La parabola riproduce fedelmente una realtà cui ci siamo assuefatti: parte
dell'umanità vive in una condizione spensierata di agiatezza, accanto a
un'altra parte che lì vicino non ha neanche i mezzi di sussistenza. Non
possiamo cogliere rilievi moralistici dal testo: non si può arguire che l'uomo
ricco si fosse macchiato di azioni nefande, né che il povero sia moralmente
ineccepibile. Semplicemente, il ricco fa il ricco, non curandosi del povero
alla sua porta, e il povero viene consumato dalla sua miseria. Dove non arriva
la sensibilità degli uomini giunge la compagnia degli animali che cercano di
alleviare le sofferenze del povero come la natura ha loro insegnato. La scena
cambia in modo drastico con la morte di entrambi che per il povero è l'inizio
di una nuova vita ("seno di Abramo" significa la pienezza di vita
oltre la morte), mentre per il ricco c'è un suggello lapidario ("fu
sepolto") di una esistenza dissipata in cose secondarie. A quel punto è
tutto chiaro per il ricco che non si è ancora convertito appieno, tant'è vero
che chiede due volte ad Abramo di usare Lazzaro come suo schiavo personale
(prima per portargli una goccia d'acqua, poi per andare dai suoi fratelli). Nel
ricco c'è la nostra opulenta civiltà consacrata ai beni materiali, ci siamo
noi. Mosè, i profeti, Gesù, in una parola la Bibbia, ci ricordano qual è il
senso del nostro cammino in questo mondo, vicini a chi ha ricevuto di meno di
noi e solleciti nella carità e nella giustizia.
Il vangelo è un messaggio forte per noi, che ogni giorno incontriamo situazioni
di povertà, di emarginazione e di miseria. Anzi possiamo dire che se questa
parola di Dio è valida sempre, essa fotografa molto bene la situazione del
mondo di oggi, dove una piccola parte dell'umanità vive nel consumismo e nello
spreco e la maggior parte dell'umanità vive nella miseria.
La dottrina sociale della Chiesa da molto tempo ormai ci invita a prendere
coscienza dei veri problemi del mondo e ad attuare un impegno cristiano, che
non si limita a qualche elemosina, ma cerca di andare alle cause delle
diseguaglianze, delle ingiustizie, dello sfruttamento, con opere di
condivisione e di solidarietà. In una situazione già tanto grave si inseriscono
ora i preoccupanti problemi di questi giorni.
La Parola di Dio ci traccia una via per la nostra conversione. Paolo ci esorta
a divenire veri uomini e donne di Dio che, proprio perché credenti, seguono la
via della giustizia e tendono, con il desiderio e con scelte concrete, verso la
pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mitezza. Atteggiamenti che
contrastano certamente con la posizione di coloro che, forti della propria
ricchezza, si ritengono "a posto" ed irreprensibili.
Bisogna fare attenzione a quello che ci dice la Bibbia: "L'uomo nella
prosperità non comprende, è come gli animali che periscono", "Alla
ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore".
L'ammonimento che il Signore Gesù ci rivolge, attraverso la parabola del ricco
e di Lazzaro, non è soltanto un fatto di giustizia sociale, puramente umana. È
realtà che tocca la profondità della nostra fede e la nostra sorte
nell'eternità. "Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato", ci
ricorda san Paolo nella lettera ai Galati. Meriteremo il paradiso nella misura
in cui avremo condiviso le nostre cose e la nostra vita con i fratelli
bisognosi: "Avevo fame, avevo sete? venite benedetti dal Padre mio?"
(Mt. 25). Invece la sorte dei malvagi, dice la Bibbia, sarà terribile.
Per noi è invito a impegnarci per la giustizia, come uomini e come credenti,
sapendo che il bene comune, la solidarietà e la pace sono il sogno di Dio Padre
sull'umanità. È invito a divenire uomini e donne di speranza che credono
veramente nella potenza della Parola del Signore, l'unica parola che deciderà
le sorti del mondo .
Alcune domande: Quante cose superflue ho? Quanta parte della mia vita la passo
nello spreco? Quali sono i momenti in cui sperpero energie e soldi in cose
inutili, nel consumismo, nello sfarzo, nella moda?? Ho voglia di cominciare a
vivere nella sobrietà per aver la possibilità di condividere le cose che ho,
col prossimo bisognoso? Che cosa succederebbe nella mia vita se dessi ai poveri
tutto ciò che invece sperpero nelle cose inutili, nel superfluo?
Omelia di don Roberto Rossi
domenica 29 settembre 2013
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