Lo afferma il presidente del dicastero vaticano per
la famiglia, arcivescovo Vincenzo Paglia.
Non si può considerare, spiega
alla Radio Vaticana senza citare in alcun modo la sentenza della
Cassazione, che «come ho diritto a questo, ho diritto anche a
quell’ altro».
In realtà, sottolinea il capo dicastero del Vaticano, “il
bambino deve nascere e crescere all’ interno di quella che, da che mondo
è mondo, è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre. Il
bambino deve crescere in questo contesto”. E se può accadere di nascere
con un solo genitore, si tratta di “situazioni drammatiche”, che non fanno
testo.
“Inficiare questo principio – infatti – è pericolosissimo, per il
bambino anzitutto, ma per l’intera società”.
Per l’arcivescovo, annullando il valore della famiglia tradizionale e della
funzione genitoriale paterna e materna preferendo parlare di genitore A e
genitore B, “rischiamo solo il ridicolo, ma è amara la condizione di
quello che sta accadendo”.
“Anzitutto – ragiona – mi chiedo perché uno sia
A e l’altro B, e non viceversa, se proprio si vuole obbedire al discorso
dell’uguaglianza. Ma, attenzione: negare la diversità porta a dire che alla
fine uno è uguale solo a sé stesso, anzi: non è neppure uguale al suo
clone, perché c’è una differenza”.
Nell’intervista, che prende spunto dall’opposizione
dei vescovi francesi alle nozze gay (domani a Parigi si terrà una manifestazione
di questo segno), monsignor Paglia rileva la inadeguatezza etica della visione
oggi diffusa per la quale davanti al desiderio del singolo “tutto diventa
possibile”.
“Se il metro è l’io e la soddisfazione di tutti i suoi
desideri, è chiaro – ragiona il presule – che può accadere di tutto:
appunto, la distruzione della civiltà. E questo è il nodo nel quale noi
oggi ci troviamo”.
In merito, nell’intervista concessa a Radio Vaticana, il
presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia propone “un solo esempio:
che un padre e una figlia debbano volersi bene – osserva – è ovvio, e
questo amore deve crescere. Ma non posso pretendere che questo amore diventi
amore coniugale, perché altrimenti squilibriamo tutto e andremmo nella
Babele delle parole che è la spiaggia del baratro per la stessa societa’”.
In effetti, elenca Paglia, “gli ultimi ‘no’ che ancora un po’ resistono sono
quelli alla poligamia e all’incesto: ma resistono ancora per quanto? E li
stiamo già intaccando per una dittatura dell’io che certamente come prima
conseguenza ha la distruzione della famiglia e poi della città, della società e
del concerto delle nazioni”.
“Ecco perché - conclude il capo dicastero – la Chiesa, conoscendo la
forza anche sociale e antropologica della famiglia, la difende in ogni modo:
perché ama l’uomo, ama la donna, ama tutti, e non vuole che venga distrutta la
culla dove nasce e si irrobustisce la stessa società”
Radio Vaticana, Sabato 12 gennaio 2013 alle ore 15.57 ·
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