Il rogo di molti preziosi
manoscritti nella Biblioteca Ahmed Babà di Timbuctù, cui prima di ritirarsi i
militanti di Al-Qa'ida nel Maghreb Islamico hanno dato fuoco, costituisce una
notizia tragica per gli studiosi dell'islam e in particolare del sufismo. Non
si conosce ancora il numero di manoscritti periti nell'incendio, ma si sa che
nella città di Timbuctù, una delle grandi città sante delle confraternite
islamiche, ce ne sono circa duecentomila, portati fra il Medioevo e il
diciannovesimo secolo da maestri del sufismo, pellegrini e mercanti.
Cinquantamila sono
certamente salvi nelle biblioteche delle grandi famiglie locali, troppo
potenti per essere toccate anche dagli stessi ribelli. La Fondazione Kati, che
ospita diverse migliaia di manoscritti preziosi, sembra non avere subito danni.
Circa quindicimila manoscritti sono stati portati settimane fa nel Sud del
Mali. Quelli distrutti dovrebbero essere fra sessantamila e centomila, secondo
stime ancora provvisorie. Comunque, un danno enorme.
Perché al-Qa'ida distrugge
manoscritti? Nel rogo sono periti anche testi di botanica, poesia, astronomia,
ma non c'è dubbio che l'ultra-fondamentalismo islamico abbia voluto manifestare
con l'attacco alla biblioteca il suo odio per il sufismo. Non è certamente
questa la sede per un esame del sufismo, che rappresenta il cosiddetto
"Islam delle confraternite" in quanto distinto dall'"Islam degli
Stati" - i cui responsabili sono nominati dai governi - e (in certi paesi)
anche dal cosiddetto "Islam delle moschee", inteso come rete di
moschee autonome dagli Stati, dove può diffondersi anche il fondamentalismo.
In genere chi appartiene a
una confraternita sufi guarda al capo locale della confraternita come al
suo leader, e segue la sua interpretazione dell'islam, che è di natura mistica.
Al-Qa'ida è stata influenzata dal tradizionalismo whahhabita tipico dell'Arabia
Saudita, che considera il sufismo un'eresia e una deviazione rispetto al puro
islam delle origini. Per questo dove al-Qa'ida e in genere il
fondamentalismo radicale si afferma sono distrutte tombe di santi sufi,
santuari e anche biblioteche. Ma ci sono anche altre ragioni, di concorrenza
politica fra associazioni fondamentaliste - sia di tipo
"neo-tradizionalista", come i Fratelli Musulmani, sia radicale e
ultra-fondamentalista come al-Qa'ida - e confraternite.
I sufi fanno politica? L'interrogativo
è stato posto soprattutto quando le confraternite sufi sono diventate l'anima
della resistenza antisovietica nell'Asia centrale, per poi innervare - in
competizione, ovvero in concorso, con residui del potere comunista precedente -
la classe dirigente di molte repubbliche post-sovietiche nella stessa area. Il
mondo delle confraternite sufi non è - evidentemente - unitario, né è
caratterizzato da un unico atteggiamento nei confronti del rapporto fra Islam,
politica, modernità e cultura, così che non mancano anche membri di
confraternite che hanno partecipato e partecipano al movimento fondamentalista.
D'altro canto, non è meno
vero che il sufismo in genere privilegia l'aspetto interiore dello sforzo
(jihad) sulla via di Dio e diffida di chi cerca il proprio autoperfezionamento
"all'esterno", lungo le vie della lotta e della conquista
politica. I teorici del fondamentalismo sono a loro volta tradizionalmente
ostili al sufismo, sia perché lo considerano come un'innovazione rispetto al
messaggio coranico dei primi secoli (una critica che mutuano appunto
dall'Arabia Saudita) sia perché gli rimproverano quella che definiscono la sua
apoliticità, una presunta passività di fronte alla prevaricazione delle
autorità politiche e al colonialismo e neocolonialismo occidentali.
Questo non toglie che vi
siano esponenti del fondamentalismo che rivendicano con orgoglio la loro
appartenenza alle confraternite sufi, come il marocchino 'Abd al-Salam Yasin,
il quale ci ricorda che il fondatore dei Fratelli Musulmani, asan al-Banna
(1906-1949) era sufi, il che dimostra che non tutto il sufismo è un
ripiegamento sul terreno spirituale senza più occuparsi del mondo,
contrariamente alla critica più comune dei fondamentalisti contemporanei alle
confraternite. Ma fra ultra-fondamentalisti e confraternite sufi c'è comunque
un rapporto di concorrenza e ostilità. Questa volta c'è andata di mezzo una
storica, preziosa biblioteca.
di Massimo Introvigne (www.lanuovabussolaquotidiana.it)
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