Si discute, in questi
tempi, della scuole paritarie.
Sembra che la scure dell’Imu debba calare
anche su di loro, con effetti devastanti. L’argomentazione dei contrari è
semplice: le scuole paritarie, che offrono un servizio pubblico, fanno
risparmiare allo Stato sei miliardi di euro l’anno. E’ giusto ricordarlo, a
tutti coloro che, mentendo, affermano che le scuole paritarie toglierebbero
soldi all’istruzione pubblica. Giusto, dicevo, ma troppo poco.
Se ormai non
apparisse polemico sostenere che la neve è bianca, si dovrebbe ricordare una
verità storica evidente: è la Chiesa, da cui ancora oggi originano la gran
parte delle paritarie, che ha educato e alfabetizzato l’Europa. Negarle
oggi il diritto di continuare a lavorare nel campo dell’educazione significa
compiere un delitto, quantomeno di irriconoscenza, contro la propria storia.
Vediamo, brevemente, i
fatti.
Con il crollo dell’impero
romano, l’istruzione viene a mancare.
Solo i monaci, indefessi lavoratori
vivificati dalla virtù teologale della speranza, dopo aver arato e coltivato i
campi, leggono, studiano e copiano nei loro scriptoria le opere
antiche e moderne.
Il monaco Cassiodoro, cui dobbiamo la sopravvivenza di
gran parte della cultura medica pagana, verrà giustamente definito “il
salvatore della civiltà occidentale”. Analogo lavoro svolgono i monaci
benedettini e quelli irlandesi, che Luigi Alfonsi ricorda essere
stati“missionari, asceti, riformatori e poeti nello stesso tempo”.
“Conoscitori del latino”,
con cui erano entrati in contatto tramite il latino ecclesiastico, gli
irlandesi“educarono agli studi gli Angli”, consigliarono ed istruirono alcuni
sovrani, insegnarono a leggere le sacre scritture e i poeti antichi ai loro
contemporanei. I monaci non solo copiavano i testi, ma civilizzavano le
popolazioni barbariche, scrivendo per loro poesie, preghiere, grammatiche e
dotando quei popoli di un senso della storia.
Il venerabile Beda è
riconosciuto come il “padre della storia inglese”, mentre Gregorio vescovo
di Tours scrisse l’Historia Francorum e il monaco Paolo Diacono la
celebre Historia Langobardorum.
Chi educò i germani alla civiltà
latina? San Bonifacio del Wessex, noto come “grammaticus germanicus”e Rabano
Mauro, il praeceptor Germaniae. Il grande consigliere e ministro
dell’istruzione di Carlo Magno? Il monaco Alcuino, organizzatore
delle Schole palatine di Aquisgrana e Tours, e delle scuole
dell’impero. Durante i secoli dell’alto medioevo l’istruzione è impartita
dalle scuole monastiche e dalle scuole cattedrali, nelle quali
si insegna il principio della fides quaerens intellectum, e che costituisconol’antefatto
delle Università.
In quelle stesse scuole si
insegnano la teologia, la filosofia, la musica: dobbiamo al monaco Guido
d’Arezzo l’invenzione del pentagramma e delle note, che rese lo studio
della musica enormemente più rapido ed efficace. Quanto alle università, come racconta
bene Leo Moulin, la Chiesa fornirà molti degli insegnanti più
eccelsi, privilegi, sostegno economico e politico, collegi per i poveri e borse
di studio.
E la nascita del volgare italiano? La prima opera della nostra
letteratura è una preghiera, il Cantico delle Creature di San Francesco;
quanto a Dante, è la dimostrazione del fatto che la Chiesa e la fede sono
all’origine della nostra tradizione letteraria.
Dante si forma alla scuola del
guelfo Brunetto Latini, ma ancor più presso gli studi teologici dei domenicani
e dei francescani di Firenze; quanto ai libri, è la capitolare di Verona, una
biblioteca ecclesiastica, a permettergli l’accesso ad una immensa quantità di
testi altrimenti irreperibili.
Anche Petrarca e Boccaccio, desiderosi
di attingere alla classicità, potranno farlo solo recandosi nelle librerie
dei monasteri (dalle quali, qualche volta, trafugheranno qualche testo
raro e prezioso).
Se ci spostiamo più avanti
nel tempo, è con il Concilio di Trento che nascono numerosi ordini
religiosi dediti all’istruzione dei poveri, altrimenti destinati
all’analfabetismo.
Ricordo l’opera dei padri Somaschi edei Barnabiti;
quella degli Oratoriani e degli Scolopi di san Giuseppe
Calasanzio, considerato il fondatore della scuola elementare popolare e gratuita
(la prima nel 1597, a Trastevere); le scuole cristiane di Jean Baptiste de
la Salle (XVII secolo), un altro pioniere dell’istruzione popolare e
professionale in Europa. Per secoli sono quasi solo i religiosi a dedicare
vita, energie, beni, per andare incontro alle esigenze intellettuali,
religiose, lavorative del popolo.
Sono loro a istruire i ciechi e i sordomuti,
a prendersi in carico orfani e disadattati. Ma non solo: i barnabiti avranno,
tra i loro alunni, Alessandro Manzoni; gli Scolopi Giosué Carducci e Giovanni
Pascoli; i Gesuiti Cartesio, Torricelli, Volta, Galvani,Spallanzani…Anche Ugo
Foscolo e Giacomo Leopardi avranno come precettori dei
sacerdoti, mentre, dopo di loro, non lo Stato, ma Teresa Verzeri, Maddalena
di Canossa, don Ludovico Pavoni, don Giovanni Bosco… si occuperanno,
delle ragazze e dei ragazzi orfani, abbandonati, dei vinti e degli sconfitti
dell’età industriale.
di Francesco
Agnoli, scrittore e saggista
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