Pio XII, convinto che il Führer fosse posseduto dal
demonio, tentò di esorcizzarlo a distanza. La circostanza è confermata da
diverse testimonianze agli atti del processo di beatificazione
di Andrea Tornielli
Pare quasi di vederlo, nella sua cappella privata, con
addosso la sua tonaca bianca, lisa e rammendata, le vecchie e comode scarpe
nere “da riposo” che era solito portare fin dai tempi della nunziatura di
Monaco. Pare di scorgerlo, con il rituale degli esorcismi aperto davanti agli
occhi, mentre recita sommessamente preghiere e invocazioni per scacciare Satana
dall’uomo che stava portando l’intera Europa verso la catastrofe.
Pio XII, il
Pontefice che un’odierna leggenda nera vorrebbe dipingere come filonazista se
non addirittura amico di Adolf Hitler (lo ha fatto il giornalista inglese John
Cornwell con un libro inequivocabile fin dal titolo:Il Papa di Hitler), era
così poco “amico” del dittatore di Berlino da tentare di esorcizzarlo a
distanza perché convinto che fosse posseduto dal demonio.
La circostanza è
confermata da diverse testimonianze agli atti del processo di
beatificazione.
Quale fosse l’opinione di Eugenio Pacelli sul Führer era noto da
tempo. Suor Pascalina Lehnert, la religiosa che lo accudiva, ha raccontato –
sotto giuramento, in tempi non sospetti, quando le polemiche su Pio XII non
erano ancora scoppiate – che già nel 1929, lasciando Berlino per Roma dove
sarebbe stato creato cardinale e nominato segretario di Stato, monsignor
Pacelli si dimostrava angosciato per il futuro dei tedeschi: «Un pensiero
angoscioso turbava il nunzio alla sua partenza dalla Germania: il continuo
progredire del nazionalsocialismo. Come era stato perspicace già allora nel
giudicare Hitler e quante volte aveva messo in guardia il popolo tedesco dal
tremendo pericolo che lo minacciava! Non gli volevano credere. Personalità di
ogni ceto e di ogni classe gli fecero capire al momento del suo congedo ciò che
essi attendevano da Hitler: l’ascesa e la grandezza della Germania. Una volta
io chiesi al nunzio se non pensava che quest’uomo potesse avere in sé qualcosa
di buono e potesse, forse, aiutare il popolo tedesco.
Il nunzio scosse il capo
e disse: “Dovrei sbagliarmi di grosso pensando che tutto questo possa andare a
finire bene. Quest’uomo è completamente invasato; tutto ciò che non gli serve,
lo distrugge; tutto ciò che dice e scrive, porta il marchio del suo
egocentrismo; quest’uomo è capace di calpestare i cadaveri e di eliminare tutto
ciò che gli è d’ostacolo. Non riesco a comprendere come tanti in Germania,
anche tra le persone migliori, non lo capiscano e non sappiano trarre
insegnamento da ciò che scrive e che dice”».Negli anni successivi, dopo
l’elezione avvenuta nel marzo 1939, Pacelli aggravò questo giudizio arrivando a
ritenere Hitler un vero indemoniato. Lo conferma, nelle deposizioni, anche un
nipote del Pontefice. Così, nei momenti più bui della guerra, Pio XII tentò più
volte di “liberare” l’anima del Führer dal diavolo, con tutte le invocazioni
previste nel rito dell’esorcismo: «Nel nome di Gesù, satana, vattene… Tu che
sei stato sconfitto nel mar Rosso da Mosè, tu che venivi scacciato da Saul
grazie ai salmi cantati da Davide, tu che sei stato dannato nella persona di
Giuda…».Certo, l’esorcismo “a distanza” non ottiene quasi mai effetto. Lo ha
spiegato bene padre Gabriele Amorth, il più famoso degli esorcisti tuttora in
attività a Roma: «Raramente la preghiera a distanza ha un effetto liberatorio.
Di per sé è possibile tentare preghiere a distanza, ma che attecchiscano è un
altro discorso. Uno dei requisiti per fare gli esorcismi è infatti che la
persona sia presente, e che sia consenziente. Fare esorcismi su qualcuno che
non è né presente né consenziente né cattolico presenta delle difficoltà».
«Non
ho dubbi però» aggiunge padre Amorth «sul fatto che Hitler fosse satanista. Da
questo punto di vista non mi stupisco che Pio XII possa aver tentato un
esorcismo a distanza».
Secondo il sacerdote, la possessione del Führer emerge
dalla sua «perfidia umanamente inspiegabile: non si spiega una malvagità simile
senza una forza superiore e al di fuori della natura umana».
La notizia degli esorcismi “a distanza” di papa Pacelli è
stata confermata dal gesuita tedesco Peter Gumpel, che segue la causa di
beatificazione, durante un recente dibattito sulla figura di Pio XII che si è
svolto al Collegio Capranica, al quale ha partecipato il senatore Giulio
Andreotti. «Queste testimonianze agli atti del processo canonico sono coperte
dal segreto» spiega Gumpel a 30Giorni. «Ce ne sono diverse che parlano
dell’episodio e riferiscono che il Pontefice tentò più volte questi esorcismi.
Non è un fatto da enfatizzare in sé, è soltanto un particolare. Ma è utile per
comprendere che cosa davvero Pio XII pensasse di Hitler e quanto false siano
quelle ricostruzioni pseudostoriche che oggi vorrebbero presentarcelo come un
Papa filonazista, addirittura amico del Führer». Era invece un Papa così poco
filonazista e così poco “amico” di Hitler da appoggiare direttamente il tentativo
di rovesciarlo messo in atto da alcuni ufficiali tedeschi alla fine del 1939.
Un vero e proprio complotto, per il quale il Papa si espose moltissimo facendo
personalmente da tramite fra i congiurati e il governo inglese. Ha scritto lo
storico Owen Chadwick: «Il Papa mise a rischio il destino della Chiesa in
Germania, Austria e Polonia, e forse rischiò anche di più. Probabilmente
rischiò la distruzione dei gesuiti tedeschi… Si fece carico di questo grosso
rischio unicamente perché la sua esperienza politica vide che, per quanto
questo piano andasse incontro a un verosimile fallimento, era probabilmente la
sola possibilità superstite per fermare l’imminente invasione dell’Olanda,
della Francia e del Belgio, per impedire infiniti spargimenti di sangue, e per
riportare la pace in Europa».
Del resto questi sentimenti di avversione erano
ampiamente ricambiati da parte dell’invasato “padrone” del Terzo Reich. In un
rapporto datato 30 settembre 1941, il nunzio apostolico in Francia, Valerio
Valeri, descrive ai suoi superiori della Segreteria di Stato il contenuto di un
colloquio intercorso tra Hitler e il dittatore spagnolo Francisco Franco: «Il
cancelliere del Reich aveva asserito che il Santo Padre era un suo nemico
personale».
Andrea Tornielli
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