L’11 maggio scorso le autorità distrettuali (il capo civile del distretto, il capo della polizia locale, il capo dell’Ufficio affari religiosi) hanno convocato in questura due leader della Chiesa cristiana locale, il Pastore Bounlerd e il Pastore Adang, trattenendoli per ore in un interrogatorio tutto incentrato sui divieti imposti ai cristiani locali. Come nota a Fides l’Ong “Human Rights Watch for Lao Religious Freedom” (HRWLRF), tale approccio conferma il “giro di vite e le restrizioni sulla libertà religiosa verso le comunità cristiane nella provincia di Savannakhet”.
La repressione era iniziata 8 mesi fa nel distretto di Saybuli, nella medesima provincia, con la chiusura di alcune storiche chiese (vedi Fides 14/1 e 25/2/2012).
Nel corso dell’interrogatorio, le autorità hanno contestato ai due Pastori l’uso di alcune abitazioni come “chiese domestiche”; cioè come luoghi di culto dove i fedeli si riuniscono, leggono la Bibbia, pregano. Secondo le autorità, tali attività non sono autorizzate. I due Pastori hanno risposto che i fedeli si ritrovano in casa poiché non ci sono chiese nelle vicinanze.
Altro ordine perentorio: rimuovere le croci presenti sui muri delle case dei cristiani. I due hanno detto che, come gli altri credenti espongono i loro simboli, così fanno i cristiani.
Ultima consegna: fermare la diffusione del messaggio cristiano in Laos perché un numero elevato di persone è arrivato a credere in Cristo. I due leader hanno spiegato che sono i laotiani a chiedere, liberamente, di conoscere Cristo. I due Pastori sono stati poi rilasciati. Si spera che le autorità locali riconoscano il diritto fondamentale alla libertà di religione e culto, sancito nella stessa Costituzione laotiana.
Fonte: Savannakhet, Agenzia Fides 16/5/2012
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