Perché, si chiede
l’arcivescovo, tanti credenti sono profondamente esperti nelle loro professioni
e sulla fede hanno un vago ricordo del Catechismo?
L’Anno della Fede,
che sarà aperto l’11 ottobre, a 50 anni dal Concilio, «è innanzitutto una
opportunità che la Chiesa ha per restituire a molti cristiani il desiderio di
essere veramente tali, vale adire ravvivare il dono della fede e soprattutto
essere anche nella condizione di conoscere la fede». Lo dice, in un’intervista,
l’arcivescovo Rino Fischella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova
Evangelizzazione.
«Quello che noi oggi certamente verifichiamo - afferma – è un profondo analfabetismo che tocca anche i contenuti basilari della fede. Accompagnato anche dalla incapacità a saper dare delle ragioni del perchè si è cristiani». Secondo Fisichella, quindi, occorre «da un lato riprendere con seria considerazione il tema della propria formazione: non è pensabile che noi abbiamo tanti cristiani che sono profondamente esperti nelle loro materie e professionalità e sui contenuti della fede hanno un vago ricordo del Catechismo della Prima Comunione. E dall’altra «ci auguriamo realmente che l’Anno della Fede possa diventare opportunità perchè i credenti abbiano a ritrovare il gusto della preghiera e della partecipazione soprattutto alla messa domenicale».
Il capodicastero vaticano spiega che «noi veniamo da un lungo periodo in cui l’essere credenti è equivalso ad appartenere a una tradizione. Oggi non è piu cosi». «Dati sociologici - sottolinea - ci mostrano come i sacramenti dell’iniziazione hanno una notevole diminuzione dovuta al fatto che siamo dinanzi a una nuova forma di ateismo». Per cui, secondo Fisichella, occorre «motivare presso i credenti» che non basta più «una appartenenza geografica di fatto cattolica, e neppure una tradizione familiare», ma che essere cristiani è «una scelta a cui deve corrispondere una conoscenza dei contenuti, cui si aderisce liberamente perchè fede è scelta di libertà, e dall’altra parte deve sollecitare a uno stile di vita coerente con la propria scelta».
Vatican Insider
ROMA 5 OTTOBRE 2012«Quello che noi oggi certamente verifichiamo - afferma – è un profondo analfabetismo che tocca anche i contenuti basilari della fede. Accompagnato anche dalla incapacità a saper dare delle ragioni del perchè si è cristiani». Secondo Fisichella, quindi, occorre «da un lato riprendere con seria considerazione il tema della propria formazione: non è pensabile che noi abbiamo tanti cristiani che sono profondamente esperti nelle loro materie e professionalità e sui contenuti della fede hanno un vago ricordo del Catechismo della Prima Comunione. E dall’altra «ci auguriamo realmente che l’Anno della Fede possa diventare opportunità perchè i credenti abbiano a ritrovare il gusto della preghiera e della partecipazione soprattutto alla messa domenicale».
Il capodicastero vaticano spiega che «noi veniamo da un lungo periodo in cui l’essere credenti è equivalso ad appartenere a una tradizione. Oggi non è piu cosi». «Dati sociologici - sottolinea - ci mostrano come i sacramenti dell’iniziazione hanno una notevole diminuzione dovuta al fatto che siamo dinanzi a una nuova forma di ateismo». Per cui, secondo Fisichella, occorre «motivare presso i credenti» che non basta più «una appartenenza geografica di fatto cattolica, e neppure una tradizione familiare», ma che essere cristiani è «una scelta a cui deve corrispondere una conoscenza dei contenuti, cui si aderisce liberamente perchè fede è scelta di libertà, e dall’altra parte deve sollecitare a uno stile di vita coerente con la propria scelta».
Vatican Insider
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