Il famoso accenno "al fumo di Satana nel tempio di Dio" di papa Montini nell'omelia della festa dei Santi Pietro e Paolo del giugno 1972
Forse ai suoi tempi di “corvi” se ne parlava poco in Vaticano, ma certamente qualcosa dovette pur fiutare Paolo VI, uno dei più grandi pontefici del novecento, quando il 29 giugno del 1972 – solennità dei Ss. Pietro e Paolo, durante l’omelia che segnava l’inizio del suo decimo anno di Pontificato – sorprendentemente affermò di avere avuto la sensazione che “da qualche fessura era entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”.
Dal resoconto di quella storica Omelia, curata dalla Santa Sede nella pagina web dedicata a Papa Montini, leggiamo: “C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. (…) La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. Si celebra il progresso per poterlo poi demolire con le rivoluzioni più strane e più radicali, per negare tutto ciò che si è conquistato, per ritornare primitivi dopo aver tanto esaltato i progressi del mondo moderno”.
In questi giorni, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova), a Roma, si terrà un incontro (promosso dalla Fuci) per ricordare il 49° anniversario dell‘elezione al soglio pontificio di Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI. In questa occasione verrà presentato il libro “Mons. Montini”, dall‘autore Fulvio de Giorgi, docente di storia della pedagogia presso l‘Università di Modena-Reggio Emilia, e dal direttore de “L’Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian.
E’ incredibile osservare l’attualità di pensiero espressa da Paolo VI quarant’anni fa e che ancora oggi ritorna tra le pagine della stampa nostrana e nei luoghi comuni di tanti ingenui lettori: “Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita”.
Sono proprio questi particolari “profeti profani” a catturare oggi le attenzioni e le curiosità di molta gente, annunciatori funesti di misteriose trame e intrighi vaticani capaci di insinuare il dubbio persino sull’aria che respiriamo!
Già il primo Pontefice, per quello spirito di Verità imparato da Cristo, ammoniva: «Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno fazioni che portano alla rovina, rinnegando il Signore che li ha riscattati. Attirando su se stessi una rapida rovina, molti seguiranno la loro condotta immorale e per colpa loro la via della verità sarà coperta di disprezzo. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma per loro la condanna è in atto ormai da tempo e la loro rovina non si fa attendere» (2 Pt, 2, 1-3).
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