venerdì 29 giugno 2012

Non vi è nè vi fu mai popolo tanto grande da avere degli dei a loro vicini così come a noi è presente il nostro Dio - San Tommaso

Miracolo della corporale
Francesco Trevisani, Bolsena, Collegiata di Santa Cristina
Gli immensi benefici della munificenza divina accordati al popolo cristiano conferiscono ad esso una dignità inestimabile. Infatti non vi è né vi fu mai popolo tanto grande da avere degli dei a loro vicini così come a noi è presente il nostro Dio. Poiché l’Unigenito Figlio di Dio, volendo farci partecipe della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché il Verbo Incarnato facesse dei gli uomini. E oltre a ciò, quel che di nostro assunse, tutto per noi rivolse alla salvezza. Infatti offerse a Dio Padre sull’altare della croce il suo corpo come vittima per la nostra riconciliazione, sparse il suo sangue in riscatto ed in lavacro affinché, redenti da una miseranda servitù, noi fossimo risanati da tutti i peccati. E perché rimanesse in noi perenne memoria di così grande beneficio, lasciò, sotto le specie del pane e del vino, il suo corpo in cibo e il suo sangue in bevanda comandando ai fedeli di cibarsene.

O convivio prezioso e ammirabile, salutare e pieno di ogni soavità! Che cosa, infatti, vi può essere mai di più prezioso di questo convito, in cui non ci vengono offerte carni di vitelli e di capri, come nell’antica Legge, ma ci viene presentato per cibo Cristo vero Dio. Che cosa di più mirabile di questo Sacramento? Poiché in esso il pane e il vino sono sostanzialmente cambiati nel corpo e nel sangue del Signore; Cristo quindi, Dio e Uomo perfetto, è contenuto sotto le specie di un po’ di pane e di vino. Viene così mangiato dai fedeli ma non lacerato, anzi diviso, il Sacramento, Egli perdura intero, sotto ogni particella della divisione. Gli accidenti poi di questo Sacramento sussistono senza soggetto, affinché abbia luogo la fede mentre Colui che è invisibile è assunto invisibilmente, nascosto sotto veste diversa; e restino immune da inganni i sensi, i quali giudicano dagli accidenti, che sono l’oggetto proprio della loro conoscenza

Così pure non vi è altro Sacramento più salutare di questo, con il quale si purgano i peccati, si accrescono le virtù e l’anima si arricchisce dell’abbondanza di tutti i carismi spirituali. Viene offerto nella Chiesa per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti ciò che per tutti fu istituito. Nessuno poi è capace di esprimere la soavità di questo Sacramento, col quale si assapora la dolcezza spirituale nella sua stessa sorgente, e si richiama alla memoria quell’eccellentissimo amore che Cristo ci mostrò nella sua Passione. Proprio quindi perché l’immensità di un tale amore si imprimesse più profondamente nel cuore dei fedeli, Gesù istituì questo Sacramento nell’ultima cena quando, celebrata la Pasqua con i discepoli, stava per passare da questo mondo al Padre; lo istituì come memoriale perenne della sua passione, come adempimento delle antiche figure, come il più grande dei miracoli da lui operati e come singolare conforto per i cuori contristati per la sua assenza.


S.TOMMASO D’AQUINO,
Festa del Corpus Domini, Opusculum 57

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