Maggio è uno dei mesi più belli dell’anno. La natura è pronta per sbocciare nella pienezza del suo rigoglio, l’attività silenziosa operata dalla linfa negli alberi si rende visibile al nostro sguardo. Sbocciano le rose. I loro boccioli sveleranno pian piano la bellezza segreta, ancora nascosta tra le piccole foglie che li avvolgono e presto splenderanno nella luce dei loro colori. La rosa sbocciata è interpretata come immagine della gioventù che svela l’entusiasmante promessa della vita.
Il mese di maggio è dedicato a Maria ed è compreso nel tempo pasquale, sotto la luce della Risurrezione. Si apre con la memoria e la protezione di San Giuseppe - custode di Maria e di Gesù e per questo custode delle promesse fatte da Dio-, per procedere poi nella memoria della Vergine Madre. La Madonna, Rosa Mistica, porta nel mondo la Bellezza, illumina la realtà di una luce pura, dono della Grazia. “La Madonna è il fiore più bello che si sia mai visto nel mondo spirituale”, ha scritto il cardinal Newman, è la regina dei Santi, così come, nel mondo naturale, la rosa è regina dei fiori. Senza lo splendore della Vergine il mondo sarebbe buio e l’uomo immerso in una solitudine cupa. Per questo, un mese in Sua memoria, è un dono da scoprire.
Rivolgersi a Maria ha un effetto potente sull’anima. È la rottura profonda del sentimento di disperazione che occupa il cuore quando avverte il peso della solitudine suprema: la lontananza di Dio dalla vita. Attraverso la Maternità di Maria, il mese di maggio è la riproposta di un rapporto con Colei che ha prestato la Sua carne per l’Incarnazione del Verbo di Dio, Logos creatore.
Maria ci riporta Dio vicino attraverso Suo Figlio Gesù. Perciò è il dono di un Amore che non ci abbandona. Rivolgerci a Lei con la preghiera è stabilire un rapporto con una Presenza reale che ci accompagna e di cui avvertiamo la necessità nell’esigenza del nostro cuore di trovare ciò che lo può compiere. Siamo domanda, desiderio insaziabile. Niente ci compie di ciò che non dura. Solo l’Eterno è per noi. Maria ci ricorda che siamo fatti per il cielo. Nella desolazione in cui è sprofondato il nostro tempo, nel nichilismo diffuso, diventato forma comune di pensiero che ha imposto una solitudine cieca a chi lo abbraccia, sapere di avere una Madre è possibilità di tornare a sperare. “Se’ di speranza fontana vivace”, dice l’inno alla Vergine di Dante. Tornare tra le braccia della Madre è come tornare all’origine del nostro stesso essere, è tornare all’innocenza. Il nostro cuore ha bisogno di pulizia e di semplicità. Per questo onoriamo la Madre, perché ci partecipi della sua purezza e della sua semplicità. Recita la preghiera di Padre Grandmaison: “Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo puro e limpido come acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze. Un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione. Un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male. Formami un cuore dolce e umile, che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in altri cuori sacrificandosi davanti al Tuo Divin Figlio. Un cuore grande indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare. Un cuore tormentato dalla Gloria di Cristo, ferito dal Suo Amore, con una piaga che non si rimargini se non in cielo”.
(Pagetti Elena)
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