La prima figura che appare nel cielo azzurro è quella di Gesù buon Pastore: “Io
sono il buon pastore, il buon pastore offre la vita per le pecore”. Lo vediamo
in piedi, con lo sguardo vigile, i sandali ai piedi, la tunica cinta ai
fianchi, il vincastro in mano.
Guardiamo rapiti e sentiamo risuonare le parole che ci riguardano: “I presbiteri sono, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore”.
Essere “immagine viva e trasparente di Cristo”! Quale mistero di elezione e di grazia! “Ad uomini che vivono sulla terra – scrive san Giovanni Crisostomo – è stata affidata l’amministrazione dei tesori celesti ed è stato dato un potere che Dio non ha concesso agli angeli”.
Guardiamo rapiti e sentiamo risuonare le parole che ci riguardano: “I presbiteri sono, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore”.
Essere “immagine viva e trasparente di Cristo”! Quale mistero di elezione e di grazia! “Ad uomini che vivono sulla terra – scrive san Giovanni Crisostomo – è stata affidata l’amministrazione dei tesori celesti ed è stato dato un potere che Dio non ha concesso agli angeli”.
A queste parole fa eco l’esclamazione
rapita del Santo Curato d’Ars: “Oh! Che cosa grande è il Sacerdozio! Il
Sacerdozio non lo si capirà mai se non in cielo… Se lo si comprendesse bene
sulla terra, si morirebbe non di spavento, ma d’amore! (…) È il prete che
continua l’opera della Redenzione sulla terra”.
È il Signore che ci ha resi
così attraverso il dono trasformante dello Spirito Santo: egli ci ha avvinti a
sé con un “legame ontologico” che tocca tutto il nostro essere senza riserve o
zone private, senza tempi neutri, non solo quando compiamo i ministeri
pastorali che la Chiesa ci affida.
Siamo “segnati – afferma il Concilio – da
uno speciale carattere che (ci) configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter
agire in nome di Cristo, Capo della Chiesa”.
Per questo, sempre e ovunque
continuiamo ad essere “segni sacramentali” di Colui che è Pastore delle anime e
ci chiede di custodire e accrescere la dignità e la trasparenza che ci ha
donato, tanto che la
Tradizione della Chiesa considera ogni sacerdote “alter Christus”.
Per questa
ragione il Curato d’Ars, pur essendo umilissimo, era “consapevole, in quanto
prete, d’essere un dono immenso per la sua gente”, e il Santo Padre pensa con
riconoscenza all’ “immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la
Chiesa, ma anche per la stessa umanità”
(Card. Angelo Bagnasco. Lettera il Buon
Pastore)
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