1 - Fare il segno di croce Alla Grotta, ancor prima di conversare con Bernardette e di rivelare il proprio nome, la Madonna le ha insegnato a fare il segno di croce. A farlo bene. A farlo spesso. Da quel giorno quanti osservavano Bernardette fare il segno di croce si rendevano conto di quanta importanza avesse per lei questo semplice gesto.
Il segno di croce di Bernardette si caratterizzava dalla sua lentezza, la sua ampiezza e il grande raccoglimento con cui lo faceva. Non aveva fretta: alzava la mano destra affinchè le dita toccassero la parte alta della fronte; poi riabbassava la mano fino a toccare la cintura; quindi riportava la mano fino alla punta della spalla sinistra e poi a quella destra.
In concreto, con questo gesto dava l’impressione di volersi avvolgere come ci si avvolge in uno scialle o come si indossa un vestito. Compiendo il gesto e pronunciando al tempo stesso « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen », Bernardette si metteva alla presenza di Dio, così com’era.
Già da religiosa, Bernardette fu interpellata da una consorella: « Cosa bisogna fare per essere sicuri di andare in cielo ? ». Bernardette rispose immediatamente : « Fare bene il segno della croce è già molto ».
Alcuni istanti prima della morte, Bernardette con le sue ultime forze compie un estremo segno di croce... e subito dopo spira. Così era avvenuto nei giorni delle apparizioni della Madonna: con il segno della croce Bernardette conobbe un « altro mondo » presente su questa terra, e anche nel suo ultimo giorno è con lo stesso segno che lei entrerà nel cielo di Dio, nell’eternità.
Per noi, quindi, la prima tappa del nostro pellegrinaggio è quella di prendere coscienza del « fare bene il segno di croce »: fare un segno di croce come quello che Bernardette ha imparato a fare da Maria.
Domande che possiamo farci : • Chi ha tracciato su di me il primo segno di croce ?
• Chi mi ha insegnato a fare il segno di croce ?
• Quando faccio il segno di croce ? su me stesso? su qualcun’altro ? su un oggetto, per es. il pane ?
• Mi capita di insegnare a un bambino o un adulto a fare il segno di croce ?
• Per me, fare il segno di croce è sempre collegato all’invocazione trinitaria « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? a una benedizione? alla preghiera? a un sacramento? a un momento? a un luogo? a un fatto?
Gesto da fare Entrando nel Santuario dalla Porta San Michele, fermarsi dinanzi al Calvario dei Bretoni e fare il segno di croce lentamente, ampiamente e con raccoglimento.
Poi farlo ancora dinanzi alla Grotta di Massabielle e dinanzi a qualsiasi altro luogo di culto. All’inizio e alla fine di ogni preghiera, raccogliersi e dirsi interiormente chi è Dio per noi e chi siamo. Tracciare poi su se stessi un segno di croce dicendo « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen ».
2 - Cos’è il segno della croce ? La croce non ha nulla di romantico.
Infatti si tratta di un palo e una traversa su cui i Romani legavano i condannati a morte, con le braccia aperte e con il solo obiettivo di farli soffrire fino alla morte. La croce rappresenta quindi la peggiore esperienza umana: la violenza, la sofferenza e la morte.
Ma è proprio questo simbolo ( un palo e una traversa ) che Dio ha scelto per manifestare il suo Amore ad ogni essere umano. Infatti, Gesù Cristo non solamente ha assunto e unito il peggio della nostra sofferenza e la forma più ignobile di morte, ma sempre lui, il Figlio di Dio fatto uomo, ne ha fatto il luogo d’incontro tra Dio e l’uomo. E’ nel mistero della croce che l’uomo diventa Figlio di Dio.
Ricevendo sulla sua fronte il segno della croce, ogni battezzato riceve così la chiave di tutta la sua vita. E’ così grazie al Signore che l’uomo può fare della sua esistenza una Pasqua : cioè un passaggio dalla sua realtà segnata dalla miseria, peccato e morte, alla realtà di Gesù Cristo. E’ che la croce diventa l’unica porta di ingresso a “un mondo nuovo”, presente in questo mondo e che Gesù chiamava « il Regno di Dio ». Con il segno della croce Maria introduce Bernardette in questo Regno e glielo rivela dicendole :
« Non vi prometto di rendervi felice, alla maniera di questo mondo, ma nella maniera dell’altro mondo ».
Per noi, come per Bernardette, il segno di croce è di fatto il simbolo di quel che siamo. Facendo questo gesto, noi riconosciamo perciò la nostra miseria, la nostra sofferenza, il nostro peccato, la nostra condizione mortale.
Come per Bernardetta, il segno della croce è al tempo stesso e inseparabilmente
affermazione dell’Amore di Dio manifestato nella croce di Gesù Cristo. E ancora, come per Bernardette, facendo il segno della croce « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo », rendiamo visibile che siamo amati da Dio e siamo chiamati ad andare oltre le nostre miserie.
Pur iniziando l’esperienza umana nella forma più negativa, questa trasformazione terminerà in Dio; la croce è esattamente questo segno: il passaggio dalla realtà di uomo a quella di Dio e Dio ne è l’artefice.
Domande che possiamo farci:
• qual’è il senso del mio segno di croce?
• sono capace di « dare un nome » al mio peccato con fatti precisi?
• nella vita che esperienza ho fatto dell’Amore di Dio?
• quale invece l’esperienza della mia miseria? della sofferenza? della morte?
• in quali circostanze ho fatto il collegamento tra la mia miseria o il mio peccato e l’Amore di Dio? in
un fatto concreto? in un incontro sacramentale?
Gesto da fare: A Lourdes, i tre gesti principali del pellegrinaggio sono : passare sotto la Grotta per accarezzare la roccia; poi passare alle fontane (o alle piscine ), per bere e lavarsi; e infine, per la processione della sera, portare la luce e alzare la propria candela al canto dell’Ave Maria. Sono tre gesti naturali, eppure per i cristiani, sono gesti che hanno un significato perchè, nelle Sacre Scritture, la roccia, l’acqua e la luce, sono simbolo del Cristo: Lui è la Roccia, ci dona l’Acqua della Vita ed è la Luce del mondo. Fare questi gesti perciò può aprirci alla preghiera e la preghiera diventa incontro con Gesù e Gesù ci fà passare dalla nostra realtà alla sua. Dato che questi gesti ci introducono nell’esperienza del mistero pasquale, prima di accingerci a farli,facciamo lentamente, ampiamente e con convinzione un segno di croce « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».
3 - Riconoscere il segno della croce: Il nostro mondo è segnato dal rifiuto di Dio, cioè il peccato. A causa di esso e prima ancora di fare la conoscenza della morte, nessun umano sfugge a una o l’altra forma di miseria e di sofferenza.
Non si tratta della “croce”, ma semplicemente della condizione umana così com’è.
Ma nel cuore del mondo c’è l’amore e sono molti che ne fanno l’esperienza: nelle coppie, nelle famiglie, nelle comunità. Benchè l’esperienza dell’amore sia sempre qualcosa di difficile,non per questo si può parlare a priori di “croce”.
Invece, dove c’è allo stesso tempo peccato e conversione, miseria e solidarietà, sofferenza e carità, morte e presenza del Salvatore, lì si trova il segno della croce del Cristo. Nella contrarietà, dolore o sofferenza, Bernardette sapeva dire : « Quando si pensa che il Buon Dio lo permette, non ci si lamenta »
In questo modo lei apriva il suo cuore alla presenza del Cristo morto e resuscitato per noi e, attraverso lui, lei entrava in quella relazione di Amore del Padre e del Figlio e nella comunione dello stesso Spirito.
Il segno più significativo espresso a Lourdes è proprio quello della croce.
E’ nel rapporto malato – assistente che ci viene svelato questo grande mistero. Effettivamente è in questo rapporto caratterizzato da un mutuo dono di sè nell’accoglienza reciproca che il segno della croce che diventa segno visibile .
Il frutto di questo rapporto è ben visibile sul volto rasserenato dei malati, nonostante siano nella sofferenza e su quello degli ospedalieri che li accudiscono.
Ora, tutto ciò che gravita nello spazio dell’amore, rimane per l’eternità. E’ da qui che questi gesti di carità, che hanno come obiettivo il servizio agli altri rimangono per sempre registrati nella memoria e nel cuore di quanti ne sono testimoni. Questi gesti aprono misteriosamente all’invisibile presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che molti traducono con le parole: « Qui, è diverso ». « Qui si sta bene ». « Alla Grotta, il cielo tocca la terra ».
Dopo averle insegnato il segno della croce e mostrarle come farlo, Maria promette a Bernardetta « la felicità dell’altro mondo ». Si tratta di quell’aldilà della croce che comincia sulla terra, da quando la sofferenza è trasformata dall’amore e diventa ingresso nella Vita eterna, dove non c’è più nè sofferenza nè morte, perchè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo regnano per sempre.
Domande che possiamo farci: • sono stato testimone a Lourdes, di gesti compiuti a beneficio dei malati? e fino al punto di ricordarmene?
• sono stato testimone di gesti simili altrove? e in che circostanza?
• ho sperimentato io stesso la forza dell’amore nella sofferenza?
• ho compiuto gesti che hanno alleviato la sofferenza, il dolore, la miseria altrui?
• quale collegamento faccio tra questi gesti ( altrui o miei ) e la croce del Cristo con la quale Dio manifesta il suo Amore ?
Gesto da fare Chiunque riconosce più facilmente il segno della croce quando la sperimenta lui stesso. Infatti, solo il fatto di amare consente di vedere e riconoscere l’amore. A Lourdes, il fatto di rimanere colpiti da gesti di carità, spinge facilmente a cambiare il comportamento di ciascuno verso le persone con cui ci si trova. Questo si manifesta prima di tutto attraverso piccole cose: cedere il passo a un altro, servire l’altro prima di servirsi, lasciar parlare anche un altro, insomma dare la priorità al prossimo invece di pensare solo a sè.
Ogni atteggiamento, ogni gesto sono altrettante occasioni per sperimentare un po’ ciò di cui la croce è simbolo.
Decidersi a dare il primo posto all’altro, in certo modo, sarà qualcosa che costa. Ma, subito dopo chi si è messo su questa strada sperimenterà la pace,la gioia nel suo cuore. E’ segno che, attraverso il suo gesto, ha ritrovato il Cristo e che il Cristo l’ha traghettato da una realtà a un’altra. E’ così che, in questa terza tappa, ogni piccolo gesto fatto permetterà di vedere ovunque il segno della croce e di percepire un pochino l’invisibile presenza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo che operano in questo mondo.
4 - Diventare “ segno della croce ” Il segno della croce, in concreto, è un gesto e una parola fatti insieme. Così, quando ci segniamo e pronunciamo l’invocazione trinitaria “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, questo segno diventa “ sintesi “ della nostra fede. Infatti, invocando Dio Padre, Figlio e Spirito Santo insieme al gesto fatto, proclamiamo chi è Dio, chi siamo noi e come Dio si unisce a noi.
Di fatto, con questo gesto inseparabile dall’invocazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, noi manifestiamo pubblicamente che Dio è amore, che rivela il suo Amore nel mistero della croce e che, al tempo stesso, ci rivela la nostra vocazione all’amore e che con la croce, ci è data la capacità di vivere alla maniera di Dio.
Di conseguenza, rendere presente il “segno della croce” non consiste nel moltiplicare gesti, bensì nel fatto di non separare mai il gesto che facciamo dall’invocazione trinitaria che l’accompagna, perchè è solo così che ha senso e diventa efficace.
Ma il segno della croce non si limita soltanto a quel gesto compiuto con l’invocazione trinitaria. Di fatto, è soprattutto saper vivere tutte le situazioni umane alla luce della croce del Cristo, cioè in unione “ col Padre, col Figlio e lo Spirito Santo”. Così il segno della croce si fà realmente presente.
Gesù non ha atteso l’ora del calvario per rendere presente il segno della croce: in realtà, poichè tutta la sua vita terrena è stata dono totale di sé, il segno della croce è ben presente in tutto il vangelo. Lo ritroviamo in ogni situazione vissuta da Gesù, in ogni suo atteggiamento, in ogni gesto, in tutti gli incontri.
In cambio, per noi che aspiriamo all’amore, la quotidianità è spesso marcata dalla sofferenza. Ma è precisamente in tutte queste situazioni che possiamo rendere presente il segno della croce.
Prima di tutto, amando! Infatti, non solo non c’è amore senza sofferenza ma anche, più si ama, più si soffre. È per questo che, soffrire amando non è soffrire, ma è amare. Così l’esperienza dell’amore vissuta “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” diventa segno della croce, perché rimanda al dono che Dio fà di suo Figlio, al dono che il Figlio fà di se stesso, al dono che il Padre e il Figlio fanno dello Spirito Santo effuso nel cuore della creatura umana.
Poi, quando soffriamo! Nella nostra esperienza della sofferenza è nella misura in cui facciamo posto a Colui che è amore che sapremo viverla lasciando che sia trasformata “ nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Ecco perché, con il cuore infiammato d’amore, solidaria con qualsiasi condizione umana, Bernardette, offrendo la sua vita, non esita a dire: “quando si è prostrati nel proprio letto di sofferenza, non bisogna agitarsi perché si è sulla croce”.
Infine, di fronte alla sofferenza degli altri, in una o un’altra forma! Dove c’è della sofferenza, là è necessario “metterci anche l’amore”, cioè dare la propria vita. Infatti, dove c’è amore, anche Dio è presente. “Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; ero nudo e mi avete rivestito; ero ammalato e mi avete assistito; ero in prigione e mi avete visitato“(Mt 25, 35-36).
Così, l’amore che trasforma ogni sofferenza in amore, rende presente il segno della croce “ nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Bernardetta non ha aspettato “di essere macinata come un chicco di grano” affinché, con il dono di se stessa, la sua vita fosse un grande ed autentico simbolo della croce.
Per ognuno di noi, diventare “segno della croce” è un atto di ogni momento, vissuto nelle piccole cose della vita corrente. Questo fà appello alla nostra iniziativa, alla nostra immaginazione e alla nostra creatività. Si tratta di una decisione da prendere, quella di voler amare, cioè di voler donare la propria vita per gli altri.
Domande che possiamo farci:
• rendere presente il segno della croce fà parte delle mie priorità di ogni giorno?
• come la rendo presente? da solo?con gli altri? nella comunità cristiana? nel posto di lavoro? nell’ambito sociale?
• in che modo il pellegrinaggio a Lourdes mi aiuta?
• la figura di Bernadette mi è di esempio?
• le contrarietà e i miei aspetti negativi sono solamente delle pietre d’inciampo?
Gesto da fare Rendere presente il segno della croce è legato, in primo luogo alla propria volontà di ridare a Dio il suo posto; poi al nostro desiderio di amare. Tenendo in conto sempre lo splendido “ inno alla carità “ di S. Paolo, in questi giorni di pellegrinaggio proviamo a vivere queste parole dell’Apostolo con vero spirito immaginativo, creativo.
Solo se vissuti “ nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni saranno presenza del segno della croce. “La carità è paziente; la carità è benigna, la carità non è invidiosa; non si vanta, non si gonfia; non manca di rispetto; non cerca il suo interesse; non si adira; non tiene conto del male ricevuto; non si gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità; Tutto copre, tutto spera, tutto sopporta, La carità non avrà mai fine” (1 Co 13, 4-8)
Il segno di croce di Bernardette si caratterizzava dalla sua lentezza, la sua ampiezza e il grande raccoglimento con cui lo faceva. Non aveva fretta: alzava la mano destra affinchè le dita toccassero la parte alta della fronte; poi riabbassava la mano fino a toccare la cintura; quindi riportava la mano fino alla punta della spalla sinistra e poi a quella destra.
In concreto, con questo gesto dava l’impressione di volersi avvolgere come ci si avvolge in uno scialle o come si indossa un vestito. Compiendo il gesto e pronunciando al tempo stesso « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen », Bernardette si metteva alla presenza di Dio, così com’era.
Già da religiosa, Bernardette fu interpellata da una consorella: « Cosa bisogna fare per essere sicuri di andare in cielo ? ». Bernardette rispose immediatamente : « Fare bene il segno della croce è già molto ».
Alcuni istanti prima della morte, Bernardette con le sue ultime forze compie un estremo segno di croce... e subito dopo spira. Così era avvenuto nei giorni delle apparizioni della Madonna: con il segno della croce Bernardette conobbe un « altro mondo » presente su questa terra, e anche nel suo ultimo giorno è con lo stesso segno che lei entrerà nel cielo di Dio, nell’eternità.
Per noi, quindi, la prima tappa del nostro pellegrinaggio è quella di prendere coscienza del « fare bene il segno di croce »: fare un segno di croce come quello che Bernardette ha imparato a fare da Maria.
Domande che possiamo farci : • Chi ha tracciato su di me il primo segno di croce ?
• Chi mi ha insegnato a fare il segno di croce ?
• Quando faccio il segno di croce ? su me stesso? su qualcun’altro ? su un oggetto, per es. il pane ?
• Mi capita di insegnare a un bambino o un adulto a fare il segno di croce ?
• Per me, fare il segno di croce è sempre collegato all’invocazione trinitaria « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? a una benedizione? alla preghiera? a un sacramento? a un momento? a un luogo? a un fatto?
Gesto da fare Entrando nel Santuario dalla Porta San Michele, fermarsi dinanzi al Calvario dei Bretoni e fare il segno di croce lentamente, ampiamente e con raccoglimento.
Poi farlo ancora dinanzi alla Grotta di Massabielle e dinanzi a qualsiasi altro luogo di culto. All’inizio e alla fine di ogni preghiera, raccogliersi e dirsi interiormente chi è Dio per noi e chi siamo. Tracciare poi su se stessi un segno di croce dicendo « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen ».
2 - Cos’è il segno della croce ? La croce non ha nulla di romantico.
Infatti si tratta di un palo e una traversa su cui i Romani legavano i condannati a morte, con le braccia aperte e con il solo obiettivo di farli soffrire fino alla morte. La croce rappresenta quindi la peggiore esperienza umana: la violenza, la sofferenza e la morte.
Ma è proprio questo simbolo ( un palo e una traversa ) che Dio ha scelto per manifestare il suo Amore ad ogni essere umano. Infatti, Gesù Cristo non solamente ha assunto e unito il peggio della nostra sofferenza e la forma più ignobile di morte, ma sempre lui, il Figlio di Dio fatto uomo, ne ha fatto il luogo d’incontro tra Dio e l’uomo. E’ nel mistero della croce che l’uomo diventa Figlio di Dio.
Ricevendo sulla sua fronte il segno della croce, ogni battezzato riceve così la chiave di tutta la sua vita. E’ così grazie al Signore che l’uomo può fare della sua esistenza una Pasqua : cioè un passaggio dalla sua realtà segnata dalla miseria, peccato e morte, alla realtà di Gesù Cristo. E’ che la croce diventa l’unica porta di ingresso a “un mondo nuovo”, presente in questo mondo e che Gesù chiamava « il Regno di Dio ». Con il segno della croce Maria introduce Bernardette in questo Regno e glielo rivela dicendole :
« Non vi prometto di rendervi felice, alla maniera di questo mondo, ma nella maniera dell’altro mondo ».
Per noi, come per Bernardette, il segno di croce è di fatto il simbolo di quel che siamo. Facendo questo gesto, noi riconosciamo perciò la nostra miseria, la nostra sofferenza, il nostro peccato, la nostra condizione mortale.
Come per Bernardetta, il segno della croce è al tempo stesso e inseparabilmente
affermazione dell’Amore di Dio manifestato nella croce di Gesù Cristo. E ancora, come per Bernardette, facendo il segno della croce « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo », rendiamo visibile che siamo amati da Dio e siamo chiamati ad andare oltre le nostre miserie.
Pur iniziando l’esperienza umana nella forma più negativa, questa trasformazione terminerà in Dio; la croce è esattamente questo segno: il passaggio dalla realtà di uomo a quella di Dio e Dio ne è l’artefice.
Domande che possiamo farci:
• qual’è il senso del mio segno di croce?
• sono capace di « dare un nome » al mio peccato con fatti precisi?
• nella vita che esperienza ho fatto dell’Amore di Dio?
• quale invece l’esperienza della mia miseria? della sofferenza? della morte?
• in quali circostanze ho fatto il collegamento tra la mia miseria o il mio peccato e l’Amore di Dio? in
un fatto concreto? in un incontro sacramentale?
Gesto da fare: A Lourdes, i tre gesti principali del pellegrinaggio sono : passare sotto la Grotta per accarezzare la roccia; poi passare alle fontane (o alle piscine ), per bere e lavarsi; e infine, per la processione della sera, portare la luce e alzare la propria candela al canto dell’Ave Maria. Sono tre gesti naturali, eppure per i cristiani, sono gesti che hanno un significato perchè, nelle Sacre Scritture, la roccia, l’acqua e la luce, sono simbolo del Cristo: Lui è la Roccia, ci dona l’Acqua della Vita ed è la Luce del mondo. Fare questi gesti perciò può aprirci alla preghiera e la preghiera diventa incontro con Gesù e Gesù ci fà passare dalla nostra realtà alla sua. Dato che questi gesti ci introducono nell’esperienza del mistero pasquale, prima di accingerci a farli,facciamo lentamente, ampiamente e con convinzione un segno di croce « nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».
3 - Riconoscere il segno della croce: Il nostro mondo è segnato dal rifiuto di Dio, cioè il peccato. A causa di esso e prima ancora di fare la conoscenza della morte, nessun umano sfugge a una o l’altra forma di miseria e di sofferenza.
Non si tratta della “croce”, ma semplicemente della condizione umana così com’è.
Ma nel cuore del mondo c’è l’amore e sono molti che ne fanno l’esperienza: nelle coppie, nelle famiglie, nelle comunità. Benchè l’esperienza dell’amore sia sempre qualcosa di difficile,non per questo si può parlare a priori di “croce”.
Invece, dove c’è allo stesso tempo peccato e conversione, miseria e solidarietà, sofferenza e carità, morte e presenza del Salvatore, lì si trova il segno della croce del Cristo. Nella contrarietà, dolore o sofferenza, Bernardette sapeva dire : « Quando si pensa che il Buon Dio lo permette, non ci si lamenta »
In questo modo lei apriva il suo cuore alla presenza del Cristo morto e resuscitato per noi e, attraverso lui, lei entrava in quella relazione di Amore del Padre e del Figlio e nella comunione dello stesso Spirito.
Il segno più significativo espresso a Lourdes è proprio quello della croce.
E’ nel rapporto malato – assistente che ci viene svelato questo grande mistero. Effettivamente è in questo rapporto caratterizzato da un mutuo dono di sè nell’accoglienza reciproca che il segno della croce che diventa segno visibile .
Il frutto di questo rapporto è ben visibile sul volto rasserenato dei malati, nonostante siano nella sofferenza e su quello degli ospedalieri che li accudiscono.
Ora, tutto ciò che gravita nello spazio dell’amore, rimane per l’eternità. E’ da qui che questi gesti di carità, che hanno come obiettivo il servizio agli altri rimangono per sempre registrati nella memoria e nel cuore di quanti ne sono testimoni. Questi gesti aprono misteriosamente all’invisibile presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che molti traducono con le parole: « Qui, è diverso ». « Qui si sta bene ». « Alla Grotta, il cielo tocca la terra ».
Dopo averle insegnato il segno della croce e mostrarle come farlo, Maria promette a Bernardetta « la felicità dell’altro mondo ». Si tratta di quell’aldilà della croce che comincia sulla terra, da quando la sofferenza è trasformata dall’amore e diventa ingresso nella Vita eterna, dove non c’è più nè sofferenza nè morte, perchè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo regnano per sempre.
Domande che possiamo farci: • sono stato testimone a Lourdes, di gesti compiuti a beneficio dei malati? e fino al punto di ricordarmene?
• sono stato testimone di gesti simili altrove? e in che circostanza?
• ho sperimentato io stesso la forza dell’amore nella sofferenza?
• ho compiuto gesti che hanno alleviato la sofferenza, il dolore, la miseria altrui?
• quale collegamento faccio tra questi gesti ( altrui o miei ) e la croce del Cristo con la quale Dio manifesta il suo Amore ?
Gesto da fare Chiunque riconosce più facilmente il segno della croce quando la sperimenta lui stesso. Infatti, solo il fatto di amare consente di vedere e riconoscere l’amore. A Lourdes, il fatto di rimanere colpiti da gesti di carità, spinge facilmente a cambiare il comportamento di ciascuno verso le persone con cui ci si trova. Questo si manifesta prima di tutto attraverso piccole cose: cedere il passo a un altro, servire l’altro prima di servirsi, lasciar parlare anche un altro, insomma dare la priorità al prossimo invece di pensare solo a sè.
Ogni atteggiamento, ogni gesto sono altrettante occasioni per sperimentare un po’ ciò di cui la croce è simbolo.
Decidersi a dare il primo posto all’altro, in certo modo, sarà qualcosa che costa. Ma, subito dopo chi si è messo su questa strada sperimenterà la pace,la gioia nel suo cuore. E’ segno che, attraverso il suo gesto, ha ritrovato il Cristo e che il Cristo l’ha traghettato da una realtà a un’altra. E’ così che, in questa terza tappa, ogni piccolo gesto fatto permetterà di vedere ovunque il segno della croce e di percepire un pochino l’invisibile presenza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo che operano in questo mondo.
4 - Diventare “ segno della croce ” Il segno della croce, in concreto, è un gesto e una parola fatti insieme. Così, quando ci segniamo e pronunciamo l’invocazione trinitaria “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, questo segno diventa “ sintesi “ della nostra fede. Infatti, invocando Dio Padre, Figlio e Spirito Santo insieme al gesto fatto, proclamiamo chi è Dio, chi siamo noi e come Dio si unisce a noi.
Di fatto, con questo gesto inseparabile dall’invocazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, noi manifestiamo pubblicamente che Dio è amore, che rivela il suo Amore nel mistero della croce e che, al tempo stesso, ci rivela la nostra vocazione all’amore e che con la croce, ci è data la capacità di vivere alla maniera di Dio.
Di conseguenza, rendere presente il “segno della croce” non consiste nel moltiplicare gesti, bensì nel fatto di non separare mai il gesto che facciamo dall’invocazione trinitaria che l’accompagna, perchè è solo così che ha senso e diventa efficace.
Ma il segno della croce non si limita soltanto a quel gesto compiuto con l’invocazione trinitaria. Di fatto, è soprattutto saper vivere tutte le situazioni umane alla luce della croce del Cristo, cioè in unione “ col Padre, col Figlio e lo Spirito Santo”. Così il segno della croce si fà realmente presente.
Gesù non ha atteso l’ora del calvario per rendere presente il segno della croce: in realtà, poichè tutta la sua vita terrena è stata dono totale di sé, il segno della croce è ben presente in tutto il vangelo. Lo ritroviamo in ogni situazione vissuta da Gesù, in ogni suo atteggiamento, in ogni gesto, in tutti gli incontri.
In cambio, per noi che aspiriamo all’amore, la quotidianità è spesso marcata dalla sofferenza. Ma è precisamente in tutte queste situazioni che possiamo rendere presente il segno della croce.
Prima di tutto, amando! Infatti, non solo non c’è amore senza sofferenza ma anche, più si ama, più si soffre. È per questo che, soffrire amando non è soffrire, ma è amare. Così l’esperienza dell’amore vissuta “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” diventa segno della croce, perché rimanda al dono che Dio fà di suo Figlio, al dono che il Figlio fà di se stesso, al dono che il Padre e il Figlio fanno dello Spirito Santo effuso nel cuore della creatura umana.
Poi, quando soffriamo! Nella nostra esperienza della sofferenza è nella misura in cui facciamo posto a Colui che è amore che sapremo viverla lasciando che sia trasformata “ nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Ecco perché, con il cuore infiammato d’amore, solidaria con qualsiasi condizione umana, Bernardette, offrendo la sua vita, non esita a dire: “quando si è prostrati nel proprio letto di sofferenza, non bisogna agitarsi perché si è sulla croce”.
Infine, di fronte alla sofferenza degli altri, in una o un’altra forma! Dove c’è della sofferenza, là è necessario “metterci anche l’amore”, cioè dare la propria vita. Infatti, dove c’è amore, anche Dio è presente. “Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; ero nudo e mi avete rivestito; ero ammalato e mi avete assistito; ero in prigione e mi avete visitato“(Mt 25, 35-36).
Così, l’amore che trasforma ogni sofferenza in amore, rende presente il segno della croce “ nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Bernardetta non ha aspettato “di essere macinata come un chicco di grano” affinché, con il dono di se stessa, la sua vita fosse un grande ed autentico simbolo della croce.
Per ognuno di noi, diventare “segno della croce” è un atto di ogni momento, vissuto nelle piccole cose della vita corrente. Questo fà appello alla nostra iniziativa, alla nostra immaginazione e alla nostra creatività. Si tratta di una decisione da prendere, quella di voler amare, cioè di voler donare la propria vita per gli altri.
Domande che possiamo farci:
• rendere presente il segno della croce fà parte delle mie priorità di ogni giorno?
• come la rendo presente? da solo?con gli altri? nella comunità cristiana? nel posto di lavoro? nell’ambito sociale?
• in che modo il pellegrinaggio a Lourdes mi aiuta?
• la figura di Bernadette mi è di esempio?
• le contrarietà e i miei aspetti negativi sono solamente delle pietre d’inciampo?
Gesto da fare Rendere presente il segno della croce è legato, in primo luogo alla propria volontà di ridare a Dio il suo posto; poi al nostro desiderio di amare. Tenendo in conto sempre lo splendido “ inno alla carità “ di S. Paolo, in questi giorni di pellegrinaggio proviamo a vivere queste parole dell’Apostolo con vero spirito immaginativo, creativo.
Solo se vissuti “ nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni saranno presenza del segno della croce. “La carità è paziente; la carità è benigna, la carità non è invidiosa; non si vanta, non si gonfia; non manca di rispetto; non cerca il suo interesse; non si adira; non tiene conto del male ricevuto; non si gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità; Tutto copre, tutto spera, tutto sopporta, La carità non avrà mai fine” (1 Co 13, 4-8)
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