venerdì 4 gennaio 2013

Il rancore dimostra la non trasparenza del credente.

In Levitico 19:18 "Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore".

Luca 6:36,37 "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato".

Il rancore è un peccato; esso è molto vicino all'odio e molto lontano dalla grazia. La gelosia di Caino aveva prodotto del rancore verso suo fratello Abele; e il rancore si trasformò in omicidio.
Ci sono cuori non trasparenti che per star bene devono far stare male gli altri.

Il Signore Gesù non ha mai provato un tale sentimento. Pensiamo al suo comportamento verso Giuda. Egli conosceva perfettamente lo stato della sua anima e sapeva che era "un diavolo". Ma non ha mai lasciato intravedere il minimo rancore e tantomeno dell'odio. Il suo ultimo incontro con lui è caratterizzato da questa parola: "Amico, per questo sei qui?" (Matteo 26:50). Possiamo ben dire che "Le male azioni portano al carcere; le male reazioni portano al manicomio".

Paolo non aveva né odio né acredine verso il carceriere di Filippi. Se ne avesse avuto non avrebbe potuto dirgli, quando le porte della prigione furono aperte: "«Non farti del male, siamo tutti qui»" (Atti 16:28), né, in seguito, predicargli l'Evangelo. Eppure, quante sofferenze quell'uomo gli aveva fatto subire!

Come è possibile che vi siano rancori fra fratelli e che perdurino nel tempo? "Deve venire a chiedermi scusa", si dice, e poi "regoleremo la cosa quando si sarà pentito". Questi pretesti mostrano uno spirito orgoglioso, legalista e intransigente, e una totale assenza di grazia.

Questi credenti non possono essere delle lettere aperte, trasparenti, con buone notizie. Se noi siamo coloro che annunciano Cristo e la Sua opera all'umanità, se testimoniamo che Gesù ci ama e che ama a tutti, come possiamo essere letti dagli altri se non siamo coerenti o trasparenti con quello che diciamo?

Credo che "Un vecchio collerico e schizzafuoco non si improvvisa. È il frutto di una vita egoista". Un anziano amabile non si improvvisa; é il frutto dolce di una vita generosa.

La critica e la maldicenza dimostra un credente non trasparente. Un proverbio spagnolo dice "Nella bocca chiusa non entrano le mosche".

Come si porta il peso del proprio corpo senza sentirlo, mentre invece si sente quello di ogni corpo estraneo che si voglia muovere, così non si notano i propri difetti, ma solo quelli degli altri.

C'era un nonno che si era addormentato profondamente sul salotto. I nipoti terribili ebbero una cattiva idea, trovarono dell'acqua di pesce ammuffito ne presero un pò e la misero alle narici del nonno. Quando questi si svegliò e aspirò l'aria dalle narici esclamò "che male odore in questa abitazione!" Andò alla cucina ed anche li sentì l'odore e sgridò la moglie; entrò nel suo ufficio ed anche lì c'era lo sgradevole l'odore. Così uscì fuori per la strada ed incontrò un vicino e gli disse "avete sentito che cattivo odore per la strada?" gli disse arrabbiato.

Se ti senti tentato a criticare e vedere le mancanze degli altri, esamina te stesso; pulisci le tue narici prima e vedrai come non tutto puzza.

L'ipocrisia non fa trasparire Cristo nel credente. Ipocrisia è voler mostrare qualcosa che non siamo o ricevere il merito per qualcosa che non dipende da noi.

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