sabato 2 marzo 2013

I Venerdì di Quaresima - papa Benedetto XVI


L’allora Arcivescovo Giovanni Battista Montini (Papa Paolo VI), con parole che conservano tutt’oggi la loro carica spirituale, disse:

“La proibizione di celebrare la Santa Messa e di distribuire la Comunione nei venerdì di Quaresima, fa parte dell’estrema accentuazione del carattere penitenziale dei questo periodo: si arriva alla coscienza dolorosa della propria indegnità ed all’esperienza, che sa di morte, della perdita del Dio vivo. La devozione di chi comprende il mistero del peccato e della croce, deve arrivare a questa tremenda avvertenza, che rasenta il confine dello spavento e della dispersione”.
Forse sono parole forti, quelle di Montini, che difficilmente riusciremo a comprendere, se non ci immedesimiamo totalmente nella sofferenza di Gesù, quando venne perseguitato, arrestato, vilipeso, messo a morte innocente, su quella terribile Croce. E se non riusciremo a comprendere che il Sacrificio di Cristo è stato perpetrato per la nostra Salvezza di peccatori che, con i nostri errori, feriamo Dio e l’intera umanità.
Questi venerdì quaresimali richiamano ad un profondo significato spirituale. Chiedono la meditazione del cristiano sul misero della morte di Cristo in croce, il dramma della Chiesa-Sposa che si ritrova desolatamente privata del suo Sposo e Signore. E così, il non poter ricevere la Comunione, se da un lato provoca un senso di vuoto e di mestizia, dall’altro costringe a riflettere sull’essenziale, fa sperimentare che cosa significhi essere privati della presenza di Cristo strappato dalla morte alla Sua Chiesa. Aiuta, quasi pedagogicamente, attraverso uno speciale “digiuno” dall’Eucaristia, a comprendere più in profondo il valore di questo sacramento, alla luce del sacrificio di Cristo in croce.

Gesù si mostra solidale con noi, con la nostra fatica di convertirci, di lasciare i nostri egoismi, di staccarci dai nostri peccati, per dirci che se lo accettiamo nella nostra vita Egli è capace di risollevarci e condurci all’altezza di Dio Padre. E questa solidarietà di Gesù non è, per così dire, un semplice esercizio della mente e della volontà. Gesù si è immerso realmente nella nostra condizione umana, l’ha vissuta fino in fondo, fuorché nel peccato, ed è in grado di comprenderne la debolezza e la fragilità. 

Benedetto XVI Omelia Domenica, 13 gennaio 2013

Nessun commento: