" Soprattutto ai nostri giorni, la ricerca della
verità ultima appare spesso offuscata.
Senza dubbio la filosofia moderna ha il
grande merito di aver concentrato la sua attenzione sull'uomo.
A partire da
qui, una ragione carica di interrogativi ha sviluppato ulteriormente il suo
desiderio di conoscere sempre di più e sempre più a fondo. Sono stati così
costruiti sistemi di pensiero complessi, che hanno
dato i loro frutti nei diversi ambiti del sapere, favorendo lo sviluppo della
cultura e della storia. L'antropologia, la logica, le scienze della natura, la
storia, il linguaggio..., in qualche modo l'intero universo del sapere è stato
abbracciato. I positivi risultati raggiunti non devono, tuttavia, indurre a
trascurare il fatto che quella stessa ragione, intenta ad indagare in maniera
unilaterale sull'uomo come soggetto, sembra aver dimenticato che questi è pur
sempre chiamato ad indirizzarsi verso una verità che lo trascende. Senza il
riferimento ad essa, ciascuno resta in balia dell'arbitrio e la sua condizione
di persona finisce per essere valutata con criteri pragmatici basati
essenzialmente sul dato sperimentale, nell'errata convinzione che tutto deve
essere dominato dalla tecnica. E così accaduto che, invece di esprimere al
meglio la tensione verso la verità, la ragione sotto il peso di tanto sapere si
è curvata su se stessa diventando, giorno dopo giorno, incapace di sollevare lo
sguardo verso l'alto per osare di raggiungere la verità dell'essere. La
filosofia moderna, dimenticando di orientare la sua indagine sull'essere, ha
concentrato la propria ricerca sulla conoscenza umana. Invece di far leva sulla
capacità che l'uomo ha di conoscere la verità, ha preferito sottolinearne i
limiti e i condizionamenti.
Ne sono derivate varie forme di agnosticismo e di relativismo, che hanno portato la ricerca filosofica a smarrirsi nelle sabbie mobili di un generale scetticismo. Di recente, poi, hanno assunto rilievo diverse dottrine che tendono a svalutare perfino quelle verità che l'uomo era certo di aver raggiunte. La legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull'assunto che tutte le posizioni si equivalgono: è questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo. A questa riserva non sfuggono neppure alcune concezioni di vita che provengono dall'Oriente; in esse, infatti, si nega alla verità il suo carattere esclusivo, partendo dal presupposto che essa si manifesta in modo uguale in dottrine diverse, persino contraddittorie tra di loro. In questo orizzonte, tutto è ridotto a opinione. Si ha l'impressione di un movimento ondivago: la riflessione filosofica mentre, da una parte, è riuscita a immettersi sulla strada che la rende sempre più vicina all'esistenza umana e alle sue forme espressive, dall'altra, tende a sviluppare considerazioni esistenziali, ermeneutiche o linguistiche che prescindono dalla questione radicale circa la verità della vita personale, dell'essere e di Dio.
Ne sono derivate varie forme di agnosticismo e di relativismo, che hanno portato la ricerca filosofica a smarrirsi nelle sabbie mobili di un generale scetticismo. Di recente, poi, hanno assunto rilievo diverse dottrine che tendono a svalutare perfino quelle verità che l'uomo era certo di aver raggiunte. La legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull'assunto che tutte le posizioni si equivalgono: è questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo. A questa riserva non sfuggono neppure alcune concezioni di vita che provengono dall'Oriente; in esse, infatti, si nega alla verità il suo carattere esclusivo, partendo dal presupposto che essa si manifesta in modo uguale in dottrine diverse, persino contraddittorie tra di loro. In questo orizzonte, tutto è ridotto a opinione. Si ha l'impressione di un movimento ondivago: la riflessione filosofica mentre, da una parte, è riuscita a immettersi sulla strada che la rende sempre più vicina all'esistenza umana e alle sue forme espressive, dall'altra, tende a sviluppare considerazioni esistenziali, ermeneutiche o linguistiche che prescindono dalla questione radicale circa la verità della vita personale, dell'essere e di Dio.
Di conseguenza, sono emersi nell'uomo contemporaneo, e
non soltanto presso alcuni filosofi, atteggiamenti di diffusa sfiducia nei
confronti delle grandi risorse conoscitive dell'essere umano. Con falsa
modestia ci si accontenta di verità parziali e provvisorie, senza più tentare
di porre domande radicali sul senso e sul fondamento ultimo della vita umana,
personale e sociale. E venuta meno, insomma, la speranza di poter ricevere
dalla filosofia risposte definitive a tali domande"
B. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica "Fides et ratio", 5.
B. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica "Fides et ratio", 5.
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