mercoledì 24 febbraio 2021

In principio Dio creò il cielo e la terra


dal mio canale YouTube

La creazione biblica nel racconto e nell'arte.
L'antico Testamento costituisce il fondamento della religione ebraica, mentre il Nuovo Testamento è il testo sacro per eccellenza della religione cristiana. Il brano che vi presento è tratto dal libro della Genesi (parola greca che significa "origine"), che costituisce la prima parte della Bibbia, cioè quella in cui viene raccontata la creazione del cielo, della terra, delle piante, degli esseri viventi in un ordine di crescente dignità L'ultimo atto di creazione, infatti, è l'uomo che Dio crea a sua immagine e somiglianza.
(da: La Bibbia di Gerusalemme, @per il testo sacro Conferenza Episcopale Italiana, 1974)

Buona giornata a tutti. :-)

In principio Dio creò il cielo e la terra


dal mio canale YouTube

La creazione biblica nel racconto e nell'arte.
L'antico Testamento costituisce il fondamento della religione ebraica, mentre il Nuovo Testamento è il testo sacro per eccellenza della religione cristiana. Il brano che vi presento è tratto dal libro della Genesi (parola greca che significa "origine"), che costituisce la prima parte della Bibbia, cioè quella in cui viene raccontata la creazione del cielo, della terra, delle piante, degli esseri viventi in un ordine di crescente dignità L'ultimo atto di creazione, infatti, è l'uomo che Dio crea a sua immagine e somiglianza.
(da: La Bibbia di Gerusalemme, @per il testo sacro Conferenza Episcopale Italiana, 1974)

Buona giornata a tutti. :-)

venerdì 19 febbraio 2021

La volpe e l'uva - Fedro


Una volpe affamata arrivò  davanti a una pergola carica di uva.
 Fece molti tentativi con balzi e rincorse ma l’uva era troppo in alto e non riuscì a mangiarne: 
“Non è matura”, borbottò, “Acerba non mi va”. 
E se ne andò.

- Fedro - 

Buona giornata a tutti. :-)


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sabato 13 febbraio 2021

La madre di Cecilia - Alessandro Manzoni


Brani scelti: ALESSANDRO MANZONI, I promessi sposi - capitolo XXXIV (Milano, Ferrario 1825/27).
Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere su un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono più forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de'volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.
Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, «no!» disse: «non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete». Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: «promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo e di metterla sotto terra così». Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affacendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come su un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: «addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri». Poi, voltatasi di nuovo al monatto, «voi», disse, «passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola». Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina più piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato.

Buona giornata a tutti. :-)

martedì 9 febbraio 2021

Il fiume e l'oceano - Khalil Gibran


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Il fiume e l’oceano

Dicono che prima di entrare in mare
il fiume trema di paura
a guardare indietro
tutto il cammino che ha percorso,
i vertici, le montagne,
il lungo e tortuoso cammino
che ha aperto attraverso giungle e villaggi.
E vede di fronte a sé un oceano così grande
che a entrare in lui può solo
sparire per sempre.
Ma non c’è altro modo.
Il fiume non può tornare indietro.
Nessuno può tornare indietro.
Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
Il fiume deve accettare la sua natura
e entrare nell’oceano.
Solo entrando nell’oceano
la paura diminuirà,
perché solo allora il fiume saprà
che non si tratta di scomparire nell’oceano
ma di diventare oceano.

Khalil Gibran


Il fiume e l'oceano - Khalil Gibran


Il fiume e l’oceano

Dicono che prima di entrare in mare
il fiume trema di paura
a guardare indietro
tutto il cammino che ha percorso,
i vertici, le montagne,
il lungo e tortuoso cammino
che ha aperto attraverso giungle e villaggi.
E vede di fronte a sé un oceano così grande
che a entrare in lui può solo
sparire per sempre.
Ma non c’è altro modo.
Il fiume non può tornare indietro.
Nessuno può tornare indietro.
Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
Il fiume deve accettare la sua natura
e entrare nell’oceano.
Solo entrando nell’oceano
la paura diminuirà,
perché solo allora il fiume saprà
che non si tratta di scomparire nell’oceano
ma di diventare oceano.

Khalil Gibran


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lunedì 1 febbraio 2021

P'an-ku e Nu-Kua


Come nacque l’Uomo e l’umanità? Ascoltiamo, dalla mitologia cinese, la storia di P'an-ku e Nu-Kua. In questo mito cinese, la creazione del mondo avviene per opera di un immenso gigante, mentre gli uomini e le donne vengono creati da una dea.
Brano tratto da : "Nettare per gli dei, spade per gli eroi" , M.Botto, M.Fortunato, D.Versace, ed. Il Capitello, Torino, 1989


Buona giornata a tutti. :-)