giovedì 24 gennaio 2013

Lettera aperta a don Piero Corsi di S. E. Mons. Andrea Gemma

Caro don Piero, sono vescovo ed anche se da alcuni anni emerito non ho perso la buona abitudine, che avevo nella mia diocesi, piccola e bella, di essere sempre affettuosamente vicino ai miei sacerdoti. Ero per loro oltre che fratello e Padre, anche un solido scudo contro le facili, troppo facili aggressioni di un mondo secolarizzato di cui Gesù ha detto ”è tutto sottoposto al maligno”(Gv. 5,19). Ricordo che una volta nella pagina locale di un grande giornale nazionale si leggeva un titolo a piena pagina di questo tono: ”guai a chi tocca i miei preti!”.

Se mi permetti caro don Piero, voglio trattarti come membro del mio presbiterio per dirti subito con la sincerità che tutti mi riconoscono, che ti sono quanto mai vicino, pronto a difenderti a spada tratta da quel cumulo di illazioni, di invenzioni e di calunnie contro di te. Per correttezza, devo dire che non ho seguito sino in fondo con particolare acume tutto ciò che nei giorni scorsi, si è riferito alla tua persona riguardo ad un tuo gesto di cui tu stesso forse non hai misurato appieno la portata. Non sai, fratello mio che noi figli della Chiesa, noi sacri ministri abbiamo continuamente gli occhi altrui puntati addosso per coglierci in fallo, per trovare l’occasione, spessissimo il pretesto per buttarci addosso tutta la bava velenosa che il maligno coltiva accuratamente nel cuore marcio e nella penna bacata di sedicenti informatori, in realtà corruttori della pubblica opinione?

E’ ciò che è successo a te per il gesto che hai compiuto. Probabilmente tu in certo modo, esasperato come capita a noi, moralizzatori per definizione quando siamo stomacati, fino alla sazietà di fronte all’impudicizia, alla esposizione indebita del corpo umano, all’incitamento ai più bassi istinti dell’uomo dell’ uomo maschio e ci decidiamo, sentendolo come un dovere a sporgere la più netta denuncia, in nome di colui che ha detto ”guai al mondo per gli scandali”(Mt. 18,7). E’ quello che tu hai fatto, mettendo in carta ed in pubblica esposizione la tua denuncia.

Forse qui hai imprudentemente esagerato. Te lo ha detto paternamente anche il tuo vescovo, al quale anche io mi associo.

Se dovessi essere il giudice nei tuoi confronti cosa che il Vangelo mi impedisce invocherei tutte le attenuanti generiche e particolari per diminuire l’impatto pubblico della tua denuncia.

Adesso che la cosa è accaduta, adesso che gli scarabei di professione hanno massacrato indebitamente coi loro denti acuminati la tua dignità io ti dico: "Ti comprendo, ti scuso completamente e ti abbraccio come fratello carissimo. Se ti fa piacere, ti dirò che più volte anche al sottoscritto-amante come tutti i cristiani della ”parresia” apostolica è capitato qualcosa di simile, sia a livello locale, sia addirittura a livello nazionale, quando ad esempio osai pubblicamente biasimare il comportamento indecoroso di qualche esponente politico.

Mi vennero addosso recriminazioni persino dai miei superiori religiosi di altissimo rango e poi la sequela di tutti gli altri pronti a cogliere con infinito compiacimento l’occasione per andare contro ad un ministro di Dio, pastore della Chiesa.

Caro don Piero spero che ti passi presto l’amarissima sofferenza che hai patito e il suo ricordo.
Sono convinto che hai seguito soltanto la tua coscienza che ti imponeva un certo dovere. Se vuoi un consiglio, che ho trovato sempre utilissimo, cerca di circondarti di un manipolo di fedeli laici d’ambo i sessi, che ti vogliano bene, che ti aiutino sinceramente, pronti anche a segnalarti in segreto qualche tua manchevolezza, e prima di attuare qualche gesto in qualunque modo straordinario, cerca di consultarti con loro in privato e segui il loro giudizio, vedrai che ti troverai bene..

Adesso voglio sperare che sia nella tua parrocchia che nel suo circondario e anche nella tua diocesi tu possa trovare solidarietà, affetto, vicinanza leale e anche l’incoraggiamento a continuare il tuo impegno apostolico per amore di quel Gesù che ha detto: ”Sarete odiati da tutti a causa del mio nome” (Mt. 10, 22).

Ti abbraccio, nell’attesa di conoscerti di persona. Ti auguro un buon anno pastorale (ti prego vivissimamente non cedere mai alla tentazione della fuga).

Dio ti benedica.† Andrea Gemma Vescovo.

Roma 31/12/2102

 
 

 

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