Il vangelo di oggi sembra l'antitesi, il rovescio di quello di domenica scorsa.
Là un amministratore che aveva agito in favore dei creditori e dei poveri, qui
un ricco che si disinteressa del povero Lazzaro.
A una lettura superficiale la parabola potrebbe dire: "I ricchi vanno
all'inferno e i poveri in paradiso". Letta così è un invito per i poveri a
sopportare con pazienza la miseria di quaggiù perché lassù, di là, avranno la
loro rivincita. Così i poveri rimarranno sempre poveri e i ricchi sempre
ricchi.
Ma il senso della parabola è molto più profondo e indica quello che ti accadrà
se tu vivrai disinteressandoti, facendo finta di non vedere qualcosa che c'è e
che dovresti vedere, ma che per comodità non vuoi vedere.
Questo vangelo, infatti, non parla dell'al di là ma dell'al di qua. Non dice
che cosa capiterà di là ai ricchi e ai poveri se vivranno in una certa maniera
di qua, ma dice quello che ci capiterà in questa vita se vivremo come il ricco
e cioè disinteressandoci di quello che urla alla nostra porta.
Ci sono due personaggi: il ricco e il povero. Il ricco ha tutto: vestiti di
porpora e bisso (segno di grande agiatezza e di alta posizione sociale), una
casa, cibo a volontà per cui ogni giorno mangia lautamente e abbondantemente,
fratelli, cioè relazioni, amici, amore; ha una sepoltura (cosa che solo i
ricchi potevano permettersi a quel tempo). Il ricco ha tutto, non gli manca
niente. L'unica cosa che non ha è il nome. Non è cattivo tanto è vero che si
preoccupa dei suoi fratelli; non è malvagio; non fa niente di male.
Poi c'è Lazzaro. Lazzaro, invece, non ha proprio niente. Non ha casa, non ha
cibo né amici (è solo con i cani!) e non ha nemmeno sepoltura. Lazzaro è
indifeso, è mendicante, bisognoso, malato e ricoperto di piaghe, affamato e
solo. L'unica cosa che possiede è un nome: Lazzaro, che vuol dire "Dio
aiuta".
Per la Bibbia il nome è la persona stessa. Conoscere il proprio nome vuol dire
conoscersi, avere potere su di sé, avere un'identità, una strada, qualcosa da
realizzare, essere vivi. Nella Genesi l'uomo dà il nome agli animali, alle
piante, alle cose, come a dire che egli ha potere sulle cose. Lazzaro, Dio
aiuta, è il suo nome. Il suo nome è la sua vita: ha bisogno di Dio, ha bisogno
che qualcuno lo aiuti, che Dio si prenda cura di lui e che lo salvi dalla sua
condizione.
Il ricco, invece, no. Quasi sempre i ricchi del vangelo di Lc non hanno nome
(12,13-21; 16,19-31; 18,18-23). Il ricco non ha nome perché è incosciente,
inconsapevole, perché vive nella superficie delle cose, vive disinteressandosi
di ciò che succede alle porte della sua casa e per questo non ha potere sulla
sua vita.
Il ricco neppure si accorge di Lazzaro: ma come avrà fatto a non vederlo?
Eppure era lì... alle porte di casa sua... tutti i giorni che mendicava,
chiedeva e urlava il suo disagio.
Questo è il suo problema e la sua condanna: non accorgersi. Questo, dice il
vangelo, è ciò che ti succederà se vivrai non vedendo il Lazzaro che è in te:
non accorgendoti, cioè, del bisogno, del disagio che urla, che strepita, che
vuole la tua attenzione alle porte della tua casa.
Vivi come quel ricco, insensibile, senza lasciarti toccare da ciò che reclama
il tuo intervento, la tua attenzione, e le tue cure, e ti condannerai in questa
vita a tormenti e disagi senza fine. Vivi nella superficie delle cose e ti
troverai, in questa vita, all'inferno.
L'inferno o il paradiso ce lo scegliamo noi: chiacchiera, non farti mai domande
che ti scombussolano, non porti mai questioni profonde, non scavare in te,
evita le difficoltà, i problemi, sotterra ciò che ti dà fastidio e ciò che è
scomodo, non ascoltare le voci della tua anima, vivi nella superficie e vedrai
cosa ti capiterà, finirai così, come quel ricco, all'inferno.
Lazzaro sono io. Quante volte ti sei trovato a mendicare amore!
don Marco Pedron
domenica 29 settembre 2013
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