Se mi permetti caro don
Piero, voglio trattarti come membro del mio presbiterio per dirti subito con la
sincerità che tutti mi riconoscono, che ti sono quanto mai vicino, pronto a
difenderti a spada tratta da quel cumulo di illazioni, di invenzioni e di
calunnie contro di te. Per correttezza, devo dire che non ho seguito sino in
fondo con particolare acume tutto ciò che nei giorni scorsi, si è riferito alla
tua persona riguardo ad un tuo gesto di cui tu stesso forse non hai misurato
appieno la portata. Non sai, fratello mio che noi figli della Chiesa, noi sacri
ministri abbiamo continuamente gli occhi altrui puntati addosso per coglierci
in fallo, per trovare l’occasione, spessissimo il pretesto per buttarci addosso
tutta la bava velenosa che il maligno coltiva accuratamente nel cuore marcio e
nella penna bacata di sedicenti informatori, in realtà corruttori della
pubblica opinione?
E’ ciò che è successo a te
per il gesto che hai compiuto. Probabilmente tu in certo modo, esasperato come
capita a noi, moralizzatori per definizione quando siamo stomacati, fino alla
sazietà di fronte all’impudicizia, alla esposizione indebita del corpo umano,
all’incitamento ai più bassi istinti dell’uomo dell’ uomo maschio e ci
decidiamo, sentendolo come un dovere a sporgere la più netta denuncia, in nome
di colui che ha detto ”guai al mondo per gli scandali”(Mt. 18,7). E’ quello che
tu hai fatto, mettendo in carta ed in pubblica esposizione la tua denuncia.
Forse qui hai
imprudentemente esagerato. Te lo ha detto paternamente anche il tuo vescovo, al
quale anche io mi associo.
Se dovessi essere il
giudice nei tuoi confronti cosa che il Vangelo mi impedisce invocherei tutte le
attenuanti generiche e particolari per diminuire l’impatto pubblico della tua
denuncia.
Adesso che la cosa è
accaduta, adesso che gli scarabei di professione hanno massacrato indebitamente
coi loro denti acuminati la tua dignità io ti dico: "Ti comprendo, ti scuso completamente e ti abbraccio
come fratello carissimo. Se ti fa piacere, ti dirò che più volte anche al
sottoscritto-amante come tutti i cristiani della ”parresia” apostolica è
capitato qualcosa di simile, sia a livello locale, sia addirittura a livello
nazionale, quando ad esempio osai pubblicamente biasimare il comportamento indecoroso
di qualche esponente politico.
Mi vennero
addosso recriminazioni persino dai miei superiori religiosi di altissimo rango
e poi la sequela di tutti gli altri pronti a cogliere con infinito
compiacimento l’occasione per andare contro ad un ministro di Dio, pastore
della Chiesa.
Caro don
Piero spero che ti passi presto l’amarissima sofferenza che hai patito e il suo
ricordo.
Sono convinto che hai seguito soltanto la tua coscienza che ti
imponeva un certo dovere. Se vuoi un consiglio, che ho trovato sempre
utilissimo, cerca di circondarti di un manipolo di fedeli laici d’ambo i sessi,
che ti vogliano bene, che ti aiutino sinceramente, pronti anche a segnalarti in
segreto qualche tua manchevolezza, e prima di attuare qualche gesto in
qualunque modo straordinario, cerca di consultarti con loro in privato e segui
il loro giudizio, vedrai che ti troverai bene..
Adesso
voglio sperare che sia nella tua parrocchia che nel suo circondario e anche
nella tua diocesi tu possa trovare solidarietà, affetto, vicinanza leale e
anche l’incoraggiamento a continuare il tuo impegno apostolico per amore di
quel Gesù che ha detto: ”Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mt. 10,
22).
Ti
abbraccio, nell’attesa di conoscerti di persona. Ti auguro un buon anno
pastorale (ti prego vivissimamente non cedere mai alla tentazione della fuga).
Dio ti
benedica.† Andrea Gemma Vescovo.
Roma
31/12/2102
Nessun commento:
Posta un commento