Dopo Brindisi, parlano i vescovi: “Diciamo no alla cultura di morte, ricordiamo il grido di Giovanni Paolo II ad Agrigento”
«Non dobbiamo farci scoraggiare né tantomeno schiacciare da questi fatti assolutamente condannabili da tutta la nazione», ma ora «bisogna reagire con fiducia stringendoci ancora di più gli uni agli altri negli ideali che hanno fatto e fanno il nostro popolo». Sono le parole pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, sull’attentato di Brindisi. A seguito dei tragici fatti di queste ore il ricevimento previsto alla Pontificia accademia ecclesiastica per un incontro tra il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco e i giornalisti in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, è stato annullato.
Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, d’accordo con la presidenza del Coni, ha deciso di non essere presente questa sera alla finale di Coppa Italia, a cui era stato invitato.
«Ma augura - dice la nota diffusa dalla sala stampa vaticana- che l’evento si possa svolgere serenamente, in modo rispettoso delle regole dello sport, così da esprimere la responsabile partecipazione degli sportivi al dolore delle popolazioni colpite dall’orribile attentato alla scuola di Brindisi e dal terremoto». «A queste, il cardinale assicura la sua vicinanza e la sua preghiera», si legge ancora nel comunicato.
Ma la tragedia di Brindisi è anche al centro della nota del Sir, l’agenzia stampa della Cei che parla della tentata strage come di un fatto avvenuto in un momento difficile della vita del Paese «incupito da molte ombre tra le quali anche il riapparire, con più volti, di maestri di morte».
Ricordando la morte tragica di una ragazza di 16 anni, nel testo si afferma: «sono momenti di grande dolore. Per i familiari di chi è colpito e per tutti quanti hanno a cuore il nostro Paese e la convivenza civile, hanno a cuore i giovani e il mondo della scuola, che è il laboratorio di futuro per tutti, dove la cultura della vita, della legalità, della condivisione cerca tutti i giorni di affermarsi». «Dove le generazioni - si spiega - si scambiano fiducia e speranza. Dove ragazzi e ragazze alzano la testa, con i loro insegnanti, per dire no alla criminalità organizzata, all’ingiustizia». Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, d’accordo con la presidenza del Coni, ha deciso di non essere presente questa sera alla finale di Coppa Italia, a cui era stato invitato.
«Ma augura - dice la nota diffusa dalla sala stampa vaticana- che l’evento si possa svolgere serenamente, in modo rispettoso delle regole dello sport, così da esprimere la responsabile partecipazione degli sportivi al dolore delle popolazioni colpite dall’orribile attentato alla scuola di Brindisi e dal terremoto». «A queste, il cardinale assicura la sua vicinanza e la sua preghiera», si legge ancora nel comunicato.
Ma la tragedia di Brindisi è anche al centro della nota del Sir, l’agenzia stampa della Cei che parla della tentata strage come di un fatto avvenuto in un momento difficile della vita del Paese «incupito da molte ombre tra le quali anche il riapparire, con più volti, di maestri di morte».
«Colpire una scuola, dei ragazzi - prosegue il testo dell’agenzia dei vescovi - va contro a tutto questo, ha un forte significato simbolico. In particolare, in un momento così difficile della vita del Paese come quello che stiamo attraversando, incupito da molte ombre tra le quali anche il riapparire, con più volti, di maestri di morte».
«E, allora, una volta di più - è l’appello - bisogna dire forte oggi che non ci stiamo alla cultura della morte. L’abbraccio forte, sincero e dolente ai ragazzi colpiti dai folli omicidi, ai loro genitori, alla scuola e alla comunità di Brindisi, si accompagni alla ribellione civile e alla richiesta di un’azione decisa ed efficace dello Stato, diventi rilancio di una cultura di vita e di speranza che non si abbatte con le bombe e la violenza».
«La criminalità organizzata - è il commento dell’agenzia della Cei - deve sapere tutto questo, deve sapere che la condanna dei giovani e dell’intero Paese è più forte che mai come più forte che mai è l’impegno culturale ed educativo per sconfiggerla». Quindi la conclusione: «Anche la Chiesa è in prima linea accanto ai giovani e alla scuola, guidata da quel grido di Giovanni Paolo II ad Agrigento, il 9 maggio 1993, contro la “cultura di morte”. Un grido che oggi risuona più vibrante che mai».
19 maggio 2012, Roma
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