Alcune riflessioni di Benedetto XVI sulla
Quaresima.
La Quaresima è la porta che immette in una dimensione che fa brillare tutto ciò che è tipicamente cristiano – conversione personale, carità verso il prossimo, sobrietà di vita – in modo serrato e con più intensità, come diamanti nella vetrina di un gioielliere. Ma a nulla varrebbero – una confessione in più, un’elemosina, un digiuno – se anche nel cuore, oltre che sulla testa, non si depositasse un pugno di cenere, se cioè ognuno di quei gesti non fosse frutto di un consapevole atto di umiltà di fronte a Dio e non, come per il fariseo del Vangelo, una sofferenza esibita per un pugno di applausi. Questo ha insegnato Benedetto XVI, il Papa umile, perché da sempre orientato a cercare l’amore di Dio:
“Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore. Questa non è dipendenza ma libertà. Convertirsi significa allora non inseguire il proprio successo personale - che è una cosa che passa - ma, abbandonando ogni umana sicurezza, porsi con semplicità e fiducia alla sequela del Signore perché per ciascuno Gesù diventi, come amava ripetere la beata Teresa di Calcutta, il mio tutto in tutto".
La destinazione dell’uomo “è più alta”, ha ripetuto il Papa, ricordando che “non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi” e che “l’essere umano non è l’architetto del proprio destino eterno”. In altre parole, la conversione…
“…non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù. Convertirsi e credere al Vangelo non sono due cose diverse o in qualche modo soltanto accostate tra loro, ma esprimono la medesima realtà”.
Ma certo, l’umiltà è virtù “difficile”. Un capo che si china per molti è il segno della sconfitta, l’atto sociale di un “perdente”. Questo perché, ha affermato in diverse circostanze Benedetto XVI, si dimentica che la vita cristiana non è tanto una legge da ossequiare, ma l’incontro con una Persona, Gesù. E c’è solo un modo per imparare a entrarvi in contatto, la preghiera. Ce lo ha insegnato il Papa, che anche in questo è un maestro:
“La Chiesa sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio, e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio”.
Alessandro De Carolis
Radio Vaticana, 12 febbraio 2013
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