Nel discorso prenatalizio
alla curia romana del 21 Dicembre 2012, Benedetto XVI ha criticato a fondo
l'idea che i sessi siano il prodotto della società e dell'individuo. In difesa
della famiglia fatta di padre, madre e figli. Contro la filosofia del "gender", il
Papa, si è detto concorde con quanto scritto dal gran rabbino di Francia,
Gilles Bernheim, nel saggio "accuratamente documentato e profondamente
toccante" da lui consegnato lo scorso 17 ottobre al presidente e al primo
ministro francese contro il progetto di legge per il matrimonio tra
omosessuali.
A proposito della
famiglia, il Santo Padre, ha ricondotto la sua crisi al rifiuto della
dualità originaria della creatura umana, creata da Dio come maschio e come
femmina. In nome della filosofia del "gender" – ha denunciato il papa
–, l'essere maschio e femmina diventa il prodotto della decisione
dell'individuo. "Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina
come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come
realtà prestabilita dalla creazione”. Nella lotta per la famiglia è in
gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si
dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo".
La teoria del gender (che
vuol dire “genere”, in inglese) si è imposta di recente come una fonte di
dibattito inesauribile. La questione riguarda la netta separazione fra sesso,
condizione fisica data dalla nascita, e genere, ed in fine distinzione
acquisita dalla società. All'interno della discussione rientrano l'azzeramento
delle differenze sessuali e l'indifferenza o meno verso le abitudini sessuali
dell'individuo.
Il principio di questa
teoria si basa sulla distinzione radicale nella persona umana fra il suo
sesso biologico e la sua identità sessuale. Se il sesso biologico è determinato
dalla nascita, l'identità sessuale è “la percezione soggettiva che si ha
del proprio sesso e del proprio orientamento sessuale”(Dizionario Hachette),
sarebbe il frutto di un preciso clima culturale e di un condizionamento
sociale. Il bambino gioca con le macchinine, la bambina con le bambole: secondo
la teoria del gender questi due comportamenti sarebbero il risultato di una
rappresentazione sociale ereditata, senza alcuna relazione con il sesso
biologico.
Questo insegnamento trova
veramente posto nei programmi scientifici e di vita sulla terra?
Nessuna spiegazione
rigorosamente scientifica sembra confermarla. Al contrario, le osservazioni
scientifiche tendono a dimostrare che l'essere umano è maschio o femmina già
nella fase del concepimento. Questa differenza resterà scritta in ognuna delle
nostre cellule per tutto il corso della vita. Ecco l'opinione dell'americana
Lise Eliot, neurobiologa agguerrita: “Sì, maschi e femmine sono diversi.
Hanno centri d'interesse differenti, livelli di attività differenti, capacità
di concentrazione differenti e persino abitudini intellettuali differenti!”. La
teoria del gender si rivela subito un dibattito e una teoria extra-scientifica
che non trova posto in alcun programma di impianto scientifico.
Questa ideologia risponde,
senza dubbio, alla tentazione orgogliosa dell'individualismo, di non cercare di
dipendere da altri se non da se stessi, di sfuggire ad una legge naturale che
sembra imposta dall'alto. Il rifiuto di essere identificato come uomini o donne
sin dalla nascita si esprime nel sostituire il concetto di maschile/femminile,
come se fosse modificabile. Pertanto la teoria Gender, ha trovato nella cultura
odierna impregnata di relativismo etico una base molto significativa. Tanto da
diventare il cavallo di battaglia del laicismo applicato alla politica.
Sorgono alcune domande a
cui cercheremo di dare risposta: tentare di scegliere la propria identità come
uno preferisce, ci rende davvero liberi? Ed ancora: Lo sviluppo di una persona
non avviene, al contrario, dall'accettazione di ciò che si è, da ciò che
si è ricevuto come un dono?
Certi psicanalisti, come
Tony Anatrella e Jean-Pierre Winter, avvertono sui rischi che la teoria del
gender fa correre ai legami sociali e al completamento fisico della persona.
L'alterità sessuale, nella sua visione più vera, pone l'uomo e la donna “in
un'uguaglianza dignitosa, e in una relazione fondata sulla complementarietà”
che permette la loro la cooperazione, necessaria alla creazione dei legami
sociali. Le idee veicolate dalla teoria del gender si fissano nel “modello del
siamo tutti uguali, secondo l'idea dell'identico e del simile” o nel “restare
bloccati in un'economia narcisistica auto-sufficiente”.
Negando la differenza,
questo discorso impedisce l'apertura dell'individuo verso l'altro e “separa,
divide, invita ciascun sesso a restare isolato”.
di don Salvatore Lazzara
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