venerdì 10 febbraio 2006

distribuzione viveri, impossibile restare inerti.

Nella nostra parrocchia funziona da tempo uno sportello di distribuzione viveri. E' rivolto alle persone o alle famiglie che si trovano in una situazione di disagio tale da non potersi più garantire pasti regolari. La spesa, quando il portafoglio è vuoto, è molto cara. La perdita di un posto di lavoro o la precarietà di chi ha appena raggiunto il nostro paese con mille difficoltà, oppure ancora l'impedimento fisico o mentale lasciano nell'indigenza troppe persone.
Impossibile restare inerti!!
Si raccoglie tutto ciò che è possibile con continue sollecitazioni attraverso, anche e soprattutto,  il “cesto della carità” posto in chiesa, tra l'altare maggiore e vicino alla cappella Eucaristica. Quanto raccolto viene immagazzinato, scelto e suddiviso in pacchi, per quanto possibile omogenei per essere poi distribuiti a chi ne ha bisogno. Non sempre c'è tutto ciò che occorre. Chi chiede, spesso ha bambini piccoli, di conseguenza è necessario integrare comprando prodotti particolari ed attingendo ai fondi che vengono destinati a tali scopi con l'aiuto dei fedeli. Periodicamente si cerca di avere anche una conoscenza più ravvicinata dei bisognosi attraverso colloqui programmati da un sacerdote o da laici Caritas incaricati, allo scopo di avvicinare i loro problemi, farne una valutazione il più possibile, obiettiva e cercando insieme una strada che possa avviarli verso l'autosufficienza.
Operare a contatto con queste realtà a volte è sconfortante, i poveri aumentano e le risorse sembrano diminuire, e viene a galla la tua debolezza, e allora...allora ti accorgi che, insieme al pacco viveri puoi dare una stretta di mano, un sorriso, una parola scambiata e vedi che una stretta di mano, un sorriso che ti ritorna, sono il carburante per ripartire con quella carica che ti convince che ciò che stai facendo vale la pena di essere fatto.
L’equipe distribuzione viveri

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mercoledì 1 febbraio 2006

Radio Parrocchiale in San Pio V

Il 22 maggio 2006 mi sono recato a casa di una parrocchiana che, per motivi di salute, è impossibilitata ad uscire di casa se non con grandi difficoltà e molto aiuto esterno. Portavo con me un piccolo pacco. All’interno la Radio Parrocchiale. Subito abbiamo trovato posto per la radio su un tavolino nella cucina tinello, la parte della casa più utilizzata. Per l’installazione occorre solo una spina elettrica. Erano da poco passate le 18.00 e dalla radio si è sprigionata la voce di don Gianni che leggeva il Vangelo. Sapeste che emozione! Fiumi di lacrime sono scese dagli occhi dell’amica, risentire la voce del sacerdote che, quando le gambe erano ancora buone, ti incontrava per strada, con il quale si facevano i pranzi comunitari, ti confessava…
La storia della radio parrocchiale inizia nella sessione del Consiglio Pastorale Parrocchiale del 4 febbraio 2003 con don Stefano che illustra il progetto d’acquisto di una radio parrocchiale atta a permettere alle persone impossibilitate a venire in chiesa o a partecipare alle varie attività della Parrocchia di sentirsi comunque coinvolte e “presenti”.
Fra i consiglieri alcuni erano d’accordo altri un po’ meno; ci sono altre radio molto conosciute, che trasmettono Messe, Rosari, etc.
Il Consiglio decide quindi di sentire il parere dei parrocchiani con un piccolo questionario distribuito il 9 febbraio durante tutte le Messe. Le risposte non sono incoraggianti: vengono restituiti 90 questionari e di questi, 40 danno parere negativo. Nel frattempo i lavori di ristrutturazione della parrocchia subiscono delle difficoltà con un aumento dei costi.
Il Consiglio Pastorale, pur riconoscendo valida la proposta della radio parrocchiale decide di darsi del tempo per la riflessione.
Nel frattempo un’operazione chirurgica e l’ impossibilità di stare in mezzo alla gente per evitare di prendere influenze o altri malanni, mi impedisce per un paio di mesi l’ascolto nella Messa in Parrocchia e il seguire altre attività alle quali ero assiduo, come la lettura del Vangelo con don Luciano e i giovedì di esposizione del Santissimo. Ho avuto però molto tempo per pensare e per ascoltare Radio Mario, Radio Mater, per vedere la messa alla televisione la domenica.
NON E’ LA STESSA COSA!
Ascoltare la Messa celebrata dai propri sacerdoti, da chi ti viene a trovare in casa, da chi ti confessa, da chi ti consiglia, da chi ha tempo per ascoltarti, dà sollievo al malato che magari è vissuto da sempre nel quartiere, è parte concreta di una comunità. Magari è stato a sua volta volontario….e poi, la malattia…. il deserto…..
Questo deserto non può essere riempito da voci sconosciute alla radio, ma solo unicamente dalla propria famiglia e dalla COMUNITA’ INTERA, che ascolta la Messa con te. Puoi immaginare con la mente il sacerdote con i suoi gesti, la voce guida, riconoscere chi sta cantando, insomma la COMUNITA’ INTERA, che prega con te e per te.
Si arriva così alla sessione del CPP del 13 dicembre 2005 dove, forte della mia esperienza di solitudine, ripropongo lo strumento della radio parrocchiale, come strumento straordinario per vincere l’isolamento di molti ammalati e handicappati, anziani, persone che vivono una forte solitudine esistenziale, Una maniera per essere vicini anche a quelle persone che per motivazioni varie, non sono fisicamente in grado di uscire dalle proprie case o che hanno difficoltà ad “incontrare” altre persone. La fede è un dono, ma anche una risorsa vitale, che si alimenta di rapporti e di coinvolgimenti diretti, che si esprime in un senso di comunità, e in tale contesto niente costituisce e può sostituire il valore del rapporto personale. Ma è anche vero , che il mandato ricevuto da Cristo e il suo esempio ci fanno riflettere sulle necessità di utilizzare tutti i mezzi e le maniere possibili per la guida e il sostegno dei fedeli e delle comunità.
Mario Polidoro