sabato 30 marzo 2013

L'incredulo ama le tenebre, le chiama luce, e, bestemmiando, non s'accorge di bestemmiare. - Sant'Agostino



L'Encenia era la festa della Dedicazione del tempio.  in greco vuol dire nuovo. Il giorno in cui si inaugurava qualcosa di nuovo veniva chiamato Encenia; parola che poi è passata nell'uso comune: quando uno, ad esempio, indossa una tunica nuova si usa il verbo "enceniare". I Giudei celebravano solennemente il giorno della dedicazione del tempio; si celebrava appunto questa festa, quando il Signore pronunciò il discorso che è stato letto.

Era d'inverno, e Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. I Giudei gli si fecero attorno e gli dissero: Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo diccelo chiaramente! (Gv 10, 23-24). Essi non cercavano la verità ma macchinavano un complotto. Si era d'inverno ed erano pieni di freddo, perché non facevano niente per avvicinarsi a quel fuoco divino. Avvicinarsi significa credere: chi crede si avvicina, chi nega si allontana. Non si muove l'anima con i piedi, ma con l'affetto del cuore.

In loro si era spento del tutto il fuoco della carità, e ardeva soltanto il desiderio di far del male. Erano molto lontani, benché fossero lì; non si avvicinavano con la fede, ma gli stavano addosso perseguitandolo. Volevano sentir dire dal Signore: Io sono il Cristo, e forse di Cristo avevano un'opinione soltanto umana. I profeti avevano annunziato Cristo; ma se neppure gli eretici accettano la divinità di Cristo secondo la testimonianza dei profeti e dello stesso Vangelo, tanto meno i Giudei quindi, finché rimane il velo sopra il loro cuore (2 Cor 3, 15). 

Mercoledì di Passione
Gv.10,22-38
S.AGOSTINO
Tractatus 48 in Joannem, circa initium
Breviario Romano, Letture dal Mattutino



La Sinagoga bendata, Duomo di Strasburgo

Nella festa della Dedicazione i nemici di Gesù cercano con animo malvagio un’affermazione aperta da parte di Gesù sulla sua divinità per poterlo condannare. Gesù adduce le prove fornite dalle sue opere e afferma esplicitamente la sua consustanzialità con il Padre. Allo scandalo farisaico replica richiamandosi alla rivelazione antica  che chiama “dei” i giudici di Israele. Ora se sono chiamati “dei” coloro ai quali si indirizza la parola, quanto più lo sarà la Parola stessa inviata dal Padre perché gli uomini conoscano in essa il Padre.
La divinità di Cristo non è solo la base della nostra fede, ma è anche il fondamento della nostra redenzione e della nostra partecipazione alla vita stessa di Dio. Egli ha comunicato Se stesso e la sua vita divina alla Chiesa, che è il prolungamento della Sua Umanità e della Sua incarnazione nel mondo.
La cecità interiore dell’uomo, causata dal peccato, provoca anche la cecità di fronte all’evidenza del fatto soprannaturale. L’ostinazione dei Giudei che vedono Gesù, ascoltano le sue parole, sono spettatori dei suoi miracoli, notano la sua impeccabilità, ma non credono in Lui e Lo respingono fa pensare a molti cristiani che rinnegano la fede con le opere e soffocano nel peccato la voce ammonitrice della coscienza.




Nessun commento: