martedì 5 febbraio 2013

Stiamo perdendo i figli: alcool, Internet, cellulare, azzardo


Allarmante e deprimente l’indagine resa nota da Telefono Azzurro, che documenta le dipendenze dei nostri figli, dai 12 ai 18 anni, da molte patologie: web, alcool, cellulare, azzardo.
Perfino molti bambini tentano il gioco d’azzardo: hanno in tasca quattro miserabili soldini e cercano di moltiplicarli col Gratta e Vinci. Naturalmente perdono tutto. Ma se confessano questa dipendenza, vuol dire che poi ci riprovano, e che tentare la fortuna diventa un bisogno. 
Come negli adulti: il meccanismo che li spinge a comprare biglietti di lotterie, cartoline da grattare, o a puntare sul poker, è l’eccitazione del cervello non quando vedono il risultato, non quando tirano fuori i soldi, ma nel tempo dell’attesa che scorre tra la scommessa e l’esito. 
Quello è un tempo speranzoso, frenetico, orgasmico.
Persa la scommessa, sentono subito il bisogno di ripartire con un’altra, per sentire di nuovo il bon bon della speranza. È una malattia psichica, una dipendenza. Che ce l’abbiano anche i bambini, questo è l’aspetto più deprimente e sconsolante dell’inchiesta resa nota da Telefono Azzurro. 
Noi adulti stiamo male, e lo sappiamo. Abbiamo creato una società in cui lo scopo non è essere felici, fare il bene, coltivare cervello e spirito, ma è avere denaro, avere successo, e vedere i figli avviati al successo: un figlio scemo ma promosso ci soddisfa, un figlio genietto ma non trionfante ci preoccupa. Siamo malati di consumismo, e sappiamo da sempre che il consumismo consuma la nostra vita.
Ma adesso scopriamo, ed ecco la nuova angoscia, che consuma anche la vita dei nostri figli. Gli trasmettiamo in eredità la nostra malattia.
Certo, non occorreva l’inchiesta di Telefono Azzurro perché ci accorgessimo che i nostri figli soffrono di una dipendenza dal web.

Li vediamo anche a casa, sono sempre in Internet. Il 47% dei bambini tra i 12 e i 18 anni dicono che non riescono a staccarsi. Un terzo di loro dichiarano di aver visitato siti porno, e il 20 % di bazzicare siti xenofobi e razzisti. Perché lo fanno? La mia risposta è: perché navigare vuol dire liberarsi dal controllo dei genitori, è una ribellione, e i siti proibiti sono l’apice della ribellione. È una buona cosa? Pessima, e bisognerebbe frenarla. Internet non ha nessuna voglia di mettersi dei limiti, dice che la sua logica è tutto per tutti. Ma questa è una menzogna: se la Cina dice a Google “nessun cinese deve poter consultare le voci democrazia, elezioni, libertà di stampa, eccetera”, Google si adegua. Da noi non gli si chiede tanto. 
Ma un motore di ricerca per ragazzi, che non li porti a farsi del male, non è assurdo e non è impossibile. 
Nel frattempo, possiamo dosare i tempi ai nostri ragazzi: non ha senso che un ragazzino stia in Internet 4 ore al giorno, mezz’ora è anche troppo. 
Strano che il 25 per cento dei ragazzi ammetta di aver ricevuto mms a sfondo sessuale, e che poi a confessare di mandarli siano meno della metà. Questo è uno scambio, chi riceve manda. È un modo, immaturo, per credere di crescere.

Sorpresa: già dai 12 ai 18 anni bevono alcolici. Pochi ne fanno uso quotidiano, ma il 50 % bevono in certe occasioni. Quali? Le loro festine. Le festine (non ci pensiamo mai, e sbagliamo) sono un’occasione in cui i più sfrenati prendono il comando, e diventano dei leader. Nelle classi ci sono due tipi di capi-gruppo, i migliori e i peggiori, ma nelle festine i peggiori han più autorità. E non illudiamoci che i nostri figli siano sempre degli angioletti, fuori casa diventano irriconoscibili. La casa li frena. È per questo che alcuni tentano la fuga: il 10 % nel 2011, dice qui l’indagine, ma purtroppo nel 2012 sono triplicati. C’è da preoccuparsi? Certamente. Perché mentre noi siamo in crisi con la società, i nostri figli entrano in crisi con noi. Non sarebbe male che guardassimo un po’ meno fuori casa, e un po’ di più dentro.

Ferdinando Camon



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