessariamente forti e robuste, in modo da non sopperire di fronte al dubbio, ad una comunicazione deviata e deviante, ad attacchi continui e costanti, che mirano non tanto a distruggere il tronco, quanto a staccare le radici. È necessario che siano profonde, mai in superficie e costantemente rivitalizzate e rinnovate dalla linfa della Parola. Il nostro cammino di uomini e donne che si impegnano nella cultura e nella comunicazione dovrà essere proprio così. Schietto, moderno, costantemente rinnovato ed autocritico ma soprattutto radicato nei valori della fede e della profondità spirituale. In questo il Centro culturale accetta la sfida. L'immagine che abbiamo scelto dovrà fornirci costanti spinte verso una comunicazione seria e moderna. Il Centro culturale Arbor ritrova nell'immagine biblica dell'albero che affonda le radici lungo corsi d'acqua, l'invito ad una specifica responsabilità: quella di offrire alla Comunità possibilità concrete, spiragli credibili di profondità.Non soltanto un nutrimento indirizzato ai singoli, ma una proposta diretta alle persone. Difatti il Vangelo non è rivolto semplicemente all'individuo, ma alla cultura che plasma la crescita e il divenire spirituale del singolo. L'albero è un compagno silenzioso, umile, protagonista non citato, presente con discrezione nelle nostre passeggiate, nel nostro stesso cercare ossìgeno, aria e libertà. Si staglia nella sua antica maestosità, poggiando le sue ferme radici nella profondità, radici che sanno nutrire tutto il resto..
Don Giovanni

mercoledì 10 ottobre 2007

Gruppo Corale San Pio V


Alla Messa festiva delle ore 11.00 partecipano sempre i cantori del Coro San Pio V con canti polifonici in presenza di solennità o all’unisono nelle domeniche normali. Ciò costituisce n momento proficuo di collaborazione fra coro e assemblea insieme alla scelta di canti aderenti ai vari momenti liturgici. Il gruppo si costituisce nel gennaio 1958, voluto dall’allora parroco don Antonio Raminelli e formato e diretto dal maestro Giovanni Moraschi, insegnante presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Milano. Segretario coordinatore venne nominato Ortensio Paganini che tiene l’incarico per moltissimi anni ed è tutt’ora vivente.
I risultati dell’iniziativa sono incoraggianti non solo sotto il profilo musicale: nell’ambito del gruppo nascono amicizie sincere e durature e, pur nell’avvicendarsi delle tante perdite e l’introduzione di nuovi elementi, questo “sodalizio” dura ancora, tanto che alcuni di essi valutano anche più di quarant’anni di presenza interrotta. Tra questi, il maestro Beppe Moraschi, il quale sostituisce il padre Giovanni che lascia la guida del Coro nel 1978 per motivi di salute. Da quasi trent’anni egli dirige il gruppo con grande competenza e dedizione; ne arricchisce il repertorio con brani da lui composti o dei quali esegue gli arrangiamenti egli adattamenti a più voci. Inizia l’attività in parrocchia come organista e aiuto del padre e quando gli subentra nella direzione si avvale della collaborazione di organisti quali Maurizio Zanini e Graziella Vitali che ora ne è l’indispensabili maestro collaboratore. In questo momento della sua lunga storia, il coro è carente soprattutto nel settore “tenori” e si fa appello a chi avesse attitudine e amore per il canto perché entri a farne parte.
I contatti si possono prendere in segreteria parrocchiale oppure rivolgersi a Graziella Vitali in chiesa dopo la Messa festiva delle ore 11.00. Il gruppo si riunisce per le prove una volta alla settimana, il giovedì sera alle 21.00 nei locali della parrocchia o in chiesa. Per tanti anni le riunioni per le prove sono stati incontri attesi, pervasi dall’allegria e dalla gioia di ritrovarsi a cantare insieme, e, sempre, gli avvenimenti lieti o tristi della vita di ciascuno condivisi da tutti. Ora “gli anni e gli affanni” e gli impegni di ognuno, alcune volte, rendono le prove più “faticose”, ma con l’aiuto di Dio, l’apporto di nuovi elementi che vorranno unirsi a noi e il sempre rinnovato impegno di ciascuno ci auguriamo di poter continuare ad accompagnare col canto le funzioni liturgiche.


Per contattarci: buonenotizienews@gmail.com

Giornata Missionaria Mondiale 2007


lunedì 1 ottobre 2007

IL GRUPPO QUADRIFOGLIO


Il Gruppo Quadrifoglio ha oramai festeggiato i suoi 25 anni di attività.
Infatti era il 1981 quando don Diego Banti, con la particolare sensibilità che lo caratterizzava, propose di dare l’ avvio a un gruppo di persone che avesse una particolare attenzione verso il mondo dell’handicap e che fosse anche il segno dell’amore del Signore verso tutti. Nacque così il Gruppo Quadrifoglio, occasione d’ incontro, di svago e di formazione per le persone diversamente abili e di sostegno per le famiglie.
In questi anni tante cose sono cambiate: volontari, ragazzi, sacerdoti….. anche le attività si sono diversificate dando vita a momenti settimanali dedicati al lavoro manuale e a incontri domenicali.
All’inizio i ragazzi erano pochi, pochi i volontari e poche le attività. Ma col passare del tempo i ragazzi si sono moltiplicati, le attività si sono diversificate ed anche i volontari hanno raggiunto un buon numero.
Il gruppo settimanale è composto da 11 ragazzi:

Angelo, Pierangela, Patrizia, Davide, Daniela, Chiara, Ornella, Umberto, Federico, Simonetta, Claudio

Ma altri stanno per aggiungersi.
Angelo è il pilastro del Quadrifoglio, avendo “frequentato” fin dall’inizio.
Attualmente i volontari sono dieci e si alternano nelle diverse giornate seguendo i ragazzi nelle attività per le quali sono meglio portati. Si è iniziato con la dattilografia, poi la pittura su stoffa, il disegno, i giochi, e la composizione di brevi testi scritti dai ragazzi che, due volte all’anno, vengono pubblicati sul giornalino del Quadrifoglio. La catechesi ha un ruolo di primo piano; si è affrontato anche il teatro, il mimo, il cartonaggio e la ceramica. Ora che l’oratorio non è agibile, gli incontri sono ridotti a tre pomeriggi la settimana: il lunedì, mercoledì e giovedì dalle 15.30 alle 18.00, ma appena avremo la sede nuova, destinata solo a noi, nel cuore dell’oratorio, riprenderemo a trovarci anche il martedì. Il gruppo si autofinanzia in tutto. Pensa al materiale, alle merende, alle pizzate fuori sede due volte all’anno, ai regali dei compleanni, di Natale, Pasqua e alle rare gite. Purtroppo gli incassi delle mostre che vengono allestite a Natale, Pasqua e fine anno, non bastano.
Abbiamo il grande problema di andare a prendere e riportare a casa le persone che non possono venire da sole, alcune delle quali sono piuttosto anziane. Ci servirebbe un pulmino con disponibilità di un’autista per poter fare qualche gita in più, perché i ragazzi ci tengono veramente tanto!
Un’altra forte necessità è la partecipazione di qualche volontario giovane.
                  ………….e la domenica ???......
Accanto all’attività settimanale del gruppo, esiste un piccolo numero di volontari, che organizza un’attività di tipo ricreativo per alcuni dei ragazzi che frequentano durante la settimana e altri che normalmente frequentano associazioni, scuole o corsi all’esterno. Sono presenti alle uscite cinque volontari e circa dieci ragazzi/e diversamente abili; le uscite possono comprendere visite a musei e mostre, la partecipazione a spettacoli teatrali e concerti e qualche volta “pizzata” in occasione delle festività natalizie e pasquali.
A giugno poi, riusciamo ad organizzare una bella gita fuori porta, con il treno o il pullman.
Il fine del gruppo è duplice: da una parte creare per questi amici occasioni di svago, durante le quali stare in compagnia e uscire dal contesto familiare e istituzionale, dall’altra dare la possibilità ai loro familiari di avere un piccolo spazio per loro stessi. La “buona notizia” è che questa parte del gruppo ancora riesce ad incontrarsi, anche se solo una volta al mese. La difficoltà ad incontrarsi più volte sta proprio nell’esiguo numero di volontari, che non permette di poter avere una turnazione o una copertura in caso di assenze e anche di poter fare qualcosa di più impegnativo per variare le attività da proporre ai nostri amici del gruppo.
Sicuramente partecipare al gruppo Quadrifoglio è un’esperienza divertente, ma specialmente permette di scoprire come, andando incontro a persone che hanno bisogno di te, puoi ricevere in cambio molto di più!!
In questi anni anche la società è cambiata e così, se prima si diceva “handicap”, poi “disabili”, ora si dice “diversamente abili”, per sottolineare una particolarità che, per chi vive questo gruppo è sempre stata chiara.
E’ quella della logica della parabola dei talenti. I talenti, le diverse abilità, il Signore le ha donate a tutti, bisogna solo scoprirle e farle fruttare. Il gruppo Quadrifoglio vuole essere il posto dove i diversi talenti di tutti vengono alla luce e danno frutti. Molti hanno potuto vedere i lavori fatti in questi anni e ci hanno incontrato in varie occasioni. Noi volontari ringraziamo il Signore perché ci viene donata l’opportunità di fare un’esperienza viva d’amore e d’amicizia. I ragazzi con la loro gioia, spontaneità, voglia d’imparare e lavorare ci educano al Suo amore.
E di tutto ciò siamo grati al Signore.
       I ragazzi, le ragazze ed i volontari del Quadrifoglio

venerdì 15 giugno 2007

“La Pineta” dalle origini…..ad oggi



Quando il Cardinale Colombo istituì la “terza età” come gruppi funzionanti nelle parrocchie, San Pio V vi aderì sin dall’inizio.
La prima responsabile fu la signorina Maria Beltrami che, a causa dell’età, cedette poi la guida del gruppo alla signora Paola Mariani.
Assistente fu fin dall’inizio don Diego che offrì una costante collaborazione spirituale e spesso anche organizzativa.
Poco dopo l’ingresso in parrocchia di don Luigi Manganini, Don Diego si ammalò e la signora Paola dovette rinunciare all’impegno per motivi familiari.
La guida spirituale del gruppo venne affidata, dal parroco, al nuovo sacerdote don Gianni e Zeila divenne la nuova responsabile (era l’anno 1987).




La parola “terza età” che per alcuni non suonava tanto bene fu sostituita da “gruppo pensionati e casalinghe” e battezzato “La Pineta” (uguale a sempre verde).
Tra i primi collaboratori ricordiamo Flaminio Castoldi addetto alle proiezioni, Eugenia Cani, tuttora frequentante, incaricata della biblioteca e la giovanissima Giusy Ottolini indirizzata da don Diego.
Gli incontri si tenevano il martedì, a carattere ricreativo e il venerdì a carattere formativo.
Purtroppo le attività risentivano dello spazio limitato e molto disturbato al primo piano di via Lattanzio 58.
Successivamente abbiamo avuto una sede quasi nostra al 58/b.
Riteniamo doveroso ricordare il contributo dell’Ing.Gallo, tuttora sulla breccia nonostante la veneranda età, con la proiezione di diapositive di storia dell’arte che vedeva una larga partecipazione di pubblico.
Per gli incontri numerosi potevamo disporre del teatro o del salone del 58.
Ricordiamo l’intervento del notaio Giuseppe Fossati che riscosse largo consenso e molti fedeli, per diversi, anni, si rivolsero a lui per casi testamentari particolari e di coscienza.
Periodicamente si tenevano festicciole nel salone del 58 (carnevale, castagnata, spettacoli dialettali e mini concerti di canto..)
A Natale il pranzo nell’attuale “sala rossa” che ci costava tanta fatica ma ci dava altrettanta soddisfazione.
Un paio di volte all’anno si effettuavano gite di una giornata e, più spesso, uscite di mezza giornata.
Un’iniziativa che riscosse molto favore è stata quella del pranzo del sabato per la persone sole di ogni ceto desiderose di pranzare una volta tanto in compagnia. Si prestava alla preparazione dei pranzi l’Ing. Vaiti, coadiuvato da un gruppetto di uomini, tutti volontari.
“Correva l’anno 1992”…..quando Zeila passava il timone a Maria Rosaria che si è ritrovata quasi improvvisamente a gestire un gruppo piuttosto impegnativo e, ovviamente anche a causa della “diversità di talenti”, qualcosa è un po’ cambiato e si è cercato di privilegiare la parte intrattenimento rispetto alla parte formativa pur conservando quelle che sono le colonne dei nostri incontri:
. la catechesi tenuta per tanti anni dal diacono Egisto e lasciata da lui stesso in eredità al diacono Francesco;
. le gite-pellegrinaggi: siamo riusciti nel corso degli anni a visitare quasi tutti i santuari di Lombardia, Piemonte, Liguria, parte del Veneto e dell’Emilia, unendo quasi sempre l’aspetto religioso. alla visita di luoghi di particolare interesse naturalistico, artistico e .…culinario.
Siamo orgogliosi anche delle tante cose che riusciamo a fare:
• la scelta di alcuni programmi proposti dall’AGER su musica, benessere della persona,divertenti letture riguardanti la “vecchia Milano”, presentazione di opere liriche e di romanzi famosi;
Tutti i mesi festeggiamo i compleanni con l’intervento dell’amico Piergiorgio che vivacizza l’atmosfera con la sua musica;
• abbiamo naturalmente conservato la tradizione del Pranzo di Natale e di qualche uscita in pizzeria.
Quest’ anno inoltre la “vacanza invernale” ha compiuto 13 anni!!
E’ stata una “escalation” bellissima: partendo dalla prima volta che, con un gruppetto sparuto di 23 persone, siamo andati all’isola di Maiorca e abbiamo scoperto che è una cosa piacevolissima lasciare a Milano l’inverno e ritrovarsi per due settimane in maglietta di cotone a godere di uno splendido sole.
Ora siamo arrivati a circa 70 partecipanti del Marocco e di Sharm in Egitto.
L’ultima meta è stata quest’anno nella splendida isola di Malta.
Con il trascorrere degli anni qualche animatrice ci ha lasciato:
• Giusy Ottolini per motivi di lavoro;
• Le sorelle Piera e Rosanna Gavioli perché chiamata dal Signore una e per una grave malattia l’altra;
• Recentemente Fernanda Gini è mancata improvvisamente.
Ognuna di loro aveva particolari doti che ne facevano delle animatrici perfette per ogni occasione.
Ora il “piacevole peso” della conduzione delle varie attività è portato da Angela, Marcella e Maria Rosaria, coadiuvate da Bianca.
Concludendo: sono passati vent’anni dalla nascita della Pineta, abbiamo fatto insieme tante cose belle e piacevoli che ci hanno fatto sentire veramente una piccola comunità a disposizione di chiunque desideri unirsi a noi per non sentirsi solo, per scambiare opinioni su quanto succede nel mondo, per poter dire a un’amica: ho bisogno di un consiglio, puoi aiutarmi? o più semplicemente perché è bella la consuetudine di ritrovarsi il martedì e il venerdì a “fare due chiacchiere” nella nostra accogliente sede.
Abbiamo conosciuto tante amiche e tanti amici che non sono più con noi.
Li ricordiamo e li ringraziamo tutti perché è stato bello condividere con loro le gioie e le tristezze di tanti anni di amicizia.
Chiudiamo la “storia della Pineta” con un caloroso grazie a Don Giorgio per averci concesso una bella sede che occupiamo ormai da qualche anno e dove veramente si sentiamo a casa nostra.
Maria Rosaria e tutte le amiche della Pineta



La Pineta - Le Origini "1989"

È nato il gruppo pensionati e casalinghe "La Pineta"
Tra le tante categorie di persone che popolano la Parrocchia ve ne sono due particolarmente numerose: quella dei pensionati e quella delle casalinghe.
Il nostro Parroco, sensibile ai problemi di tutti i suoi parrocchiani, in questo momento desidera rivolgersi in modo particolare ad esse perché coloro chi vi appartengono trovino nella Parrocchia ampi spazi di inserimento e una valida risposta alle loro esigenze per quanto riguarda sia il ricevere che il dare.
E così recentemente sorto il gruppo pensionati e casalinghe
"LA PINETA"
Le iniziative fin qui proposte, tenendo conto anche delle richieste di coloro che per primi hanno risposto, hanno visto una buona partecipazione.
Si è trattato di momenti formativi e di preghiera, di spettacoli teatrali e cinematografici, di pomeriggi trascorsi insieme in serena allegria. Qualcuno si è reso disponibile per visitare persone sole o in difficoltà. È di prossima attuazione un viaggio - pellegrinaggio ad Assisi e dintorni.
Consapevoli della varietà delle richieste, è nel nostro intendimento arrivare a realizzare filoni eterogenei di iniziative entro i quali ognuno possa trovare la collocazione auspicata e sentirsi a proprio agio.
Proponiamo per il futuro, oltre alle attività già menzionate, visite istruttive, incontri di aggiornamento su problemi di attualità generici e specifici, gite brevi, giornate di riflessione e di preghiera, l'aggiornamento e la rimessa in funzione della biblioteca parrocchiale integrata da una sala di lettura...
Proprio in relazione ai fini che ci proponiamo avvertiamo la necessità di una fattiva collaborazione degli interessati sia con l'esprimere il loro parere sulle iniziative in atto sia con il suggerirne di nuove.
Con molta cordialità,
                                     gli animatori
Responsabile: Zeila Cristofani

venerdì 1 giugno 2007

San Pio V a Roma


La nostra Parrocchia in collaborazione con il Centro Culturale, ha organizzato un viaggio a Roma dal 1° al 5 maggio 2007.
Il viaggio è stato così emozionante che vorrei trasmettere a tutti coloro che ci leggono le nostre sensazioni.
Siamo partiti il 1° maggio per Arezzo, il pullman era pieno, c’erano con noi il parroco don Giorgio e don Giovanni. Tra una sosta e l’altra siamo giunti a Roma ospiti delle Suore Carmelitane.
Il giorno dopo era il più atteso:essere presenti in Vaticano in occasione dell’udienza con il Santo Padre.
Sotto una pioggia scrosciante, tutti inzuppati abbiamo trovato riparo sotto i portici. Alcuni più previdenti avevano gli ombrelli e sono riusciti ad avvicinarsi al palco del Papa e quando, nei saluti è stato menzionato il nome della nostra parrocchia abbiamo esultato a piena voce e sventolato la nostra bandiera. Di certo il Papa ha notato la nostra presenza. A mezzogiorno durante la benedizione solenne di Papa Benedetto XVI abbiamo ricordato tutti i nostri amici che sono in una situazione di sofferenza.
Un’esperienza indimenticabile.Abbiamo quindi salutato don Giorgio che tornava a Milano. Nel pomeriggio abbiamo visitato i Musei Vaticani. I capolavori esposti sono numerosi e affascinante è la Cappella Sistina con i meravigliosi affreschi di Michelangelo. Il giorno dopo, giovedì, abbiamo visitato un’altra meraviglia: Villa Borghese. Una raccolta immensa di dipinti e sculture di una bellezza incredibile. Nel pomeriggio passeggiata per conoscere le bellezze di Roma: Trinità dei Monti, piazza di Spagna, Fontana di Trevi, il Pantheon, piazza Navona. La sera tutti a cena in un caratteristico locale di Trastevere.
Venerdì è stata una giornata SPECIALE; grazie a don Enea abbiamo potuto spostare al mattino la visita a S. Pietro e abbiamo saputo che la Messa poteva essere celebrata proprio in S. Pietro da don Giovanni. E’ stata un’esperienza indimenticabile! Don Giovanni ha celebrato emozionatissimo, Mariuccia e io, pure, in quanto ci siamo alternate nelle letture. Le persone del gruppo erano molto commosse ognuna per motivi personali. Un’altra emozione è stata la visita alle tombe dei Papi, in particolare davanti alla tomba di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. Nel pomeriggio il sole splendeva e abbiamo potuto fare l’escursione all’aperto prevista per il mattino: l’Ara Coeli, i Fori Imperiali, il Colosseo. Alla sera un giro in pullman per vedere Roma “by night”.
L’ultimo giorno abbiamo visitato Villa Torlonia e al suo bellissimo parco. Dopo il pranzo siamo partiti per Milano. E’ stato un viaggio bellissimo che ci ha arricchito notevolmente.
Ringrazio : i miei 52 compagni di viaggio, per la loro puntualità, per avermi sempre seguita in ogni mio cambiamento di programma senza lamentarsi mai, Don Giovanni che mi ha sempre appoggiata e don Enea che ci ha permesso di ammirare cose stupende e vivere in S. Pietro un’esperienza indimenticabile, Sergio per aver filmato, con la sua cinepresa, i momenti più significativi, Gianluca, il nostro autista, per la sua professionalità e disponibilità, un affettuoso saluto a Don Giorgio che per impegni parrocchiali ha dovuto rientrare in anticipo.
Una preghiera di ringraziamento all’Onnipotente per la Sua continua e affettuosa protezione.
Loredana










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domenica 22 aprile 2007

Dal Consiglio Pastorale a tutta la Comunità

Martedì scorso – 17 aprile – c’è stata la sessione del Consiglio Pastorale, con tre argomenti all’ordine del giorno:

. la comunicazione che le attività del Centro Culturale e la Scuola del Teatro Oscar, diventeranno parte ufficiale della Parrocchia e non più facenti parte di un’associazione autonoma. E’ stata l’occasione per conoscere più da vicino i vari settori:cineforum, pellegrinaggi e visite culturali – incontri, conferenze, dibattiti e la scuola di danza che vede iscritte più di 270 bimbe e ragazze, le cui attività sono collegate con il progetto educativo dell’Oratorio.
.la preparazione di un momento di ascolto delle persone, in particolare delle famiglie, che vivono sul territorio della Parrocchia per conoscerne i problemi e in particolare le difficoltà di vivere la dimensione della fede in famiglia. Questo momento di ascolto sarà sabato 9 giugno e da domenica 29 aprile i fedeli troveranno in Chiesa una lettera che il Parroco, a nome del Consiglio Pastorale, scrive loro con la preghiera di farla pervenire anche agli amici e ai vicini.
.il “Family day” che si terrà a Roma sabato 12 maggio come occasione di esprimere una visione positiva della famiglia in questi tempi in cui vengono messi in discussione gli stessi fondamenti dell’istituto famigliare. Il Consiglio Pastorale vede con favore l’invito ai fedeli a partecipare all’incontro romano. Si cercherà attraverso il Centro Culturale – di offrire ai fedeli la possibilità di partecipare in pullman: al momento in cui si scrive questo articolo non si conoscono ancora le condizioni di partecipazione – ci si augura di avere tutti i dati entro domenica 22 aprile per poterli comunicare ai fedeli.
A tutti i consiglieri è stato consegnato il testo del disegno di legge chiamato “Dico”. Il testo verrà anche offerto ai fedeli perché lo possano leggere personalmente.
Mercoledì 9 maggio alle ore 21 sarà tra noi il magistrato dr. Giuseppe Anzani che ci spiegherà i contenuti di questo disegno di legge governativo.

giovedì 5 aprile 2007

RICORDANDO QUEI GIORNI E QUEGLI ANNI CHE SFUGGONO AL TEMPO …

Posso dire che le più profonde e vere impressioni della nostra storia comunitaria di Piccolo Gruppo di Cristo, anche se in modo parziale e approssimato, le ricordo collegate alla persona del nostro Fondatore, Ireos Della Savia, in quei primi anni cinquanta, in cui ancora non si conosceva la vicenda che si sarebbe sviluppata negli anni successivi.
Noi, che allora formavamo la gioventù di Azione Cattolica della parrocchia di S.Pio V, avvertivamo le difficoltà di quel tempo storico, che stava vivendo la Chiesa e vivevamo il disagio di una inadeguatezza delle modalità tradizionali di ciò che per noi era “la collaborazione dei laici all’apostolato gerarchico della Chiesa”, così era definita l’Azione Cattolica.
La nostra struttura diocesana era certamente vivace e dinamica, ma era presente in modo significativo la sensazione dell’urgenza di vie nuove e orizzonti nuovi, pur senza sapere cosa fare.
Possiamo anche dire che nessuno era in grado di intuire, neanche lontanamente, l’imprevedibile evento del Concilio Vaticano II, che sarebbe stato convocato non molti anni dopo. Ricordo benissimo i dibattiti appassionati su che cosa di nuovo fare per i giovani in oratorio e come avremmo potuto strutturare quelle novità, che allora erano individuate in ciò che definivamo i “Circoli giovanili”.Avevamo nel mondo cattolico personaggi come Lazzati, il Card. Lercaro a Bologna ed a Milano, dal 1955, il vescovo Mons. Montini; essi erano gli autorevoli riferimenti di una comunità ecclesiale in attesa di annunci nuovi.
In diocesi si diffondeva la conoscenza delle opere di J.Maritain e tuttavia si viveva il disagio di una Chiesa che stava perdendo la capacità di continuare quel tipo di presenza, che l’aveva contraddistinta negli anni precedenti.
I pastori dell’ambito parrocchiale rappresentavano l’allora ancora forte presenza della chiesa fra il popolo, mentre fra i laici l’unica realtà era rappresentata dall’Azione Cattolica con la nuova iniziativa di Gioventù studentesca (G.S. di don Giussani) che alcuni studenti cominciavano a far conoscere nelle parrocchie.
È assolutamente necessario conoscere questo contesto per capire lo stato d’animo di coloro che erano più impegnati in parrocchia e che già avevano le prime significative esperienze di inserimento nell’ambito più vasto della società civile per l’inizio dell’attività lavorativa, di studio in Università o anche perché qualcuno assumeva impegni in politica.
Ci trovavamo a confrontarci con un mondo che cambiava, con una Chiesa che aveva difficoltà a rendersene conto e col maturare, in noi giovani, della sensazione di una identità, sempre creduta solida ed affidabile, che si stava dissolvendo anche a fronte di nuove esperienze che prendevano piede (ad es. la già citata Gioventù studentesca).
Fortunatamente il nostro gruppo di Azione Cattolica, in S.PioV, aveva vissuto una forte tradizione di maturazione spirituale e di crescita nell’apostolato giovanile parrocchiale ed il disagio sopra descritto stimolava un crescente bisogno di prospettive, che si disegnavano sempre più radicali per quella porzione di Chiesa che conoscevamo.
È importante sottolineare che la nostra formazione culturale ed il nostro modo di sentire e di giudicare erano assolutamente pre-conciliari, mentre era significativa la realtà di giovani coscienze, che già sperimentavano la relazione cercata con il Signore Gesù per dare senso e prospettiva alla propria vita.
Il Piccolo Gruppo è nato in quegli anni ed in quella storia attraverso lo strumento di un fondatore, che nulla aveva a che fare con la nostra parrocchia, che ci era estraneo, che era apparso in modo casuale ai più e successivamente era stato introdotto fra noi dalla relazione con l’assistente don Eligio Verga.
Noi eravamo orgogliosi delle nostre identità e delle nostre strutture parrocchiali ed i “nuovi” dovevano essere in qualche modo codificati ed accettati fra noi certamente non senza una certa fatica.
Ho ben presente la prima immagine che ricordo di Ireos, ben precisa nel tipo di vestito, nei colori, nel luogo e nei tratti.
Io mi trovavo in oratorio vicino all’edicola della Madonnina e lui era solo e fermo, in piedi nella zona laterale del nostro polveroso campo di calcio, mentre io scambiavo, con un amico presente, le mie impressioni su questa nuova presenza.
La figura di Ireos era poi divenuta una realtà naturalmente accettata in Azione Cattolica fin da quei primi anni cinquanta (anni 1951 e 1952) con una presenza fra noi giovani che era ben accolta, nonostante la radicalità della sua testimonianza in azioni e parole che suscitavano comunque interesse e stima.
Dal 1952 lo abbiamo avuto presidente della GIAC (conservo ancora la tessera da lui firmata per la prima volta come presidente) ed è negli anni successivi che penso abbia iniziato ad emergere, attorno a lui, la sensazione che non bastava essere parte di una Chiesa infallibile e forte nelle sue istituzioni, nei suoi riti, nella sua liturgia e nei suoi sacramenti, ma che era importante accogliere con maggiore profondità la presenza del Signore nella nostra vita e negli eventi che la riguardavano.
Sembra banale, ma questa sensazione era un grande orizzonte a fronte di quei gravi problemi che ho voluto sopra ricordare e trasmetteva a noi giovani il modo di dare una importanza nuova ai gesti della nostra vita (erano gli anni in cui iniziavamo a lavorare, a continuare lo studio o affrontavamo per la prima volta il problema “ragazza”).
Questi nostri atti dovevano ritrovare senso in una relazione fra ambito secolare e ambito religioso a cui non eravamo abituati, e questo lo avremmo visto confermato alcuni anni dopo nella costituzione conciliare Gaudium et Spes.
Ricordo le raccomandazioni di Ireos (era presente don Eligio), prima di una mia vacanza estiva, a non lasciare la stretta della mano del Signore per tutto il tempo di ogni mia giornata: lui diceva che il braccio del Signore è tanto lungo da poterci seguire in ogni luogo.
Cominciavamo ad avvertire un linguaggio che ci riguardava personalmente e ci provocava a ritrovare il “senso” della nostra vita ed è in tutti questi ricordi che vedo qualcosa di simile ad un “prologo” al Piccolo Gruppo di Cristo.
Fu all’inizio dell’anno 1957 che Ireos propose ad alcuni di ritrovarsi a meditare sul Vangelo di Luca e sulle lettere di San Paolo, per iniziare un’esperienza che mi apparve subito come qualcosa di nuovo e importante pur non avendo ben chiaro di cosa si trattasse.
Se ne parlò subito con alcuni che frequentavamo più assiduamente e ricordo bene il primo incontro con don Eligio, in casa sua (in quegli anni era impensabile una iniziativa di questo genere senza il sacerdote) ed anche la sensazione percepita che il nostro assistente, per altri suoi impegni, non avrebbe potuto seguirci.
Per questo fatto la cosa ha rischiato di cadere.
L’iniziativa, pur fermandosi per qualche tempo, rimase ancora “possibile” nelle intenzioni di alcuni, che tuttavia prendevano coscienza che non avremmo avuto con noi il nostro assistente religioso.
Il ritrovarci così isolati ci poneva in una situazione difficile in quegli anni preconciliari, in cui una iniziativa autonoma di laici non pareva possibile e tanto meno una presenza della chiesa nel “secolo” attraverso laici “impegnati” nelle realtà secolari.
La lettura di quella parte di evento è facilitata dalla conoscenza della storia che oggi ne abbiamo, ma devo dire che ricordo bene il disagio di quella pausa obbligata, anche se alcuni si rendevano conto che gli incontri erano una opportunità che non si poteva perdere: non ne conoscevamo il preciso motivo, ma intuivamo che così doveva essere.
Pur nella comprensibile confusione, ricordo di avere espresso ad Ireos il parere che dovevamo continuare quel cammino interrotto, a patto che fosse per sempre. Se ne parlò fra di noi, anche con alcuni che non aderirono, e, credo prima dell’estate 1957, cominciammo a ritrovarci in sei o sette, guidati da Ireos, in un locale seminterrato della chiesa di S.PioV, adiacente al salone del cinema.
Attorno a questi incontri e accomunati dalla certamente importante presenza in Azione Cattolica (Ireos ne era ancora il presidente), il Gruppo iniziava un cammino semplice nei suoi aspetti evidenti, senza il patrocinio di alcuna autorità, affinando al suo interno quel progetto di vita che si stava identificando nel “Carisma” e che, in modo naturale, si ritrovava come parte della Chiesa di Milano.
Ricordo bene che avevamo coscienza di non compiere niente di straordinario e che il nostro ritrovarci era, in quell’inizio, prevalentemente un bisogno di approfondire la nostra fede per ritrovare il dono di una maggiore fedeltà e coerenza con il Vangelo di Gesù di Nazareth.
Il “sapore” del Carisma credo sia stato avvertito progressivamente, poco a poco, sotto la guida spirituale del Fondatore (allora era l’unico “responsabile” del Gruppo) che, ricordo bene, richiamava tanto la necessità della fedeltà alla preghiera, quanto l’impegno nella scelta e nello svolgimento dei nostri adempimenti secolari.
Io mi immaginavo, in quegli anni, che stessimo facendo l’esperienza di una super-Azione Cattolica, mentre vediamo oggi che si trattava di una realtà completamente diversa che solo alla luce dei documenti del Concilio Vaticano II (conclusosi otto anni più tardi) poteva essere letta nel suo significato più essenziale.
Ho detto solo di alcuni fatti che riguardano i primissimi tempi della nostra storia, così come li ricordo con la sensibilità di oggi e quindi con l’intuizione che ben difficilmente potremo mai “sapere” tutto della presenza dell’Amore di Dio per i suoi figli ed in particolare il misterioso “tutto” di quei nostri primi anni.
Francesco Duca, uno dei primi aderenti al Piccolo Gruppo di Cristo

La comunità "Piccolo Gruppo di Cristo" compie cinquant'anni

Il l0 febbraio 1957 alcuni giovani della parrocchia di San Pio V di Milano iniziarono ad incontrarsi, in un locale dell'oratorio, con lo scopo di accogliere la salvezza ottenuta da Gesù Cristo e, contemporaneamente, di aiutare il prossimo a seguire il Signore: in questo modo ebbe origine la Comunità “Piccolo Gruppo di Cristo”.
Per celebrare il cinquantesimo di fondazione la Comunità ringrazierà il Signore
sabato 21/4 alle ore l0.00, nella chiesa parrocchiale di San Pio V, dove essa nacque, con una Santa Eucaristia presieduta da S.Ecc. Monsignor Luigi Stucchi, vescovo ausiliario del cardinale Tettamanzi
Dal 1984 la Comunità è riconosciuta dalla Chiesa di Milano come associazione privata di fedeli laici e da alcuni anni ha la sua sede a Desio, in via San Pietro, 20.
Una delle sue caratteristiche principali è la compresenza al suo interno di celibi e di sposi; ciascuno vive nella propria casa una vita “intessuta di preghiera”, cercando “la perfezione della carità nelle realtà quotidiane, mediante una più completa donazione a Dio”.
La regola del “Piccolo Gruppo di Cristo” è stabilita sui cardini di ogni forma di consacrazione: la povertà, come sorgente di vita interiore, nella solidarietà con chi è nel bisogno; la castità, come dominio sul proprio cuore e sul proprio corpo, vissuto in rapporto alla specificità del proprio stato di vita; l'obbedienza alla volontà di Dio, ricercata nel discernimento, nell'ascolto del magistero del Papa e dei Vescovi, ma anche nella cura del vissuto all'interno della società.
Il Gruppo è presente, oltre che in alcune diocesi lombarde, anche a Roma, Treviso, Padova, Venezia, Trieste e Pistoia.
Tra le iniziative già attuate per il cinquantesimo, il momento più significativo è stato il pellegrinaggio alle Basiliche Papali di Roma dal 9 all’11 febbraio. Il punto centrale è stato vissuto nella celebrazione Eucaristica in San Pietro all’altare della Cattedra: la Santa Messa è stata presieduta da S. Em. il cardinale Attilio Nicora, che da tempo segue il cammino del Gruppo.
Dopo la Santa Messa alcuni responsabili ed il fondatore sono stati ricevuti in udienza privata da S.S. Benedetto XVI, che ha incoraggiato il Gruppo a proseguire in un cammino di vita evangelica e di servizio alla Chiesa.



Il pellegrinaggio si è concluso domenica 11/2 con la celebrazione Eucaristica presieduta da S.Em. il cardinale Georges Cottier O.P. nella basilica di San Paolo fuori le mura.
                     Comunità “Piccolo Gruppo di Cristo”

Via San Pietro, 20 - 20033 Desio (MI)
Tel. 0362.621651

domenica 1 aprile 2007

Quaresima di fraternità 2007-Un ospedale nella Savana

Il mandato missionario che il Signore risorto ha affidato agli apostoli», si legge nel Sinodo (Cost. 277) «è rivolto a tutte le Chiese e quindi alla Chiesa ambrosiana.
Essa, perciò, si sente corresponsabile con tutte le Chiese nella evangelizzazione dei popoli: ne vede la gravità e l’urgenza e considera come costitutivo della sua azione pastorale il dovere di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni, in luoghi e ambiti culturali e religiosi diversi». «La Chiesa che è in Milano», si legge inoltre (Cost. 279) «ritiene che la cooperazione tra le chiese sia oggi, per lei, la forma pastorale più appropriata per rispondere al mandato missionario».
“nel tempo della Quaresima
 dobbiamo ripensare all’amore di Dio
 per noi e riversare questo amore sul prossimo”


(dal messaggio quaresimale 2007 del Santo Padre Benedetto XVI)

Come ogni anno del “tempo forte” della Quaresima, la nostra Diocesi Ambrosiana da mandato all’Ufficio della Pastorale Missionarie e alla Caritas Diocesana di promuovere una campagna di aiuti concreti verso le popolazioni in difficoltà nei vari paesi del mondo.
Le otto comunità parrocchiali del nostro decanato Romana- Vittoria hanno deciso di partecipare, con le rinunce quaresimali del fedeli, all’iniziativa:




UN OSPEDALE NELLA SAVANA

Attrezzature per il laboratorio di analisi a TSHIMBULU, Kasai occidentale, Repubblica Democratica del Congo.
IL PROGETTO: Attrezzature per il laboratorio di analisi
LUOGO: Tshimbulu, regione del Kasai Occidentale (centro sud della Rep. Dem. Congo)
DESTINATARI: Popolazione in generale
OBIETTIVI GENERALI: Allestire un laboratorio di analisi nell’ospedale costruito dalla Diocesi di Tshimbulu e dalla ong COE (Centro Orientamento Educativo) di Barzio.
CONTESTO: La Repubblica Democratica del Congo è un grande paese ricco di risorse, ma impoverito da decenni di guerra civile che ha paralizzato la vita economica e sociale.È oggi al 142esimo posto su 162 della classifica dei paesi più poveri. L’assistenza sanitaria, soprattutto nelle regioni più remote del paese, è carente. Per questo motivo nel 2000 la Diocesi di Tshimbulu ha chiesto alla ong COE di costruire un ospedale che servirà una popolazione di circa 60.000 persone. In questi anni la costruzione dell’ospedale è proseguita con lentezza per le difficoltà incontrate a causa della guerra civile. Oggi l’ospedale è pronto e sono in procinto di entrare in funzione i padiglioni adibiti ad ambulatori, la maternità con 16 posti letto, il blocco operatorio, il reparto degenza con 20 posti letto e gli uffici.
INTERVENTI: L’ospedale di Tshimbulu ha bisogno anche di un laboratorio di analisi per poter effettuare correttamente le diagnosi. Sono necessari microscopi, bilance, reagenti, frigorifero,analizzatore e altre attrezzature.
IMPORTO DEL PROGETTO: Euro 30.000
Si prega di sostenere questa importante iniziativa di amore concreto e diffonderla nei vostri gruppi.
Un grazie a tutti.
             Gruppo di animazione missionaria
Suor Katia, Sr. Emma, Egidia Perini, Giovanni Pezzaglia

LE OFFERTE SI RACCOLGONO NELLA CASSETTA DAVANTI
ALLA CROCE QUARESIMALE SULL’ALTARE

Accesso alle cure: meno di un paziente su due ha accesso a servizi di base.
Secondo il rapporto di MSF, durante il periodo di osservazione, tra il 45% e il 67% delle persone intervistate non ha avuto accesso ad alcun tipo di assistenza medica di base.
I costi per i servizi sanitari esistenti rimangono essenzialmente sulle spalle dei pazienti. Poiché la maggior parte dei congolesi sopravvive con 30 cent di dollaro al giorno, i costi dell’assistenza sanitaria di base sono ben al di sopra dello scarno budget di una famiglia tipo congolese.
Di conseguenza, le persone cercano assistenza medica quando è ormai troppo tardi.
Di fronte a questi dati è totalmente inaccettabile pensare che una popolazione così indigente possa sostenere un contributo anche simbolico per avere accesso alle cure.
“In Congo persino un ticket estremamente basso costituisce una barriera insormontabile per molte persone” – aggiunge Meinie Nicolai.I costi non rappresentano però l’unico ostacolo. L’intero sistema sanitario è stato completamente abbandonato a se stesso e non può sperare di coprire i bisogni sanitari delle popolazioni congolesi. Il personale medico locale, dimenticato quanto i pazienti di cui dovrebbe prendersi cura, è costretto a lavorare in condizioni indecenti. Inoltre a causa delle enormi distanze e della mancanza delle infrastrutture, per i pazienti è un’impresa ardua persino riuscire a raggiungere un centro di salute. Se e quando riescono ad arrivarci, spesso si trovano di fronte l’amara sorpresa di scoprire che le medicine non sono disponibili.La situazione sanitaria catastrofica per il popolo congolese continua e dovrebbe essere considerata come una questione di estrema urgenza.
PER INFORMAZIONI E DOCUMENTAZIONE
Caritas Ambrosiana – Area Internazionale
Via S. Bernardino, 4 – 20122 Milano
Tel.: 02.76037.271/324
Internazionale.ambrosiana@caritas.it
http://www.caritas.it/
Ufficio per la Pastorale Missionaria
Piazza Fontana 2 – 20122 Milano
Tel.: 02.8556.393
Mmailto:Missionario@diocesi.milano.it
www.chiesadimilano.it/missionario



Approfondimenti

Repubblica Democratica del Congo, Una situazione sanitaria catastrofica Kinshasa/Nairobi/Roma
15 Novembre 2005
Drammatici indici di mortalità, assenza di cure mediche, impossibilità di accesso per la maggior parte dei pazienti dove esistono strutture sanitarie: nonostante la pace sia stata ristabilita in gran parte della Repubblica Democratica del Congo (RDC), la situazione sanitaria per la popolazione rimane allarmante. In diverse regioni del paese gli indicatori sanitari invece di migliorare sono peggiorati. È questo il grido di allarme che Medici Senza Frontiere (MSF) lancia in occasione della pubblicazione del suo ultimo rapporto dal titolo:
"Accesso alle cure, mortalità e violenza in RDC". Nel 2001, quando la guerra infuriava in Repubblica Democratica del Congo, MSF aveva fatto appello alla comunità internazionale affinché rispondesse alla catastrofica situazione sanitaria. All’epoca MSF aveva realizzato una serie di indagini in cinque zone, attraverso quattro province della RDC, che avevano rivelato quanto fosse drammatica allora la situazione. Nel 2005 i risultati di cinque nuove inchieste, condotte in tempo di pace, mostrano chiaramente un quadro ancora più nero di quello emerso quattro anni fa. Tasso di mortalità catastrofico.I risultati delle indagini sono allarmanti: il tasso di mortalità rilevato indica una situazione di emergenza continua in quattro delle cinque zone studiate. Ancora più preoccupante è il fatto che gli indicatori per tre delle cinque zone indicano una crisi sanitaria catastrofica, anche in regioni non colpite dal conflitto e dalla violenza. "Gli elevati tassi di mortalità in RDC non sono confinati esclusivamente nelle aree in cui ilconflitto è tuttora in corso" - afferma Meinie Nicolai, Direttrice di MSF per le operazioni nei Grandi Laghi. "Miseria e povertà uccidono altrettante persone". La maggioranza delle vittime soffrono e muoiono a causa di malattie infettive come malaria, infezioni respiratorie o diarree: tutte patologie evitabili.


domenica 18 marzo 2007

Dal Consiglio Pastorale alla Comunità.......in ascolto per servire

Sabato 10 marzo, si è riunito il Consiglio Pastorale allargato ad alcuni fedeli che da tempo incontrano persone della parrocchia per i più svariati motivi (preparazione dei genitori al battesimo dei bimbi, cammino dei fidanzati verso il matrimonio, gruppi familiari, vicinanza agli anziani). Il motivo dell'incontro era quello di rispondere all'invito del nostro Arcivescovo che chiede alle comunità parrocchiali di entrare in ascolto dei vissuti della gente nei problemi concreti che incontra quotidianamente (relazioni di coppia - educazione dei figli - il lavoro - il cammino affettivo dei ragazzi e dei giovani - il matrimonio e la vita familiare nell'odierno contesto ecclesiale e sociale). Si è creato un atteggiamento d'ascolto e di accoglienza vicendevole, sono state ascoltate le esperienze di vissuto di chi entra in amicizia con tanti anziani soli (progetto Formica) , l'esperienza significativa e commovente di un ritorno alla fede e alla via ecclesiale dopo anni di lontananza. La mattina di sabato è servita come prima  esperienza di un ascolto allargato all'intera comunità.
Il Consiglio Pastorale - proprio per meglio servire la comunità - proporrà un incontro a tutti coloro che nella comunità desiderano comunicare gioie e problemi. In particolare chi, vivendo situazioni familiari non consacrate dal Sacramento del Matrimonio, rischia di sentire lontana la comunità cristiana e perfino il Signore.

venerdì 16 marzo 2007

Cos’è il commercio equo-solidale

Il commercio equo è una forma di attività commerciale, nella quale l'obiettivo primario non è la massimizzazione del profitto, bensì la lotta allo sfruttamento e alla povertà legate a cause economiche o politiche o sociali.
I due grandi obiettivi del commercio equo e solidale sono:
1) pagare ai produttori del terzo mondo il giusto prezzo per il loro lavoro, eliminando intermediari e sfruttatori, e portandoli a diretto contatto con i consumatori, attraverso cooperative, associazioni e centrali di importazione del commercio alternativo;
2) promuovere la cultura della solidarietà e della giustizia in Europa, attraverso un uso quotidiano consapevole delle risorse del pianeta.
I principi
• Acquistare i prodotti direttamente dalle cooperative di contadini, agricoltori, artigiani, tessitori ecc.
• Garantire per l'acquisto dei prodotti un prezzo adeguato deciso insieme con i medesimi produttori in base ai costi reali di produzione, includendo un margine per gli investimenti in progetti sociali autogestiti.
• Favorire l'acquisto delle materie prime attraverso il pagamento anticipato delle merci.
• Aiutare i produttori a sviluppare e migliorare le proprie tecniche di produzione nel rispetto delle tradizioni locali.
• Stipulare accordi a lungo termine.
I protagonisti
I PRODUTTORI
Artigiani e contadini dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina, ecc organizzati in associazioni o cooperative. Sono circa 1.000.000 persone in 50 diversi paesi. E’ vietata ogni forma di sfruttamento compreso l’uso di manodopera minorile.
LE CENTRALI DI IMPORTAZIONE
Sono circa 100 in tutto il mondo e curano i rapporti con i produttori, l'importazione e la diffusione dei prodotti alle botteghe del mondo o agli altri canali di vendita. In Italia abbiamo CTM/ALTROMERCATO che è la più grossa centrale, poi ne esistono altre 7: Commercio Alternativo, Liberomondo, Equoland, Ravinala, Equomercato, Ram, Roba Dell'altromondo.
LE BOTTEGHE DEL MONDO
Sono gli ultimi distributori, curano il rapporto con il consumatore e perciò, oltre al rapporto commerciale si occupano di sensibilizzazione, informazione e promozione culturale. In Italia, i punti vendita che trattano prodotti solidali sono 5100. Le persone coinvolte tra dipendenti, volontari, soci e cooperative, sono 60 mila.
I CONSUM"ATTORI"
Hanno un ruolo fondamentale nella catena del commercio, e a maggior ragione del commercio equo e solidale. Essi scelgono di acquistare un prodotto equo, il che comporta un'azione etica e di giustizia. Più che semplici consumatori, è più corretto definirli consum”attori".
I MARCHI DI GARANZIA
Organizzazioni che hanno il compito di controllare e certificare che il lavoro svolto dai produttori sia secondo i criteri del commercio equo e solidale.
L`AMBIENTE
La manifattura dei prodotti avviene utilizzando materie prime locali e rinnovabili. Il consumo energetico per affrontare la produzione ed il trasporto delle materie finite viene attentamente valutato sotto il profilo ambientale. Vengono innanzitutto promosse le lavorazioni che rispettano la cultura locale e che utilizzano tecnologie appropriate ai paesi di produzione. Nell'ambito delle culture agricole sono preferite quelle di tipo organico-biologico, nel rispetto dell'ambiente e dei consumatori.

lunedì 5 febbraio 2007

SCOUT

Lo scautismo è un metodo educativo ideato da Lord Robert Baden-Powell agli inizi del secolo (1907) con il semplice, ma sconvolgente intento di togliere i ragazzi dalla strada offrendo loro la possibilità, attraverso la scoperta dei propri talenti, di autoeducarsi, diventando così buoni cittadini in grado di saper guidare da sé "la propria canoa".
Un progetto di crescita per ragazzi e ragazze dagli 8 ai 21 anni per "imparare facendo" diventando autonomi, capaci di vivere meglio con gli altri e per gli altri.
Questo possiamo definirlo il punto di partenza di un movimento che, con il passare dei tempo, si è diffuso in tutto il mondo (ad oggi solo in 6 paesi non è presente lo scoutismo perché “vietato”) coinvolgendo nella proposta bambini, fanciulli, ragazzi accompagnati in questo cammino dal loro capi.
Il capo, dalla stessa definizione di B.P., è un fratello maggiore che non cammina dietro al ragazzo sul sentiero della sua crescita e neppure lo precede, ma semplicemente gli sta al fianco con l'impegno di condividere con lui un tratto del proprio cammino: adulti e ragazzi che vivono insieme lo stesso gioco che porta tutti a crescere.
Come già accennato lo scautismo impegna il ragazzo in prima persona nella scoperta della proprie doti, lo aiuta a svilupparle e a misurarsi con esse, con l'unico intento di saperle poi, al momento opportuno, metterle a disposizione degli altri, dell'amico, della famiglia, della società, della comunità.
Baden-Powell usava spesso ripetere che due sono i grandi libri che un ragazzo deve saper conoscere: il libro della natura e il libro della Bibbia.
La natura è l'irrinunciabile ambiente in cui lo scout sviluppa il proprio carattere.
Natura è sinonimo di semplicità, essenzialità, rispetto e amore verso il creato, saper "gustare" la vita nei suoi aspetti più semplici e saper scoprire la parte migliore di ogni esperienza.
Il camminare sul sentiero con lo zaino in spalla non è la "moda" che tanti seguono, ma è una delle avventure proposte dal metodo scout: un’occasione per il ragazzo per saper stringere i denti e superare i propri limiti, per gustare quanto di meraviglioso la natura ha da offrirci, per saper rimanere solo con se stesso per riflettere o pregare, per saper aspettare il compagno in difficoltà o saper dire "ho bisogno di te", per saper condividere l'acqua della borraccia e sperimentare, passo dopo passo, cosa vuoi dire "comunità".
La Bibbia, l'ascolto della Parola, sono l'irrinunciabile confronto che il metodo propone al ragazzo, e ancor più coscientemente al capo come adulto educatore e testimone della Speranza di Cristo Risorto.
Con questo bagaglio di impegno e responsabilità i gruppi scout inseriti nelle diverse comunità locali, con il proprio metodo educativo, fanno parte di quelle associazioni educative che hanno l'intento di preparare buoni cittadini e buoni cristiani per il domani.
• LA STRUTTURA DI UN GRUPPO SCOUT
Per educare un giovane di 20 anni servono evidentemente strumenti, linguaggi, metodi diversi da quelli utilizzati per crescere un bambino di 8 anni o un ragazzo di 15: il cammino di formazione di ognuno, nella proposta scout, è stato quindi diviso in 3 branche che “parlino” in maniera specifica alle differenti età.
Si comincia dal branco (8-11 anni), per poi passare in reparto (12-16), e infine nella branca rover e scolte, a sua volta divisa in noviziato (un anno importante dove ci si stacca dal gruppo per iniziare un cammino più individuale) e clan (18-21).
Il cammino porta alla Partenza: il momento di testimoniare davanti alla comunità con cui si è camminato fino a quel momento le proprie scelte e continuare poi a camminare da solo nella vita come appunto buon cristiano e buon cittadino.

lunedì 15 gennaio 2007

Progetto Formica



Il progetto Formica ha preso il nome da Giovanni Formica, uomo che ha potuto, dopo una vita agitata e difficile, conoscere la serenità grazie alla vicinanza e alla relazione col prossimo.
E’ nato dall’intuizione relativa alla solitudine, come madre di tutti i mali, riscontrata nel quartiere e precisamente nelle case popolari, dove vive un’alta percentuale di anziani soli.
Inizialmente l’obiettivo prefissato era il visitare le persone più sole per aiutarle a relazionarsi e ad abbattere barriere di paure, incomprensioni, costruite attraverso anni di solitudine. Infatti, nonostante la presenza di parenti, la maggior parte di loro versa in stati di profonda indigenza.
Ci siamo poi resi conto della necessità di essere presenti in modo capillare e costante, sviluppatasi col tempo in un affiancamento sia nella quotidianità ( visite mediche, aiuto nella spesa, compilazione di documenti, ecc.), sia nella condivisione di momenti di vita vissuta (ricordo del compleanno, feste comunitarie, passeggiate, ecc.).
Prepariamo incontri soprattutto in occasione di ricorrenze religiose, con degustazione di dolci fatti in casa, nei locali dell’associazione L. Berardi .
Tutti gli abitanti del quartiere sono avvisati da locandine poste nelle portinerie.
Sempre alla sede della stessa associazione ci ritroviamo per incontri di ginnastica senza età ad indirizzo psicomotorio, guidati da un competente professionista, una volta la settimana (il venerdì mattina).
E’un momento di aggregazione importante, dove la cura del corpo e la gioia dei piccoli successi fisici alleviano la paura di invecchiare da soli.
Altra occasione di comunione è costituita dai soggiorni estivi in località collinari.
Tra i piccoli gruppi di partecipanti si genera un’atmosfera di familiarità che sa di antico e che rasserena gli spiriti.
La condivisione del saluto al mattino, della colazione in compagnia e le passeggiate nella natura aiuta ciascuno a sentirsi partecipe della vita dell’altro; rientrando in città si ha la consapevolezza di poter continuare questa relazione costruita nella conoscenza reciproca.
Organizziamo nel mese di maggio, mese dedicato a Maria, i rosari nei cortili; per permettere anche alle persone più sofferenti e disabili di godere di momenti di comunione e partecipazione alla vita comunitaria.
Siamo inoltre accanto a loro per aiutarli a riscoprire la gioia di organizzare saltuariamente incontri nei loro appartamenti, dove, degustando un tè in compagnia, si raccontano ricordando episodi legati al loro passato.
Il nostro desiderio è quello di riscoprire la genuina felicità del ritrovarsi per riuscire a guardare alla persona andando oltre gli abbrutimenti causati da anni di fatiche e di difficoltà, nella certezza che esiste la possibilità di VIVERE e non solo di SOPRAVVIVERE !
Non siamo un’associazione ONLUS con statuto proprio, ma unicamente un gruppo di persone conosciutesi in parrocchia , con gli stessi desideri operativi e avendo come referente l’amica Mirella che, per prima, con l’intuizione di don Luciano, ha fatto si che questo sogno diventasse una splendida realta’.
Mirella e i volontari del progetto Formica