Per questo non ci
scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello
interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero
peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di
gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili,
perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono
eterne.
Seconda lettera ai
Corinzi, 4, 16-18
Le gesta gloriose
dei santi martiri fanno rifiorire la Chiesa in ogni luogo. Perciò possiamo
constatare con i nostri stessi occhi quanto sia vero ciò che abbiamo cantato:
«Preziosa agli occhi del Signore é la morte dei suoi fedeli» (Sal 115, 15).
Questa morte é preziosa ai nostri occhi e agli occhi di colui, per il cui nome
venne affrontata. Ma il prezzo versato per queste morti é stato la morte di uno
solo. Quante morti ha riscattato con la sua morte uno solo! Se quel solo non
fosse morto, il chicco di frumento non si sarebbe moltiplicato. Avete sentito
le parole che dice all’avvicinarsi della sua passione, cioé della nostra
redenzione: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se
invece muore, produce molto frutto»? (Gv 12, 24).
Sulla croce egli
compì un’operazione di incalcolabile valore. Su di essa fu fatto il versamento
per il nostro riscatto. La lanciata del soldato gli aprì il costato e da quella
ferita sgorgò il prezzo di tutto il mondo. Con esso furono comprati i fedeli e
i martiri, e il loro sangue é testimone che la loro fede era autentica. Essi
restituirono ciò che era stato speso per loro, e misero in pratica quello che
dice san Giovanni: Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi
dobbiamo dare la vita per i fratelli (cfr. 1 Gv 3, 16). E in un altro passo
troviamo scritto: Quando sei seduto a mangiare con un potente, considera bene
che cosa hai davanti, perché bisogna che tu prepari altrettanto (cfr. Pro 23,
1-2)
Lauta é quella
mensa dove il cibo é costituito dallo stesso padrone della mensa. Nessuno nutre
gli invitati con la propria carne: questo lo fa solo Cristo Signore. Egli é
colui che invita, egli é il cibo e la bevanda. Compresero bene i martiri che
cosa avessero mangiato e bevuto, per rendere un tale contraccambio. Ma come
avrebbero potuto rendere questo contraccambio, se egli, che sborsò per primo il
prezzo, non avesse dato loro il mezzo per corrisponderlo? «Che cosa renderò al
Signore per quanto mi ha dato?». «Alzerò il calice della salvezza» (Sal 115,
12-13). Qual é questo calice? E’ il calice della passione, amaro, ma benefico:
quel calice avrebbe causato terrore al malato, se il medico non l’avesse bevuto
per primo. Questo calice é proprio la passione. Lo riconosciamo dalle parole
stesse di Cristo, che dice: «Padre, se é possibile, passi da me questo calice»
(Mt 26, 39). DI questo stesso calice i martiri hanno detto: «Alzerò il calice
della salvezza e invocherò il nome del Signore» (Sal 115, 13).
Non temi dunque tu,
o martire, nel momento della tua passione? Tu non temi e sta bene! Ma sai dirmi
il perché «Perché invocherò il nome del Signore». Come potrebbero vincere i
martiri, se non vincesse negli stessi martiri colui che ha detto: «Abbiate
fiducia, io ho vinto il mondo»? (Gv 16, 33). Il sovrano del cielo sosteneva il
loro animo, guidava la loro lingua, sconfiggeva, per mezzo loro il demonio
sulla terra, e li coronava martiri in cielo. O beati loro che bevvero questo
calice! I dolori hanno avuto fine ed essi hanno conseguito la gloria.
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