Un episodio straordinario, fra i molti che capitavano con
san Pio da Pietralcina.
Muore il papà di una signora, che era fervente figlia
spirituale di Padre Pio.
La signora abitava nel nord Italia.
Dopo la morte
del papà, la signora si mette in viaggio e arriva a San Giovanni Rotondo.
Incontra Padre Pio e lo prega, in lagrime, di dirle che cosa fare per
suffragare l’anima del papà morto piamente alcuni giorni prima. Padre Pio le
risponde con serenità: “Recita duecento Rosari perché l’anima di tuo papà lasci
il Purgatorio ed entri nel Regno dei cieli”. La pia signora, confortata, si
rimette in viaggio verso il nord Italia e inizia subito la recita di duecento
Rosari. In questo episodio leggiamo la potenza del Rosario nel sollevare e
liberare le anime purganti dalle loro terribili pene, perché entrino nella
Patria dei cieli.
Anche in altre occasioni san Pio da Pietralcina, donando la corona del Rosario
a qualcuno, diceva: “Facciamo tesoro del Rosario. Vuotiamo il Purgatorio!”
Sarebbe davvero salutare tener presente questa esortazione di san Pio da
Pietralcina, soprattutto in occasione della morte dei nostri parenti, per i
quali, di solito, siamo pronti a versare lagrime e a spendere soldi in corone
di fiori, mentre potremmo donare a loro le corone ben più preziose e sante dei
Rosari recitati senza stancarci. E’ antico nella Chiesa l’insegnamento
sull’efficacia del Rosario nell’alleviare le anime purganti dalle loro
sofferenze e liberarle, dal Purgatorio.
Anche la grande santa Teresa d’Avila ammaestrava e raccomandava alle sue
monache di suffragare generosamente le anime purganti con la recita dei Rosari,
perché ogni Ave Maria è un sollievo, è un ristoro per quelle penanti nel fuoco
dell’espiazione e della separazione da Dio Amore. Per questo sant’Alfonso de’
Liguori, ammaestrato da santa Teresa d’Avila, raccomandava: “Se vogliamo
aiutare le anime del Purgatorio, recitiamo per loro il Rosario che arreca
grande sollievo”. E sant’Annibale di Francia affermava anch’egli che “quando
noi recitiamo la corona di Maria Santissima per qualche anima, quell’anima
sente quasi smorzare le ardenti fiamme che lo circondano e prova un refrigerio
di Paradiso”. Un santo che fu straordinario nell’apostolato del Rosario per le
anime purganti fu senza dubbio san Pompilio Pirrotti, sacerdote piissimo e
grande apostolo, vissuto nel secolo XVIII.
Certamente la pratica di pietà mariana da lui preferita fu il Rosario, ed egli
stesso si preoccupava di costruire molte corone del Rosario anche per
distribuirle agli altri, incitando a recitare il Rosario per suffragare le
anime purganti. La sua specialità in questa pratica mariana consisteva nel
fatto che egli recitava il Rosario non soltanto dovunque e con chiunque, ma
anche con le stesse anime purganti. Parrebbe incredibile, eppure le testimonianze
a riguardo non ammettono dubbio o incertezza.
Nella Chiesa del Purgatorio, infatti, dove il Santo officiava, non raramente
avveniva che recitando egli il Rosario si udivano con chiarezza le voci delle
anime defunte che rispondevano la seconda parte dell’Ave Maria. Stupore e
meraviglia colpivano tutti i presenti, ma anche una grande commozione spingeva
ad un impegno generoso nella recita dei Rosari per suffragare quelle anime
penanti in attesa del sollievo che arrecano a loro i nostri Rosari.
Un altro grande apostolo del Rosario per le anime purganti fu san Giovanni
Massias, padre domenicano, il quale recitò tanti Rosari per le anime del
Purgatorio e ricevette la rivelazione che con i Rosari aveva liberato dal
Purgatorio un milione e quattrocentomila anime. Il papa Gregorio XVI volle che
questo fatto così straordinario e così edificante venisse inserito nella stessa
Bolla di Beatificazione, a insegnamento per tutti.
Un particolare interessante leggiamo nella vita di Maria Cicerchia: questa
umile Serva del Signore si recava di frequente in visita al cimitero; lungo il
tragitto recitava Rosari senza interruzione per le anime purganti, e al
cimitero amava recitare in modo speciale i misteri gloriosi del Santo Rosario.
Perché i misteri gloriosi? Perché sperava che per la mediazione materna di
Maria Santissima, Regina del paradiso, quelle anime rinchiuse nel Purgatorio
potessero lasciare al più presto quel luogo di sofferenza ed entrare nella
gloria senza fine del santo Paradiso di Dio.
Animiamoci anche noi a questa carità verso le anime purganti recitando il
Rosario per alleviare le loro sofferenze, per ottenere a loro la liberazione da
quel luogo di pene, con l’entrata nel Regno dei cieli, dove gioire eternamente
beate. Suffragare le anime purganti, del resto, è una carità che non resterà
senza ricompensa sulla terra e nei cieli. Gli esempi e gli ammaestramenti dei
Santi ci illumino e ci spronino alla generosità nella recita di molti Rosari
per le anime purganti.
(don Marcello Stanzione)
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