domenica 10 marzo 2013

Il martirio di San Policarpo

Il capo della polizia insistendo disse: "Giura e io ti libero. Maledici il Cristo". Policarpo rispose: "Da ottantasei anni lo servo, e non mi ha fatto alcun male. Come potrei bestemmiare il mio re che mi ha salvato?".

X, 1. Insistendo ancora gli disse: "Giura per la fortuna di Cesare!". Policarpo rispose: "Se ti illudi che io giuri per la fortuna di Cesare, come tu dici, e simuli di non sapere chi io sono, sentilo chiaramente. Io sono cristiano. Se poi desideri conoscere la dottrina del cristianesimo, concedimi una giornata e ascoltami". Rispose il proconsole: "Convinci il popolo". 2. Policarpo di rimando: "Te solo ritengo adatto ad ascoltarmi. Ci è stato insegnato di dare alle autorità e ai magistrati stabiliti da Dio il rispetto come si conviene, ma senza che ci danneggi. Non ritengo gli altri capaci di ascoltare la mia difesa".

XI, 1. Il proconsole disse: "Ho le belve e ad esse ti getterò se non cambi parere...". L’altro rispose: "Chiamale, è impossibile per noi il cambiamento dal meglio al peggio; è bene invece passare dal male alla giustizia". 2. Di nuovo l’altro gli disse: "Ti farò consumare dal fuoco, poiché disprezzi le belve, se non cambi parere...!". Policarpo rispose: "Tu minacci il fuoco che brucia per un'ora e dopo poco si spegne e ignori invece il fuoco del giudizio futuro e della pena eterna, riservato agli empi. Ma perché indugi? Fa' quello che vuoi!".
  
XII, 1. Nel dire queste ed altre cose era pieno di coraggio e di allegrezza e il suo volto splendeva di gioia. Egli non solo non si lasciò abbattere dalle minacce rivoltegli, ma lo stesso proconsole ne rimase sconcertato e mandò in mezzo allo stadio il suo araldo a gridare tre volte: "Policarpo ha confessato di essere cristiano". 2. Dopo questo proclama dell’araldo, tutta la moltitudine dei pagani e dei giudei abitanti a Smirne con furore incontenibile e a gran voce gridò: "Questo è il maestro d’Asia, il padre dei cristiani, il distruttore dei nostri dei che insegna a molti a non fare sacrifici e a non adorare". Gridavano queste cose chiedendo all’asiarca Filippo che lanciasse un leone contro Policarpo. Egli, invece, rispose che non gli era lecito, poiché il combattimento contro le fiere era terminato. 3. Allora concordemente si misero a gridare che Policarpo fosse arso vivo. Doveva compiersi la visione del guanciale, che gli era apparso quando in preghiera l'aveva visto in fiamme, e volto ai fedeli che erano con lui profeticamente disse: "Devo essere bruciato vivo".
  
 XIII, 1. Questo fu più presto fatto che detto; subito la folla si mise a raccogliere legna e frasche dalle officine e dalle terme. Soprattutto i giudei con più zelo, come è loro costume, si diedero da fare in questo. 2. Quando il rogo fu pronto, deposte le vesti e sciolta la cintura incominciò a slegarsi i calzari, cosa che precedentemente non faceva, perché ogni fedele si affrettava a chi prima riuscisse a toccargli il corpo. Per la santità di vita era venerato prima del martirio. 3. Subito furono apprestati gli attrezzi necessari per il rogo. Mentre stavano per inchiodarlo egli disse: "Lasciatemi così. Chi mi da la forza di sopportare il fuoco mi concederà anche, senza la vostra difesa dei chiodi, di rimanere fermo sulla pira".

La preghiera di Policarpo

XIV, 1. Non lo inchiodarono ma lo legarono. Con le mani dietro la schiena e legato come un capro scelto da un grande gregge per il sacrificio, gradita offerta preparata a Dio, guardando verso il cielo disse: "Signore, Dio onnipotente Padre di Gesù Cristo tuo amato e benedetto Figlio, per il cui mezzo abbiamo ricevuto la tua scienza, o Dio degli angeli e delle potenze di ogni creazione e di ogni genia dei giusti che vivono alla tua presenza. 2. Io ti benedico perché mi hai reso degno di questo giorno e di questa ora di prendere parte nel numero dei martiri al calice del tuo Cristo per la risurrezione alla vita eterna dell’anima e del corpo nella incorruttibilità dello Spirito Santo. In mezzo a loro possa io essere accolto al tuo cospetto in sacrificio pingue e gradito come prima l’avevi preparato, manifestato e realizzato, Dio senza menzogna e veritiero. 3. Per questo e per tutte le altre cose ti lodo, ti benedico e ti glorifico per mezzo dell'eterno e celeste gran sacerdote Gesù Cristo tuo amato Figlio, per il quale sia gloria a te con lui e lo Spirito Santo ora e nei secoli futuri. Amen".

Un profumo come di incenso

XV, 1. Appena ebbe alzato il suo Amen e terminato la preghiera, gli uomini della pira appiccarono il fuoco. La fiamma divampò grande. Vedemmo un prodigio e a noi fu concesso di vederlo. Siamo sopravvissuti per narrare agli altri questi avvenimenti. 2. Il fuoco, facendo una specie di voluta, come vela di nave gonfiata dal vento, girò intorno al corpo del martire. Egli stava in mezzo, non come carne che brucia ma come pane che cuoce, o come oro e argento che brilla nella fornace. E noi ricevemmo un profumo come di incenso che si alzava, o di altri aromi preziosi.


Mentre si ignora il luogo di origine di Policarpo, si conosce invece con una certa precisone il periodo in cui nacque: intorno al 69 d.C.. Fu educato dagli Apostoli, specialmente da Giovanni , come attestano Ireneo ed Eusebio: "Policarpo non solo fu educato dagli Apostoli e visse con molti di quelli che avevano visto il Signore; ma fu anche dagli Apostoli stabilito nell' Asia come vescovo di Smirne".
Durante il suo lungo episcopato, Policarpo si distinse per il suo zelo nel conservare fedelmente la dottrina degli Apostoli, nel diffondere il Vangelo tra i pagani e nel combattere le nascenti eresie. Nel 107 accolse a Smirne Ignazio, vescovo di Antiochia, mentre stava per essere condotto a Roma, onde subire il martirio. 


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