mercoledì 15 maggio 2013

Il rispetto umano

I. - Tu vorresti convertirti, ma non lo fai. Perché mai? Per ri­spetto umano. Tu ragioni così: se non vado più in quella casa, si so­spetta che il confessore me l'ha proibito; se abbandono quelle com­pagnie, si dirà che voglio ritirarmi in un eremo; se non partecipo a quei discorsi e battute argute, mi terranno per un debole di spirito; se mi si vede modesto, riservato, si dirà che son pieno di scrupoli. Insomma, sarò preso per un bigotto, per un baciapile, per un topo di sagrestia!

II. - È increscioso. Avresti genio di farti santo, ma temi il «che si dirà?»... Mi diranno un cafone, se lascio queste acconciature, questi vestiti alla moda forse un po' procaci invero...; e sarò segnato quale ipocrita se mi si vede troppo in chiesa, ai sacramenti, negli ospedali a visitare infermi, o nelle case dei poveri...

III. - Ma se tu arrossisci delle livree del Cristo crocifisso, egli un giorno arrossirà di te. L'ha detto! 

Ne va di mezzo non quattro giorni di vita, ma un'eternità! Egli ti dirà: «Non ti conosco! 
Via da me, ope­ratore d'iniquità! ». Debbo decidermi a far guerra al rispetto umano. Il rispetto uma­no è dei codardi, è dei vili. Non mi posso illudere di sentirmi al sicuro per qualche nascosta devozione a Maria. Io mi comporto esteriormente tutto al contrario di come si comportava Maria, la sola creatura umana che non avrebbe scandalizzato alcuno pur vestendo con decoro e ovunque si potesse trovare. 
La sua bellezza esteriore non era che riflesso della santità interiore, ed elevava lo spirito di chi la incontrava. Ma non è così per me! Ricorro allora a Maria per avere la forza di superare gli sguardi e giudizi umani.

ESEMPIO: San Pellegrino Laziosi. - Siamo a Forlì. Anno 1283. Una città delle Romagne, divisa, come altre, dalle fazioni dei Guelfi e Ghibellini. S. Filippo Benizzi si prodigava con forte parola e mira­coli a portare pace, ma quante ingiurie e percosse non ricevette. 

An­che il giovane Pellegrino ardì percuotere il santo. Ma pentitosi del mal fatto, andò a prostrarsi innanzi al Benizzi per chiedere perdo­no. Il santo gli disse: «Ringrazia il Signore che ti ha toccato il cuore. Va, prega la Madonna che ti ottenga la perseveranza». Vi andò, e seppur beffeggiato dai compagni di prima, egli si dà alla ricerca d'un asilo sicuro ove stare solo con Dio. Un giorno, in cattedrale, ha una visione, la Vergine gli dice: «Va a Siena e cerca di P. Filippo e pregalo che ti accetti nel mio ordine dei Serviti». 
Entrò così novizio in quell'ordine progredendo nella virtù. Ritornato a Forlì, visse da santo... E per questo lo veneriamo sugli altari.

FIORETTO: Fa una preghiera e un piccolo sacrificio perché qualche anima mondana riesca a superare il rispetto umano e si dia a vita cristiana più esemplare.

OSSEQUIO: Passando per via non ritrarti dall'inchinare il capo da­vanti a qualche immagine sacra che incontri, o a qualche chiesa.

GIACULATORIA: Per tutti i rei pregate Iddio. Son reo, purtroppo, o Madre, anch'io!

PREGHIERA: O Maria, non vogliamo tradire più la nostra fede cri­stiana! Ci mostreremo sinceri e forti senza arrossire con la nostra condotta e con la parola, se fosse il caso. Donaci, o Madre, grazia!


Fonte: Collegio Missionario Sacro Cuore Andria



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