Catechesi di don Gabriele Amorth sull’Enciclica di Giovanni Paolo II “Veritatis Splendor”
Sono venuto con piacere in mezzo a voi per parlarvi della "Splendor Veritatis", lo Splendore della Verità, che è un'Enciclica del Santo Padre, molto importante, perché tratta in blocco della morale cristiana. Oggi trattiamo della vita morale, vista nella sua globalità, in cui risplende la totale bellezza, lo splendore della vita, quando è conforme alla Legge di Dio.L'episodio evangelico da cui trae lo spunto tutta la trattazione è fornito dall'incontro di Gesù con il giovane ricco. Lo troviamo in Mt 19,16-30.Tre domande, a cui seguono tre risposte.
Prima domanda: Maestro buono, che cosa debbo fare per ottenere la vita eterna?
Seconda domanda: Li ho sempre osservati, che cosa mi manca?
Terza domanda: Lui andò via triste e gli apostoli si chiedono: ma chi si salverà?
Ecco, c'è una premessa iniziale: "Maestro buono", su cui Gesù insiste: "Nessuno è buono se non Dio solo". Non rifiuta questo appellativo di "Maestro buono", anzi, il fatto di dirci che solo Dio è buono, è un riconoscimento della sua divinità.Anche il Decalogo ha un'importante premessa: "Io sono il Signore tuo Dio", da cui dipendono i vari comandamenti. Solo riconoscendo Dio come vero Dio, .noi prendiamo sul serio quello che viene dopo: i dieci comandamenti.
"Cosa debbo fare per salvarmi?" chiede quel giovane. È problema da cui nessuno può evadere; e solo Dio può rispondere. Egli vuole la salvezza di tutti, per cui ha scritto le sue leggi in ogni coscienza retta di tutti i popoli, anche dei popoli non cristiani, anche dei popoli pagani; così che tutti possono salvarsi.
Ma spesso gli uomini si rivolgono altrove, si rivolgono al demonio, come hanno fatto i progenitori: e il demonio sa camuffarsi molto bene in mille modi. Si rivolgono a se stessi, erigendosi ad arbitri assoluti del bene e del male, non tenendo conto che la nostra natura è ferita dalla colpa originale. Si rivolgono al mondo, senza tenere conto che, come dice S. Giovanni, tutto quello che c'è nel mondo è concupiscenza degli occhi, cupidigia della ricchezza, concupiscenza della carne, impurità, superbia, della vita, orgoglio, arrivismo, il successo a qualunque costo.
"Siate santi come il Padre vostro celeste, siate misericordiosi come il vostro Padre celeste". "Io sono il modello, vi ho dato l'esempio: come ho fatto io fate anche voi".Prima domanda: Cosa debbo fare per avere la vita eterna? Prima risposta: se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti. I comandamenti sono dati da Dio, non sono inventati dalla Chiesa!Richiamiamo assieme i dieci comandamenti:
Primo: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di me.
Secondo: Non nominare il nome di Dio invano.
Terzo: Ricordati di santificare le feste.
Quarto: Onora il padre e la madre.
Quinto: Non uccidere.
Sesto: Non commettere atti impuri.
Settimo: Non rubare.
Ottavo: Non dire falsa testimonianza.
Nono: Non desiderare la roba d'altri.
Decimo: Non desiderare la donna d'altri.
Dai dieci Comandamenti è derivata l'antica Alleanza con la promessa di una terra stabile in cui abitare; e con i dieci Comandamenti, perfezionati da Gesù col comandamento della carità, c'è la promessa del Paradiso. Non più solo della terra promessa, ma del Paradiso, la promessa del Cielo. I dieci Comandamenti vanno presi estremamente sul serio.
Dio è un Padre buono che ci ama immensamente, come un papa che dice al suo bambino: "Non toccare quei fili, lì ci passa la corrente ad alta tensione, se tocchi muori". È una proibizione che lede la libertà del figlio? No. Lo mette in guardia da un pericolo. Così i Comandamenti che Dio ci da. Gesù elenca i comandamenti dell'amore e li completa: "Ama il prossimo tuo come te stesso"; poi, verso la fine del suo ministero dirà: "Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amato". Il metro di misura non è più: come tu ami te stesso, ma: come Dio ama.
"Solo amando il prossimo che si vede, si ama quel Dio che non si vede" dice l'Apostolo Giovanni. Saremo giudicati sull'amore.
Purtroppo il credo di molti è questo: "Credo in Dio, ma non sono praticante": l'avrete sentito dire anche voi. Ma il Vangelo cosa dice? "Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio". Allora io dico: credere in Dio non serve a niente, se non ci porta ad ubbidire al suoi comandamenti. Non ho mai incontrato un diavolo ateo. Tutti i diavoli credono in Dio. Credono, dice la Bibbia, "credono e tremano" (Gc 2,19). Quando mi chiedono, anche in interviste televisive o giornalistiche: "Padre, non ha mai avuto paura del demonio?". "Io paura del demonio? È lui che ha paura di me!". E non solo con me, anche con voi. Siamo fatti ad immagine di Dio: dobbiamo avere paura del demonio? Col Battesimo siamo diventati tempio della Trinità: dobbiamo aver paura del demonio? "Resistete a Satana - ci dice San Giacomo - e Satana fuggirà da voi" (Gc 4,7).
Passiamo alla seconda domanda. Quel giovane dice: "I comandamenti li ho osservati fin dalla mia giovinezza. Che cosa mi manca?". E Gesù: "Se vuoi essere perfetto va, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, ne avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". È un invito per tutti, naturalmente da vivere secondo il proprio stato. È una rinuncia che va intesa nel senso di dare una preferenza assoluta a Gesù rispetto a qualsiasi altro impegno materiale, qualsiasi altro impegno umano. Dice Gesù: "Chi non rinuncia a quanto possiede non può essere mio discepolo". Tante volte vengono da me persone che non hanno bisogno di esorcismo, hanno solo bisogno di sfogarsi, magari per l'ingiustizia che hanno avuto nella divisione dei beni ereditari. Mai guastarsi il fegato per le cose materiali, anche se si deve sopportare delle ingiustizie.Quel giovane andò via triste... Gesù continua e resta triste anche Lui: "Come è difficile che un ricco si salvi, come è difficile!".Passo alla terza domanda e la fanno i discepoli, sentendo questa frase: "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago...". Chiedono: "Ma chi allora si potrà salvare?". Gesù risponde: "È impossibile per gli uomini, ma nulla è impossibile a Dio". La ricchezza è tanto bramata, tanto ricercata dal mondo, che ritiene beato chi riesce a guadagnare miliardi. Non è così: è beato chi fa la volontà di Dio, è beato chi è umile, è beato chi ha carità. "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,3). San Paolo ci dice che la cupidigia del denaro, la cupidigia della ricchezza è la radice di tutti i mali.
Il Papa in questa Enciclica, afferma: "Occorre che l'uomo d'oggi si rivolga nuovamente a Cristo per avere da Lui la risposta su ciò che è bene e male. Decidere del bene e del male non spetta all'uomo, ma a Dio".
Ecco un grande errore: esaltare la libertà fino a farne un assoluto; la coscienza individuale decide infallibilmente ciò che è bene e ciò che è male; tutto è lecito purché mi piaccia; sono io arbitro del bene e del male, di decidere se una cosa è buona o cattiva: droga, libertà sessuale, certi spettacoli televisivi... Così si va contro la libertà, ognuno si fa la sua verità, una diversa dall'altra: la vera libertà è legata alla verità. "Se ne mangi, morirai": è la verità che Dio aveva annunciato ad Adamo ed Èva. E il demonio: "No, non è vero che morirai, sarai simile a Dio: è un guadagno!". Certe cose che noi da ragazzi eravamo abituati a chiamare "peccati" ora le chiamano "esperienze". Non hai ancora fatto l'esperienza della droga? Sembra quasi che tu ti debba vergognare. È successo in una classe femminile del liceo classico: un'alunna disse, chiacchierando in un intervallo, che era vergine: una gran risata di presa in giro! Perché sembra al giorno d'oggi che il vizio debba camminare a testa alta, come certe pubblicità, e che la virtù debba vergognarsi. Poi, alla chetichella, una per una, anche le altre a dire: "Che ti credi di essere vergine solo tu? Sono vergine anch'io", di nascosto, sottovoce, che nessuno sentisse o se ne accorgesse. Come è bello essere audaci nel bene! È così bello quando Gesù dice: "A chi mi avrà reso testimonianza davanti agli uomini, io gli renderò testimonianza davanti al Padre mio celeste". Decidere del bene e del male non spetta all'uomo, spetta a Dio.
Il Vaticano II parla con chiarezza: "Norma suprema della vita umana è la Legge divina, eterna (non cambia), oggettiva (non dipende dagli umori delle persone), universale; l'uomo scopre nell'intimo della coscienza una Legge che non è lui a darsi, ma a cui deve ubbidire". La legge di Dio e la libertà umana non sono in contrasto. Dove si incontrano? Nella verità. Ci dice S. Agostino: "Non può esistere carità che sia contraria alla verità". Da qui deriva anche il merito e la colpa. La colpa, se tu vai contro la legge di Dio, il merito se tu la osservi; e da qui dipende il premio o la condanna. A chi ha osservato la legge di Dio: "Venite, benedetti"; a chi non ha osservato la legge di Dio: "Via da me, maledetti al fuoco eterno". San Paolo ha una raccomandazione che io vorrei tanto ricordaste: "Non entreranno nel regno dei cieli gli immorali, gli idolatri, gli adulteri, gli effeminati, i sodomiti, gli avari, gli ubriaconi, i maldicenti, i rapaci" (1 Cor 6,9-10).
Secondo errore: le circostanze valutate individualmente possono esonerare dalla legge generale. Guardate che sempre si possono trovare delle scuse, pensare che ci siano delle circostanze che valuto io di testa mia. "Io sono contrario all'aborto, però nella situazione in cui si trova mia moglie, malandata di salute, non c'è altra soluzione che quella...". "Io sono contrario al divorzio, però nel mio caso particolare, dato i litigi continui, dato che assolutamente è impossibile che torniamo ad andare d'accordo...". Vedete come si cercano le scuse, si creano per violare la legge di Dio. Non andate d'accordo, siete sposati, cercate in tutti i modi di andare d'accordo; e se tutti e due vi sforzate, ci riuscite. Se si è retti, il dialogo dell'uomo con se stesso è questo: "Come mi debbo comportare in questo caso difficile? Che cosa è conforme alla legge di Dio? Che cosa Dio vuole che io faccia in questa situazione?". È un dialogo con Dio. Le leggi che Dio ha scritto nel cuore dell'uomo, se il cuore dell'uomo non si è traviato, sono limpide: il giudizio pratico deve essere conforme alla verità. Chi ha una coscienza retta va avanti bene.
Come ci si fa una coscienza non retta? Per esempio con l'abitudine al peccato. Io non ho paura di uno che pecca, non ho paura di uno che ricade nel peccato; ho paura di uno che giustifica il peccato: allora non c'è più niente da fare. I pregiudizi dell'ambiente, i cattivi esempi possono accecare la coscienza: "Tutti fanno così...". Solo chi è retto e cerca la verità non si lascia deformare la coscienza dalle passioni, dall'ambiente, dal demonio. Come posso farmi una coscienza retta, in modo da capire nella verità ciò che è bene e ciò che è male, nelle circostanze della vita in cui mi trovo? Grande aiuto è la Parola di Dio, e libererà da questo corpo di peccato? La grazia del Signore Gesù" (Rm 7,15-25). Gesù è chiarissimo: con le sole nostre forze, anche se fuggiamo le occasioni, non riusciamo ad evitare il peccato: occorre anche la grazia di Dio.
Riflettiamo sul 6° comandamento, il campo è vastissimo: guardate l'immoralità in cui viviamo, guardate le invenzioni umane come purtroppo sono state usate male. Quando è stata inventata la televisione, Padre Pio era furente e quando gli si diceva: "Ma Padre, è un'invenzione meravigliosa!" lui rispondeva: "Lo so, lo so, è un'invenzione magnifica, ma vedrete che uso se ne farà!". E poi è venuto Internet e guardate che uso se ne fa: è la rovina dei giovani e dei vecchi, dei preti, delle suore e dei frati... Ricordate la preghiera di Gesù nell'orto del Getsemani: "Vigilate e pregate per non cadere in tentazione!". Occorre la vigilanza, la fuga dalle occasioni e occorre anche la grazia di Dio che si ottiene con la preghiera: vigilate e pregate. Se non ci sono entrambe queste condizioni, è impossibile rimanere nella grazia di Dio. Fin dalla colpa originale l'uomo si è ribellato a Dio e ha voluto agire di testa propria, cadendo nel miraggio che gli presentava il tentatore. La Bibbia afferma: "Dio non ha dato a nessuno il permesso di peccare" (Sir 15,20). E ripete Gesù: "II mio giogo è dolce, il mio carico è leggero" (Mt 11,30). Ecco, il fedele risplende di luce divina quando con la sua libertà sceglie la verità. Scegliete sempre la verità e allora la libertà sarà splendente e luminosa.
La Madre della Misericordia, Maria, che ci ha accettati come figli, è segno affascinante di vita morale. Un giorno, durante un esorcismo, ho interrogato il demonio: "Ma perché hai più paura della
Madonna che quando nomino Gesù?". E lui mi ha risposto: "Perché Lui è il Sovrano supremo; io sono più umiliato dall'essere sconfitto da una creatura umana". Allora gli ho chiesto: "Quali sono le qualità di Maria che più ti fanno rabbia, che Più tì umiliano?"."Lei è la più umile di tutte le creature, io sono il più superbo; è la più pura di tutte le creature, io sono il più sozzo; è la più ubbidiente di tutte le creature, io sono il più ribelle". La più umile, la più pura, la più ubbidiente. Un'altra volta ho chiesto: "Dimmi oltre ad essere la più pura, la più umile, la più ubbidiente, qual è la quarta qualità di Maria che più ti umilia?". Rispose: "Sempre mi vince, non è mai stata toccata dalla più piccola ombra di peccato". Guardate come a volte il demonio viene costretto a fare l'apologià di Maria Santissima! Maria è tutta luce, eppure ha condiviso pienamente la condizione umana; è in grado di compatirci, è in grado di ottenere anche per noi di diventare come Lei, piena di Luce divina. Seguiamo Lei e seguendo Lei, anche noi splenderemo di verità.
Alleluia.
(don Gabriel Amorth)
Incontro al Colle don Bosco dell' 11 ottobre 2003
Fonte: “Medjugorje Torino Gennaio Febbraio 2004”