lunedì 30 settembre 2013
San Pio e Karol , pregate per noi
Una lettera inviata da Karol Wojtyla allora vescovo ausiliare di Cracovia a Padre
Pio. Attesta l’esistenza di una corrispondenza epistolare e di una vicinanza
spirituale tra i due grandi protagonisti della Chiesa. Si conoscevano infatti
soltanto due brevi lettere, in latino, scritte da Wojtyla nel novembre 1962 per
chiedere a Padre Pio preghiere per la guarigione della dottoressa Wanda
Poltawska, madre di famiglia, ammalata di cancro. La donna guarirà
istantaneamente. Ora, grazie a questa nuova lettera, sappiamo che le richieste
di grazie esaudite sono state di più. E soprattutto che il vescovo Wojtyla
chiedeva vicinanza spirituale a Padre Pio per affrontare le “ingenti
difficoltà” pastorali nella diocesi di Cracovia, che all’epoca in cui scrive
questa lettera – 14 dicembre 1963 – egli reggeva da un anno e mezzo come
amministratore apostolico dopo la morte dell’arcivescovo Baziak. Appena due
settimane dopo aver scritto questa missiva, inedita e ritrovata dal postulatore
della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II fra le carte dell’Archivio
della Curia di Cracovia, Wojtyla viene nominato arcivescovo da Paolo VI.
ECCO IL TESTO DELLA LETTERA DI WOJTYLA A PADRE PIO
Roma 14 dicembre 1963
"Molto reverendo padre
la santità vostra si ricorderà certamente che già alcune volte nel passato mi sono permesso di raccomandare alle sue preghiere casi particolarmente drammatici e degni di attenzione.
Vorrei pertanto ringraziarla vivamente anche a nome degli interessati per le sue preghiere in favore di una signora, medico cattolico, ammalata di cancro, o del figlio di un avvocato di Cracovia, gravemente ammalato dalla nascita. Ambedue le persone stanno, grazie a Dio, bene.
Mi permetta inoltre, padre molto Reverendo, di affidare alle sue orazioni, una signora paralizzata di questa arcidiocesi. Nello stesso tempo tempo mi permetto di raccomandarle le ingenti difficoltà pastorali che la mia povera opera incontra nella presente situazione.
Colgo l’occasione per rinnovarle i sensi del mio religioso ossequio con il quale amo confermarmi della paternità Vostra."
Devotissimo in Gesù Cristo
Carlo Wojtyla.
Vescovo titolare di Onbi. Vicario capitolare di Cracovia.
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San Pio da Pietrelcina
domenica 29 settembre 2013
San Michele, 29 settembre 2013
Tertio Kalendas Octobris. Luna duodecima. In monte Gargano in Apulia, uenerabilis memoria beati Michaëlis Archangeli, quando ipsius nomine ibi consecrata fuit Ecclesia, uili quidem facta schemate, sed caelesti praestans uirtute.
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San Michele Arcangelo
Scegliere il paradiso o l'inferno - don Marco Pedron
Il vangelo di oggi sembra l'antitesi, il rovescio di quello di domenica scorsa.
Là un amministratore che aveva agito in favore dei creditori e dei poveri, qui
un ricco che si disinteressa del povero Lazzaro.
A una lettura superficiale la parabola potrebbe dire: "I ricchi vanno all'inferno e i poveri in paradiso". Letta così è un invito per i poveri a sopportare con pazienza la miseria di quaggiù perché lassù, di là, avranno la loro rivincita. Così i poveri rimarranno sempre poveri e i ricchi sempre ricchi.
Ma il senso della parabola è molto più profondo e indica quello che ti accadrà se tu vivrai disinteressandoti, facendo finta di non vedere qualcosa che c'è e che dovresti vedere, ma che per comodità non vuoi vedere.
Questo vangelo, infatti, non parla dell'al di là ma dell'al di qua. Non dice che cosa capiterà di là ai ricchi e ai poveri se vivranno in una certa maniera di qua, ma dice quello che ci capiterà in questa vita se vivremo come il ricco e cioè disinteressandoci di quello che urla alla nostra porta.
Ci sono due personaggi: il ricco e il povero. Il ricco ha tutto: vestiti di porpora e bisso (segno di grande agiatezza e di alta posizione sociale), una casa, cibo a volontà per cui ogni giorno mangia lautamente e abbondantemente, fratelli, cioè relazioni, amici, amore; ha una sepoltura (cosa che solo i ricchi potevano permettersi a quel tempo). Il ricco ha tutto, non gli manca niente. L'unica cosa che non ha è il nome. Non è cattivo tanto è vero che si preoccupa dei suoi fratelli; non è malvagio; non fa niente di male.
Poi c'è Lazzaro. Lazzaro, invece, non ha proprio niente. Non ha casa, non ha cibo né amici (è solo con i cani!) e non ha nemmeno sepoltura. Lazzaro è indifeso, è mendicante, bisognoso, malato e ricoperto di piaghe, affamato e solo. L'unica cosa che possiede è un nome: Lazzaro, che vuol dire "Dio aiuta".
Per la Bibbia il nome è la persona stessa. Conoscere il proprio nome vuol dire conoscersi, avere potere su di sé, avere un'identità, una strada, qualcosa da realizzare, essere vivi. Nella Genesi l'uomo dà il nome agli animali, alle piante, alle cose, come a dire che egli ha potere sulle cose. Lazzaro, Dio aiuta, è il suo nome. Il suo nome è la sua vita: ha bisogno di Dio, ha bisogno che qualcuno lo aiuti, che Dio si prenda cura di lui e che lo salvi dalla sua condizione.
Il ricco, invece, no. Quasi sempre i ricchi del vangelo di Lc non hanno nome (12,13-21; 16,19-31; 18,18-23). Il ricco non ha nome perché è incosciente, inconsapevole, perché vive nella superficie delle cose, vive disinteressandosi di ciò che succede alle porte della sua casa e per questo non ha potere sulla sua vita.
Il ricco neppure si accorge di Lazzaro: ma come avrà fatto a non vederlo? Eppure era lì... alle porte di casa sua... tutti i giorni che mendicava, chiedeva e urlava il suo disagio.
Questo è il suo problema e la sua condanna: non accorgersi. Questo, dice il vangelo, è ciò che ti succederà se vivrai non vedendo il Lazzaro che è in te: non accorgendoti, cioè, del bisogno, del disagio che urla, che strepita, che vuole la tua attenzione alle porte della tua casa.
Vivi come quel ricco, insensibile, senza lasciarti toccare da ciò che reclama il tuo intervento, la tua attenzione, e le tue cure, e ti condannerai in questa vita a tormenti e disagi senza fine. Vivi nella superficie delle cose e ti troverai, in questa vita, all'inferno.
L'inferno o il paradiso ce lo scegliamo noi: chiacchiera, non farti mai domande che ti scombussolano, non porti mai questioni profonde, non scavare in te, evita le difficoltà, i problemi, sotterra ciò che ti dà fastidio e ciò che è scomodo, non ascoltare le voci della tua anima, vivi nella superficie e vedrai cosa ti capiterà, finirai così, come quel ricco, all'inferno.
Lazzaro sono io. Quante volte ti sei trovato a mendicare amore!
don Marco Pedron
A una lettura superficiale la parabola potrebbe dire: "I ricchi vanno all'inferno e i poveri in paradiso". Letta così è un invito per i poveri a sopportare con pazienza la miseria di quaggiù perché lassù, di là, avranno la loro rivincita. Così i poveri rimarranno sempre poveri e i ricchi sempre ricchi.
Ma il senso della parabola è molto più profondo e indica quello che ti accadrà se tu vivrai disinteressandoti, facendo finta di non vedere qualcosa che c'è e che dovresti vedere, ma che per comodità non vuoi vedere.
Questo vangelo, infatti, non parla dell'al di là ma dell'al di qua. Non dice che cosa capiterà di là ai ricchi e ai poveri se vivranno in una certa maniera di qua, ma dice quello che ci capiterà in questa vita se vivremo come il ricco e cioè disinteressandoci di quello che urla alla nostra porta.
Ci sono due personaggi: il ricco e il povero. Il ricco ha tutto: vestiti di porpora e bisso (segno di grande agiatezza e di alta posizione sociale), una casa, cibo a volontà per cui ogni giorno mangia lautamente e abbondantemente, fratelli, cioè relazioni, amici, amore; ha una sepoltura (cosa che solo i ricchi potevano permettersi a quel tempo). Il ricco ha tutto, non gli manca niente. L'unica cosa che non ha è il nome. Non è cattivo tanto è vero che si preoccupa dei suoi fratelli; non è malvagio; non fa niente di male.
Poi c'è Lazzaro. Lazzaro, invece, non ha proprio niente. Non ha casa, non ha cibo né amici (è solo con i cani!) e non ha nemmeno sepoltura. Lazzaro è indifeso, è mendicante, bisognoso, malato e ricoperto di piaghe, affamato e solo. L'unica cosa che possiede è un nome: Lazzaro, che vuol dire "Dio aiuta".
Per la Bibbia il nome è la persona stessa. Conoscere il proprio nome vuol dire conoscersi, avere potere su di sé, avere un'identità, una strada, qualcosa da realizzare, essere vivi. Nella Genesi l'uomo dà il nome agli animali, alle piante, alle cose, come a dire che egli ha potere sulle cose. Lazzaro, Dio aiuta, è il suo nome. Il suo nome è la sua vita: ha bisogno di Dio, ha bisogno che qualcuno lo aiuti, che Dio si prenda cura di lui e che lo salvi dalla sua condizione.
Il ricco, invece, no. Quasi sempre i ricchi del vangelo di Lc non hanno nome (12,13-21; 16,19-31; 18,18-23). Il ricco non ha nome perché è incosciente, inconsapevole, perché vive nella superficie delle cose, vive disinteressandosi di ciò che succede alle porte della sua casa e per questo non ha potere sulla sua vita.
Il ricco neppure si accorge di Lazzaro: ma come avrà fatto a non vederlo? Eppure era lì... alle porte di casa sua... tutti i giorni che mendicava, chiedeva e urlava il suo disagio.
Questo è il suo problema e la sua condanna: non accorgersi. Questo, dice il vangelo, è ciò che ti succederà se vivrai non vedendo il Lazzaro che è in te: non accorgendoti, cioè, del bisogno, del disagio che urla, che strepita, che vuole la tua attenzione alle porte della tua casa.
Vivi come quel ricco, insensibile, senza lasciarti toccare da ciò che reclama il tuo intervento, la tua attenzione, e le tue cure, e ti condannerai in questa vita a tormenti e disagi senza fine. Vivi nella superficie delle cose e ti troverai, in questa vita, all'inferno.
L'inferno o il paradiso ce lo scegliamo noi: chiacchiera, non farti mai domande che ti scombussolano, non porti mai questioni profonde, non scavare in te, evita le difficoltà, i problemi, sotterra ciò che ti dà fastidio e ciò che è scomodo, non ascoltare le voci della tua anima, vivi nella superficie e vedrai cosa ti capiterà, finirai così, come quel ricco, all'inferno.
Lazzaro sono io. Quante volte ti sei trovato a mendicare amore!
don Marco Pedron
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Il ricco, il povero e la Vita che continua - don Roberto Rossi
La parabola riproduce fedelmente una realtà cui ci siamo assuefatti: parte
dell'umanità vive in una condizione spensierata di agiatezza, accanto a
un'altra parte che lì vicino non ha neanche i mezzi di sussistenza. Non
possiamo cogliere rilievi moralistici dal testo: non si può arguire che l'uomo
ricco si fosse macchiato di azioni nefande, né che il povero sia moralmente
ineccepibile. Semplicemente, il ricco fa il ricco, non curandosi del povero
alla sua porta, e il povero viene consumato dalla sua miseria. Dove non arriva
la sensibilità degli uomini giunge la compagnia degli animali che cercano di
alleviare le sofferenze del povero come la natura ha loro insegnato. La scena
cambia in modo drastico con la morte di entrambi che per il povero è l'inizio
di una nuova vita ("seno di Abramo" significa la pienezza di vita
oltre la morte), mentre per il ricco c'è un suggello lapidario ("fu
sepolto") di una esistenza dissipata in cose secondarie. A quel punto è
tutto chiaro per il ricco che non si è ancora convertito appieno, tant'è vero
che chiede due volte ad Abramo di usare Lazzaro come suo schiavo personale
(prima per portargli una goccia d'acqua, poi per andare dai suoi fratelli). Nel
ricco c'è la nostra opulenta civiltà consacrata ai beni materiali, ci siamo
noi. Mosè, i profeti, Gesù, in una parola la Bibbia, ci ricordano qual è il
senso del nostro cammino in questo mondo, vicini a chi ha ricevuto di meno di
noi e solleciti nella carità e nella giustizia.
Il vangelo è un messaggio forte per noi, che ogni giorno incontriamo situazioni di povertà, di emarginazione e di miseria. Anzi possiamo dire che se questa parola di Dio è valida sempre, essa fotografa molto bene la situazione del mondo di oggi, dove una piccola parte dell'umanità vive nel consumismo e nello spreco e la maggior parte dell'umanità vive nella miseria.
La dottrina sociale della Chiesa da molto tempo ormai ci invita a prendere coscienza dei veri problemi del mondo e ad attuare un impegno cristiano, che non si limita a qualche elemosina, ma cerca di andare alle cause delle diseguaglianze, delle ingiustizie, dello sfruttamento, con opere di condivisione e di solidarietà. In una situazione già tanto grave si inseriscono ora i preoccupanti problemi di questi giorni.
La Parola di Dio ci traccia una via per la nostra conversione. Paolo ci esorta a divenire veri uomini e donne di Dio che, proprio perché credenti, seguono la via della giustizia e tendono, con il desiderio e con scelte concrete, verso la pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mitezza. Atteggiamenti che contrastano certamente con la posizione di coloro che, forti della propria ricchezza, si ritengono "a posto" ed irreprensibili.
Bisogna fare attenzione a quello che ci dice la Bibbia: "L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono", "Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore".
L'ammonimento che il Signore Gesù ci rivolge, attraverso la parabola del ricco e di Lazzaro, non è soltanto un fatto di giustizia sociale, puramente umana. È realtà che tocca la profondità della nostra fede e la nostra sorte nell'eternità. "Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato", ci ricorda san Paolo nella lettera ai Galati. Meriteremo il paradiso nella misura in cui avremo condiviso le nostre cose e la nostra vita con i fratelli bisognosi: "Avevo fame, avevo sete? venite benedetti dal Padre mio?" (Mt. 25). Invece la sorte dei malvagi, dice la Bibbia, sarà terribile.
Per noi è invito a impegnarci per la giustizia, come uomini e come credenti, sapendo che il bene comune, la solidarietà e la pace sono il sogno di Dio Padre sull'umanità. È invito a divenire uomini e donne di speranza che credono veramente nella potenza della Parola del Signore, l'unica parola che deciderà le sorti del mondo .
Alcune domande: Quante cose superflue ho? Quanta parte della mia vita la passo nello spreco? Quali sono i momenti in cui sperpero energie e soldi in cose inutili, nel consumismo, nello sfarzo, nella moda?? Ho voglia di cominciare a vivere nella sobrietà per aver la possibilità di condividere le cose che ho, col prossimo bisognoso? Che cosa succederebbe nella mia vita se dessi ai poveri tutto ciò che invece sperpero nelle cose inutili, nel superfluo?
Omelia di don Roberto Rossi
Il vangelo è un messaggio forte per noi, che ogni giorno incontriamo situazioni di povertà, di emarginazione e di miseria. Anzi possiamo dire che se questa parola di Dio è valida sempre, essa fotografa molto bene la situazione del mondo di oggi, dove una piccola parte dell'umanità vive nel consumismo e nello spreco e la maggior parte dell'umanità vive nella miseria.
La dottrina sociale della Chiesa da molto tempo ormai ci invita a prendere coscienza dei veri problemi del mondo e ad attuare un impegno cristiano, che non si limita a qualche elemosina, ma cerca di andare alle cause delle diseguaglianze, delle ingiustizie, dello sfruttamento, con opere di condivisione e di solidarietà. In una situazione già tanto grave si inseriscono ora i preoccupanti problemi di questi giorni.
La Parola di Dio ci traccia una via per la nostra conversione. Paolo ci esorta a divenire veri uomini e donne di Dio che, proprio perché credenti, seguono la via della giustizia e tendono, con il desiderio e con scelte concrete, verso la pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mitezza. Atteggiamenti che contrastano certamente con la posizione di coloro che, forti della propria ricchezza, si ritengono "a posto" ed irreprensibili.
Bisogna fare attenzione a quello che ci dice la Bibbia: "L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono", "Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore".
L'ammonimento che il Signore Gesù ci rivolge, attraverso la parabola del ricco e di Lazzaro, non è soltanto un fatto di giustizia sociale, puramente umana. È realtà che tocca la profondità della nostra fede e la nostra sorte nell'eternità. "Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato", ci ricorda san Paolo nella lettera ai Galati. Meriteremo il paradiso nella misura in cui avremo condiviso le nostre cose e la nostra vita con i fratelli bisognosi: "Avevo fame, avevo sete? venite benedetti dal Padre mio?" (Mt. 25). Invece la sorte dei malvagi, dice la Bibbia, sarà terribile.
Per noi è invito a impegnarci per la giustizia, come uomini e come credenti, sapendo che il bene comune, la solidarietà e la pace sono il sogno di Dio Padre sull'umanità. È invito a divenire uomini e donne di speranza che credono veramente nella potenza della Parola del Signore, l'unica parola che deciderà le sorti del mondo .
Alcune domande: Quante cose superflue ho? Quanta parte della mia vita la passo nello spreco? Quali sono i momenti in cui sperpero energie e soldi in cose inutili, nel consumismo, nello sfarzo, nella moda?? Ho voglia di cominciare a vivere nella sobrietà per aver la possibilità di condividere le cose che ho, col prossimo bisognoso? Che cosa succederebbe nella mia vita se dessi ai poveri tutto ciò che invece sperpero nelle cose inutili, nel superfluo?
Omelia di don Roberto Rossi
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Amici dei poveri, nel cuore di Dio - Omelia di padre Ermes Ronchi
La parabola del ricco senza nome e del povero Lazzaro è una di quelle pagine
che ci portiamo dentro come sorgente di comportamenti più umani. Il ricco è senza
nome perché si identifica con le sue ricchezze, spesso il denaro diventa come
la seconda natura, la seconda pelle di una persona. Il povero ha il nome
dell'amico di Gesù, Lazzaro. Il Vangelo non usa mai dei nomi propri nelle
parabole, solo qui fa un'eccezione, per dire che ogni povero è un amico di
Dio.
«Morì il povero e fu portato nel seno di Abramo, morì il ricco e fu sepolto nell'inferno». In che cosa consiste il peccato del ricco? Nella cultura del piacere? Negli eccessi della gola? No. Il suo peccato è l'indifferenza: non un gesto, non una briciola, non una parola al povero Lazzaro. Il vero contrario dell'amore non è l'odio, ma l'indifferenza, per cui l'altro neppure esiste, è solo un'ombra fra i cani. Lazzaro è così vicino da inciamparci, e il ricco neppure lo vede. Il male più grande che noi possiamo fare è di non fare il bene.
Il povero, è portato in alto; il ricco è sepolto in basso: ai due estremi della società in questa vita, ai due estremi dell'abisso dopo. Allora capiamo che l'eternità è già iniziata ora, che l'inferno è solo il prolungamento delle nostre scelte senza cuore. Nella parabola Dio non è mai nominato, eppure intuiamo che era presente, pronto a contare ad una ad una tutte le briciole date al povero Lazzaro, a ricordarle per sempre.
«Ti prego, manda Lazzaro con una goccia d'acqua sul dito (il ricco vede il povero in funzione di se stesso dei suoi interessi) mandalo ad avvisare i miei cinque fratelli...!» «Neanche se vedono un morto tornare si convertiranno!». Non è la morte che converte, ma la vita stessa. Dio è nella vita. Chi non si è posto il problema di Dio e dei fratelli davanti al mistero magnifico e dolente che è la vita non se lo porrà nemmeno davanti al mistero più piccolo che è la morte.
Non sono i miracoli o le visioni a cambiare il cuore. Non c'è miracolo che valga il grido dei poveri: sono parola di Dio e carne di Dio: «qualsiasi cosa avete fatto a uno di questi piccoli l'avete fatto a me!» Nella loro fame è Dio che ha fame, nelle loro piaghe è Dio che è piagato. La terra è piena di Lazzari. Cerchi Dio? Non è nel ricco, benedetto nella sua prosperità; è nel piccolo, nello straniero, nel più piagato. È lì dove un uomo non ha attorno a sé nessuno, se non dei cani. Lì dove io ho paura di essere, Lui c'è. Se Gesù dà al povero il nome del suo amico Lazzaro, ogni povero abbia anche per me un nome d'amico.
Omelia di padre Ermes Ronchi«Morì il povero e fu portato nel seno di Abramo, morì il ricco e fu sepolto nell'inferno». In che cosa consiste il peccato del ricco? Nella cultura del piacere? Negli eccessi della gola? No. Il suo peccato è l'indifferenza: non un gesto, non una briciola, non una parola al povero Lazzaro. Il vero contrario dell'amore non è l'odio, ma l'indifferenza, per cui l'altro neppure esiste, è solo un'ombra fra i cani. Lazzaro è così vicino da inciamparci, e il ricco neppure lo vede. Il male più grande che noi possiamo fare è di non fare il bene.
Il povero, è portato in alto; il ricco è sepolto in basso: ai due estremi della società in questa vita, ai due estremi dell'abisso dopo. Allora capiamo che l'eternità è già iniziata ora, che l'inferno è solo il prolungamento delle nostre scelte senza cuore. Nella parabola Dio non è mai nominato, eppure intuiamo che era presente, pronto a contare ad una ad una tutte le briciole date al povero Lazzaro, a ricordarle per sempre.
«Ti prego, manda Lazzaro con una goccia d'acqua sul dito (il ricco vede il povero in funzione di se stesso dei suoi interessi) mandalo ad avvisare i miei cinque fratelli...!» «Neanche se vedono un morto tornare si convertiranno!». Non è la morte che converte, ma la vita stessa. Dio è nella vita. Chi non si è posto il problema di Dio e dei fratelli davanti al mistero magnifico e dolente che è la vita non se lo porrà nemmeno davanti al mistero più piccolo che è la morte.
Non sono i miracoli o le visioni a cambiare il cuore. Non c'è miracolo che valga il grido dei poveri: sono parola di Dio e carne di Dio: «qualsiasi cosa avete fatto a uno di questi piccoli l'avete fatto a me!» Nella loro fame è Dio che ha fame, nelle loro piaghe è Dio che è piagato. La terra è piena di Lazzari. Cerchi Dio? Non è nel ricco, benedetto nella sua prosperità; è nel piccolo, nello straniero, nel più piagato. È lì dove un uomo non ha attorno a sé nessuno, se non dei cani. Lì dove io ho paura di essere, Lui c'è. Se Gesù dà al povero il nome del suo amico Lazzaro, ogni povero abbia anche per me un nome d'amico.
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Ronchi Ermes Padre
LA MENZOGNA DELLA MAGIA BUONA - Padre Francesco Bamonte
Chi afferma che esiste una magia buona, benefica, a
servizio del bene e contro il male, afferma una grande menzogna in quanto la
magia di per sé, intrinsecamente, per sua natura, è malefica. Non esistono
magie buone. Tutta la magia, di fatto, è cattiva e pericolosa. Ed eccone i
motivi.
• La magia pretende di appropriarsi e possedere con la
volontà ciò che nell’autentica esperienza religiosa può essere solo libero dono
di Dio. Mentre nella magia è l'uomo che ritiene di avere l'iniziativa mettendo al
suo servizio forze molto più potenti di lui, nell’esperienza religiosa
l’iniziativa è di Dio, che nel suo libero disegno salvifico, offre all'uomo la
comunione di vita con Sé e in questa comunione gli offre anche i suoi doni
meravigliosi.
• La magia invece di servire Dio, vuole servirsi di Lui.
La magia è animata dallo spirito di arroganza e di superbia perché pretende di
far obbedire Dio ai suoi ordini. Questo comportamento è chiamato anche
«simonia» da Simone il mago, il quale voleva acquistare il potere spirituale
che vedeva all’opera negli apostoli credendo in tal modo di rafforzare i suoi
poteri magici. Ma Pietro gli rispose con parole molto dure: «Il tuo denaro vada
con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono
di Dio» (Atti 8,20).
• La magia attribuisce a sé un potere sovrumano al di
fuori delle leggi fisiche o razionali, poiché parte dal presupposto di voler
dominare forze occulte chiamate di volta in volta, entità o spiriti buoni o
cattivi, energie benefiche o malefiche, fluidi positivi o fluidi negativi, e
dal dominio su tali spiriti, energie e fluidi, vuole esercitare un potere sulla
natura, sul presente, sul futuro, sulle persone, sugli oggetti, sugli eventi
della storia e sullo stesso mondo ultraterreno; in sostanza non è altro che il
tentativo illusorio di impadronirsi del potere stesso di Dio e di tutti i suoi
requisiti e cioè la vera e propria pretesa di sostituirsi a Dio. Il mago
incarna in sé dunque la massima espressione della superbia perché è l’uomo che
intende fare di sé stesso Dio al posto di Dio non accettando di dipendere da
Lui. È l’uomo fuorviato dalla menzogna che ripete il peccato dell’Eden
consegnandosi nelle mani di Satana che gli dice: «Diventerete come Dio!». E’ la
volontà di prendere nelle proprie mani Dio e non di mettersi nelle Sue mani. E’
la convinzione di poter catturare il mondo soprannaturale per fargli fare quel
che si vuole. E’ una illusoria pretesa di onnipotenza.
Messi in chiaro questi tre punti, comprendiamo come
l’atteggiamento magico è l’esatto contrario dell’autentico atteggiamento
religioso che è abbandono fiducioso nelle braccia di Dio Padre buono, è
sentirsi figlio di questo Padre, è sentirsi da Lui amato, è aver fiducia
assoluta in Lui, è mettersi nelle Sue mani affidandosi interamente a Lui e alla
Sua Provvidenza. E anche di fronte alle proprie necessità, l’atteggiamento
religioso è domandare, implorare, pregare questo Padre buono, ma sempre alla
fine rimettendosi con serenità alla Sua volontà sapendo che Egli può esaudirci,
ma nella sua infinita sapienza e bontà può anche rispondere alla nostra domanda
in un modo del tutto diverso, però proprio perché egli è Padre, sempre con un
fine buono per noi che siamo i suoi figli.
Fede quindi è dire come recita il Padre nostro: «Sia
fatta la tua volontà». Magia è pretendere invece: «Che sia fatta la mia volontà
a qualsiasi costo, magari al costo di un male per altri». Tra l’uno e l’altro
atteggiamento c’è un abisso. Che si proponga il bene o il male, che pretenda di
servirsi di quelli che chiama spiriti, entità, forze, energie o fluidi buoni
(magia bianca) o spiriti, entità, forze, energie o fluidi cattivi (magia nera),
la magia è dunque sempre in antitesi assoluta con la fede. L’unica cosa che
magia e religione hanno in comune è il credere che esista “qualcosa” di là del
mondo sensibilmente sperimentabile, ma divergono nettamente nella concezione di
questo qualcosa e dei rapporti di esso con l'uomo. La religione è in
riferimento alla divinità, la quale di norma è concepita libera rispetto
all'uomo. La magia invece pretende di usare a suo piacimento forze nascoste,
occulte, assoggettabili all'azione costrittiva dell'uomo. L'uomo religioso ha
un atteggiamento sommesso, umile, orante e abbandonato, il mago ha un
atteggiamento da spavaldo dominatore del bene e del male.
Un esempio pratico di Massimo Introvigne per distinguere
la grande diversità tra questi due atteggiamenti, lo riporto nel mio libro:
«Cosa fare con questi maghi?», ed è questo: «Se avendo bisogno della pioggia,
mi rivolgo con una preghiera a Dio sapendo bene che Dio risponderà comunque in
modo sovrano e libero alla mia invocazione (cioè risponderà o concedendomi la
pioggia oppure non concedendomela), ed io resto fermo nella mia fede in Lui e
sereno davanti alla sua libera decisione, allora il mio è un atteggiamento
perfettamente religioso. Se invece, avendo bisogno della pioggia, sono convinto
che mi basti recitare una formula per obbligare Dio, oppure una divinità o uno
spirito, o forse il diavolo, a far piovere, allora io sono in pieno atteggiamento
magico-superstizioso».
2 In che modo l’uomo “magico” esercita questa volontà di
dominio? Attraverso iniziazioni ricevute da altri maghi o attraverso studi e
ricerche personali per mezzo delle quali accede alla conoscenza di formule
segrete, di gesti e azioni simboliche che dovrebbero produrre determinati
effetti, come anche al segreto degli amuleti, dei talismani, dei tarocchi, alla
confezione di filtri, polverine, malefìci, ecc.
Tutto ciò è chiamato anche «esoterismo» ed
«occultismo». Scrive Carlo Climati: Storicamente, l’esoterismo è sempre stato
in contrapposizione al cristianesimo. Gesù è l’anti-esoterico per eccellenza.
Negli insegnamenti di Gesù non c’è nulla di segreto. Cristo desidera far
conoscere il più possibile il suo messaggio. Non a caso, il suo invito è:
«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura». Perciò,
nessuno è escluso. L’esoterismo, invece, è qualcosa di nascosto, di oscuro, che
viene svelato soltanto a pochi iniziati. Quindi, è esattamente il contrario del
cristianesimo.
3 I più esposti sono i giovani, sia perché essi sono
particolarmente vulnerabili al fascino dell’occulto e inclini al tentativo di
voler sperimentare tecniche o formule o riti magici che promettono di accedere
a poteri straordinari, sia perché il bombardamento dei mass-media li condiziona
fortemente a voler provare.
Scrive Carlo Climati nel suo libro: «I giovani e
l’esoterismo»: «Oggi si spinge i giovani a credere che l’esoterismo sia un
fuoco non pericoloso, un fuoco simpatico, un fuoco che non brucia. E quindi
perché non toccarlo? Perché non provarlo?».
A differenza delle vecchie favole con incantesimi,
streghe, e fate create come sogno, come ad esempio: «Biancaneve e i sette
nani», «Pinocchio», «Cenerentola», «La bella addormentata nel bosco», «Peter
Pan», il caso più evidente di spinta all’esoterismo, è la serie dei film di
«Harry Potter» nei quali troviamo un vero e proprio tentativo di indurre i
ragazzi, con inviti a volte impliciti, a volte palesi, alla vera e propria
pratica dell’occulto. Oltre al grande danno che questi film fanno anche sul
piano emotivo a quella fascia d’età di bambini che vanno dai tre ai sette anni
per le impressionanti orride scene che vengono mostrate, «Harry Potter» attinge
in maniera chiarissima dalle idee della New Age e insegna apertamente che
esiste una magia e una stregoneria buona, il che è falso.
4 Sembra che il messaggio di questo film sia: «Ragazzi,
se vi allenate, se vi esercitate nelle pratiche magiche, potrete ottenere dei
successi nella vita» e ciò è quanto mai diseducativo e pericoloso.
Scrive Carlo Climati nel libro citato: «I ragazzi di oggi
sono bombardati da una serie di messaggi che li portano a simpatizzare per la
magia, nelle sue diverse espressioni. … Un grande equivoco, che trae in inganno
tantissimi ragazzi, è quello di credere che esista una magia “buona” (la magia
bianca) e una magia “cattiva” (magia nera). Nulla di più falso. Non esistono
magie buone e magie cattive. Tutta la magia di fatto, è cattiva e pericolosa,
in quanto pone l’uomo in una condizione di schiavitù e di condizionamento
psicologico». Riferendosi poi al noto telefilm «Streghe» che la televisione
italiana di Stato, RAI 2, trasmette da vari anni, egli aggiunge: «Nel telefilm
la magia viene dipinta come uno strumento positivo, che permette di risolvere i
problemi dell’umanità. Questo falso messaggio in favore di un presunto
“esoterismo buono” è rafforzato da alcuni elementi fuorvianti, che
contribuiscono a confondere ancora di più la mente dei giovani. …
Il grande inganno
sta proprio in questi falsi messaggi “buonisti” che bombardano i giovani
telespettatori.
E’ come se una voce ripetesse continuamente dal piccolo
schermo: Le streghe sono buone. Le streghe sono dolci. Le streghe sono belle.
La magia non fa male.
Esiste una magia positiva. Bisogna credere nella
magia». Questa menzogna è dunque tanto più funesta quanto più la magia viene
proposta in tali film e telefilm insieme a valori umani positivi quali la
simpatia, l’intelligenza, l’amicizia, lo sforzo, il sacrificio e persino il
perdono, con il fine di rafforzare sempre più l’idea di una compatibilità tra
la magia e il bene, cioè appunto una magia buona. Anche i maghi che ricevono i
clienti nei loro studi, fanno uso di un linguaggio nobile, edificante, dolce,
accogliente, con lo scopo di creare una falsa atmosfera di bontà, di amicizia,
di simpatia, ma è tutto un trucco per ingannare.
Alcuni addirittura usano anche
il nome di Dio e dei Santi sia nei loro discorsi, sia nei loro rituali, solo
per rassicurare e ingannare meglio il cliente, infatti se essi dicessero
lealmente chi sono, quello che fanno e perché lo fanno, nessuno si accosterebbe
a loro; coprono perciò tutto con il sacro: immaginette di santi, statue e
quadri appesi di padre Pio, di papa Giovanni, e dell’attuale Santo Padre,
insieme a sale, incenso e oggetti a loro dire benedetti, cioè fatti passare
come se fossero benedetti dalla Chiesa.
Una parola che viene usata spesso nel mondo
dell’esoterismo è «energia». Ma che cosa significa esattamente?
Scrive Carlo
Climati: «Nessuno lo ha mai capito. Si tratta di un termine vago e fumoso che
maghi e astrologi utilizzano per ingannare la gente, soprattutto quando parlano
in televisione. Spesso li sentiamo dire: «Bisogna togliere le energie
negative», «Cerchiamo di conquistare un po’ di positività», «Bisogna eliminare
le negatività». Che cosa significa tutto ciò? Nulla. Semplicemente aria fritta.
Purtroppo, però, molti ragazzi assimilano questo tipo di linguaggio, che
ritrovano anche nelle loro riviste preferite. Credono davvero di dover sfuggire
alle «energie negative». E così, si affidano alla magia e agli amuleti per
sperare di cambiare la propria vita. Tutti questi esempi dovrebbero contribuire
a smascherare il grande inganno della magia “buona”, alla quale credono
moltissimi ragazzi. Non esiste una magia buona. Tutte le magie sono cattive,
perché conducono i giovani sulla strada della schiavitù e del non-impegno nella
vita quotidiana.
5 Tra gli amuleti e talismani della falsa magia buona,
oggi si è aggiunta la cosiddetta cristalloterapia che parte dal principio che i
cristalli avrebbero un’intelligenza nascosta in grado di influenzare la nostra
vita. La cristalloterapia insegna a contattare il loro presunto «potere». Anche
questa -ci ricorda l’autore sopra citato
è una trappola esoterica. Tanti,
giovani o adulti, soli o in difficoltà, si aggrappano disperatamente a questi
«alleati» di pietra, nell’illusione che possano cambiare la loro vita. A volte
rappresentano un rifugio, una speranza, l’illusione di risolvere immediatamente
un problema.
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sabato 28 settembre 2013
Recitiamo il Santo Rosario Misteri Gaudiosi (Lunedì - Sabato)
Recitiamo il Santo Rosario Misteri Gaudiosi (Lunedì - Sabato)
1) L'Annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine
2) La Visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta
3) La Nascita di Gesù nella grotta di Betlemme
4) Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe
5) Il Ritrovamento di Gesù nel Tempio
Come si recita il Rosario?
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
O Dio vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Si enuncia ad ogni decina il "mistero", per esempio, nel primo mistero: "l'Annunciazione dell'Angelo a Maria".
Dopo una breve pausa di riflessione, si recitano: un Padre Nostro, dieci Ave Maria e un Gloria.
Ad ogni decina della Corona si può aggiungere un'invocazione.
Alla fine del Rosario vengono recitate le Litanie Lauretane, o altre preghiere mariane.
Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Litanie Lauretane
Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
Padre del cielo, che sei Dio,
Abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio,
Spirito Santo, che sei Dio,
Santa Trinità, unico Dio,
Santa Maria,
prega per noi.
Santa Madre di Dio,
Santa Vergine delle vergini,
Madre di Cristo,
Madre della Chiesa,
Madre della divina grazia,
Madre purissima,
Madre castissima,
Madre sempre vergine,
Madre immacolata,
Madre degna d'amore,
Madre ammirabile,
Madre del buon consiglio,
Madre del Creatore,
Madre del Salvatore,
Madre di misericordia,
Vergine prudentissima,
Vergine degna di onore,
Vergine degna di lode,
Vergine potente,
Vergine clemente,
Vergine fedele,
Specchio della santità divina,
Sede della Sapienza,
Causa della nostra letizia,
Tempio dello Spirito Santo,
Tabernacolo dell'eterna gloria,
Dimora tutta consacrata a Dio,
Rosa mistica,
Torre di Davide,
Torre d'avorio,
Casa d'oro,
Arca dell'alleanza,
Porta del cielo,
Stella del mattino,
Salute degli infermi,
Rifugio dei peccatori,
Consolatrice degli afflitti,
Aiuto dei cristiani,
Regina degli Angeli,
Regina dei Patriarchi,
Regina dei Profeti,
Regina degli Apostoli,
Regina dei Martiri,
Regina dei veri cristiani,
Regina delle Vergini,
Regina di tutti i Santi,
Regina concepita senza peccato originale,
Regina assunta in cielo,
Regina del santo Rosario,
Regina della famiglia,
Regina della pace.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
ascoltaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.
Prega per noi, Santa Madre di Dio.
E saremo degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Concedi ai tuoi fedeli,
Signore Dio nostro,
di godere sempre la salute del corpo e dello spirito,
per la gloriosa intercessione
di Maria santissima, sempre vergine,
salvaci dai mali che ora ci rattristano
e guidaci alla gioia senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Salve, o Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva: a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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“Chi vuol fare l’Angelo fa la bestia !” diceva Pascal - don Marcello Stanzione
E’ l’errore di ogni corrente dualista ; fu anche quella di Lucifero quando
cadde. I demoni non sono che delle creature, molto alte certamente malgrado la
loro sconfitta, ma delle creature.
Se l’uomo, ridotto alle sue sole forze, non è all’altezza ovviamente da affrontare il Serafino Lucifero, Principe di questo mondo e re incatenato degli Inferi, né il bello e seducente Asmodeo, Cherubino divenuto ministro dell’impurità e della lussuria, né il Trono Mammona che ispira la passione dell’oro , del denaro e dell’amore esclusivo delle ricchezze materiali, né la Dominazione Belzebù, “il Signore delle Mosche”, che suscita i culti idolatri (I nomi dei tre grandi demoni, ministri di Lucifero, figurano nella Bibbia. Asmodeo è segnalato nel Libro di Tobia, Mammona e Belzebù nel Vangelo (San Matteo 6,24 e 12,24-30).
Quanto alla loro appartenenza a tale o talaltra Gerarchia angelica prima della loro caduta, essa è presa dal Trattato dell’Inferno di Santa Francesca Romana. ), egli ha su di essi tutti i vantaggi naturali della sua angelicità, quelli che gli davano la superiorità sulla natura umana. Fin dall’inizio, i progetti di Lucifero sono votati alla sconfitta, tutto quello che egli intraprende si ritorce finalmente contro di lui.
E’ a questa guerra assurda che si riferisce il versetto della Genesi, quando Giuseppe perdona i suoi fratelli che l’avevano una volta venduto come schiavo agli Egiziani : “I vostri disegni contro di me erano perversi, al fine di dare la vita ad un popolo immenso” (Gen.50,20).
Lucifero vuole fare il male, ma da questo male, Dio estrae sempre un bene, ed è perché Egli lo tollera. Offrendo la conoscenza del bene e del male ad Eva, persuadendola di gustarvi sotto il pretesto che il divieto di Dio non procedeva dalla saggezza e dalla bontà, ma dalla tirannia e dall’egoismo, il Serpente-Satana credeva di scatenare contro la coppia imprudente una giustizia altrettanto severa di quella di cui lui era stato oggetto.
In effetti, il castigo si abbatte sull’umanità, ormai schiavo del Padrone che ha preferito a Dio : la vita umana in rottura con l’ordine voluto dal Creatore sarà una vita di sofferenza, di lavoro, di sangue e di lacrime, ed essa sboccherà sul “salario del peccato, la morte” (San Paolo, Lettera ai Romani 6,22). Ma, appena ha pronunciato la sentenza della Sua Giustizia, Dio lascia parlare il Suo Amore e promette il rimedio ai mali annunciati : “Porrò inimicizia tra la Donna e te, la sua discendenza ed la tua. Ella ti schiaccerà la testa e tu le morderai il tallone !” (Gen. 3,15).
Il diavolo credeva di avere annientato per l’uomo ogni speranza di accedere alla felicità eterna; di fatto, egli ha precipitato le cose, trascinando la necessità della Redenzione e la venuta del Redentore : la discendenza della Donna, il Figlio della Vergine Madre, il Cristo, Dio fatto uomo. Lucifero ha provocato quello che voleva con tutta forza impedire.
E quando, nel deserto, egli identifica in Gesù l’Incarnazione del Verbo, Quello che rifiutò di adorare all’inizio, quando decise di congiurare contro di Lui l’odio dei farisei, l’ambizione smisurata di Giuda, la vigliaccheria degli apostoli e l’impotenza di Pilato, Satana provoca la morte del Redentore, ma precipita nella sua propria sconfitta.
Sì, il Serpente ha morso la razza della donna nel tallone, e questo morso l’ha uccisa, l’ha inchiodata sulla croce ; ma, morendo, Colui che era immortale per essenza e non era, nella Sua Incarnazione, assoggettato al salario del peccato, inghiottì questa morte che il diavolo aveva introdotta nella Creazione
Libro della Sapienza 2,23-24 :
“Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità. Ne ha fatto una immagine della Sua propria natura. E’ per l’invidia del Diavolo che la morte è entrata nel mondo”. E, con la morte, salario del peccato, è il peccato stesso che smette di estendere il suo impero su quelli che Cristo ha riscattato con la Sua Passione. Satana sa bene che la lotta è perduta. Rimane che, in queste continue battaglie di retroguardia, egli ottiene l’ultima soddisfazione di strappare, ancora e sempre, delle anime umane a quella felicità del Paradiso che egli invidia e detesta allo stesso tempo.
Ogni volta che egli aiuta un’anima a dannarsi per l’eternità nell’Inferno, il diavolo insulta la morte del Redentore.
E voi sapete anche che ogni uomo costa.
E che l’uomo è costato il sangue stesso di un Dio.
E voi sapete così con quale atroce strada
Un condannato salì fin nel più alto luogo.
Voi sapete oggi quello che ognuno riporta.
Voi avete stabilito questo conto temuto.
O vanamente seduto al soglio dell’altra porta :
L’uomo rapporta poco per quello che è costato.
(Charles Péguy, Eva).
Ma, per i cristiani, se essi vivono secondo la loro fede, l’impresa di Satana non è da temere. La vittoria di Cristo è la loro vittoria definitiva.Limitata dalla sua sconfitta nel suo primo stato, sottomessa al permesso di Dio e contenuta negli stretti limiti di quello che ogni anima è suscettibile di sopportare con il soccorso della Grazia, l’azione demoniaca può essere vigorosamente e vittoriosamente combattuta.
“Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi ? Lui che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio ma L’ha consegnato per tutti noi, come con Lui non ci accorderà ogni favore ? Chi si farà l’accusatore di quelli che Dio ha scelti ? E’ Dio che giustifica. Chi dunque condannerà ? Cristo Gesù, Colui che è morto, che dico, risuscitato, che è alla destra di Dio, che intercede per noi ? Chi ci separerà dall’amore di Cristo ? La tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, i pericoli, la spada ? Secondo la parola della Scrittura: a causa Tua, ci si mette a morte lungo tutto il giorno ; siamo diventati come pecore da macello? Ma, in tutto ciò, noi siamo i grandi vincitori per Colui che ci ha amati!
Sì, ne sono certo, né morte né vita, né Angeli né Principati, né presente né avvenire, né Potenze, né altezze né profondità, né nessun’altra creatura, potrà separarci dall’amore di Dio manifestato in Cristo Gesù nostro Signore” (San Paolo, Lettera ai Romani 8,31-39).
Don Marcello Stanzione
Se l’uomo, ridotto alle sue sole forze, non è all’altezza ovviamente da affrontare il Serafino Lucifero, Principe di questo mondo e re incatenato degli Inferi, né il bello e seducente Asmodeo, Cherubino divenuto ministro dell’impurità e della lussuria, né il Trono Mammona che ispira la passione dell’oro , del denaro e dell’amore esclusivo delle ricchezze materiali, né la Dominazione Belzebù, “il Signore delle Mosche”, che suscita i culti idolatri (I nomi dei tre grandi demoni, ministri di Lucifero, figurano nella Bibbia. Asmodeo è segnalato nel Libro di Tobia, Mammona e Belzebù nel Vangelo (San Matteo 6,24 e 12,24-30).
Quanto alla loro appartenenza a tale o talaltra Gerarchia angelica prima della loro caduta, essa è presa dal Trattato dell’Inferno di Santa Francesca Romana. ), egli ha su di essi tutti i vantaggi naturali della sua angelicità, quelli che gli davano la superiorità sulla natura umana. Fin dall’inizio, i progetti di Lucifero sono votati alla sconfitta, tutto quello che egli intraprende si ritorce finalmente contro di lui.
E’ a questa guerra assurda che si riferisce il versetto della Genesi, quando Giuseppe perdona i suoi fratelli che l’avevano una volta venduto come schiavo agli Egiziani : “I vostri disegni contro di me erano perversi, al fine di dare la vita ad un popolo immenso” (Gen.50,20).
Lucifero vuole fare il male, ma da questo male, Dio estrae sempre un bene, ed è perché Egli lo tollera. Offrendo la conoscenza del bene e del male ad Eva, persuadendola di gustarvi sotto il pretesto che il divieto di Dio non procedeva dalla saggezza e dalla bontà, ma dalla tirannia e dall’egoismo, il Serpente-Satana credeva di scatenare contro la coppia imprudente una giustizia altrettanto severa di quella di cui lui era stato oggetto.
In effetti, il castigo si abbatte sull’umanità, ormai schiavo del Padrone che ha preferito a Dio : la vita umana in rottura con l’ordine voluto dal Creatore sarà una vita di sofferenza, di lavoro, di sangue e di lacrime, ed essa sboccherà sul “salario del peccato, la morte” (San Paolo, Lettera ai Romani 6,22). Ma, appena ha pronunciato la sentenza della Sua Giustizia, Dio lascia parlare il Suo Amore e promette il rimedio ai mali annunciati : “Porrò inimicizia tra la Donna e te, la sua discendenza ed la tua. Ella ti schiaccerà la testa e tu le morderai il tallone !” (Gen. 3,15).
Il diavolo credeva di avere annientato per l’uomo ogni speranza di accedere alla felicità eterna; di fatto, egli ha precipitato le cose, trascinando la necessità della Redenzione e la venuta del Redentore : la discendenza della Donna, il Figlio della Vergine Madre, il Cristo, Dio fatto uomo. Lucifero ha provocato quello che voleva con tutta forza impedire.
E quando, nel deserto, egli identifica in Gesù l’Incarnazione del Verbo, Quello che rifiutò di adorare all’inizio, quando decise di congiurare contro di Lui l’odio dei farisei, l’ambizione smisurata di Giuda, la vigliaccheria degli apostoli e l’impotenza di Pilato, Satana provoca la morte del Redentore, ma precipita nella sua propria sconfitta.
Sì, il Serpente ha morso la razza della donna nel tallone, e questo morso l’ha uccisa, l’ha inchiodata sulla croce ; ma, morendo, Colui che era immortale per essenza e non era, nella Sua Incarnazione, assoggettato al salario del peccato, inghiottì questa morte che il diavolo aveva introdotta nella Creazione
Libro della Sapienza 2,23-24 :
“Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità. Ne ha fatto una immagine della Sua propria natura. E’ per l’invidia del Diavolo che la morte è entrata nel mondo”. E, con la morte, salario del peccato, è il peccato stesso che smette di estendere il suo impero su quelli che Cristo ha riscattato con la Sua Passione. Satana sa bene che la lotta è perduta. Rimane che, in queste continue battaglie di retroguardia, egli ottiene l’ultima soddisfazione di strappare, ancora e sempre, delle anime umane a quella felicità del Paradiso che egli invidia e detesta allo stesso tempo.
Ogni volta che egli aiuta un’anima a dannarsi per l’eternità nell’Inferno, il diavolo insulta la morte del Redentore.
E voi sapete anche che ogni uomo costa.
E che l’uomo è costato il sangue stesso di un Dio.
E voi sapete così con quale atroce strada
Un condannato salì fin nel più alto luogo.
Voi sapete oggi quello che ognuno riporta.
Voi avete stabilito questo conto temuto.
O vanamente seduto al soglio dell’altra porta :
L’uomo rapporta poco per quello che è costato.
(Charles Péguy, Eva).
Ma, per i cristiani, se essi vivono secondo la loro fede, l’impresa di Satana non è da temere. La vittoria di Cristo è la loro vittoria definitiva.Limitata dalla sua sconfitta nel suo primo stato, sottomessa al permesso di Dio e contenuta negli stretti limiti di quello che ogni anima è suscettibile di sopportare con il soccorso della Grazia, l’azione demoniaca può essere vigorosamente e vittoriosamente combattuta.
“Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi ? Lui che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio ma L’ha consegnato per tutti noi, come con Lui non ci accorderà ogni favore ? Chi si farà l’accusatore di quelli che Dio ha scelti ? E’ Dio che giustifica. Chi dunque condannerà ? Cristo Gesù, Colui che è morto, che dico, risuscitato, che è alla destra di Dio, che intercede per noi ? Chi ci separerà dall’amore di Cristo ? La tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, i pericoli, la spada ? Secondo la parola della Scrittura: a causa Tua, ci si mette a morte lungo tutto il giorno ; siamo diventati come pecore da macello? Ma, in tutto ciò, noi siamo i grandi vincitori per Colui che ci ha amati!
Sì, ne sono certo, né morte né vita, né Angeli né Principati, né presente né avvenire, né Potenze, né altezze né profondità, né nessun’altra creatura, potrà separarci dall’amore di Dio manifestato in Cristo Gesù nostro Signore” (San Paolo, Lettera ai Romani 8,31-39).
Don Marcello Stanzione
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venerdì 27 settembre 2013
TI ADORO O CROCE SANTA
Recitata 50 volte ogni venerdì, libera 5 Anime del Purgatorio
"Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore". Amen.
(Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio.)
Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).
Allego il commento di Provvidenza Cardia nel quale spiega la provenienza e l'efficacia di questa bellissima Preghiera:
"Sicuramente avrai sentito parlare della comunione dei Santi e saprai che Tutti noi viventi e defunti formiamo un unico corpo,:il corpo di Cristo e se alcuni membra del corpo soffrono soffre anche l'intero corpo e ogni membro dve per solidarietà preoccuparsi della salute del corpo..Sappiamo con certezza che i Santi sono esistiti e ci hanno lasciato svariate testimonianze sull'esistenza del Purgatorio ,inoltre numerosi mistici fra cui Maria Simma che aveva il dono di incontrare i defunti e di venire a conoscenza delle infinite sofferenze che subivano ci dice che le preghiere dei vivi servono ai defunti,perchè sono atto di carità nei loro riguardi,dunque tutti noi siamo chiamati a pregare per idefunti.,per alleviare le loro sofferenze..
La preghiera "Ti adoro croce Santa",è antichissima ed è stata trovata in una cappella in Polonia e il papa dell'epoca,l'ha approvata intendendola come preghiera di liberazione,liberando subito !5 anime del Purgatorio.Siccome come Sai il Papa è vicario di Cristo,capo della Chiesa a cui è stato riconosciuto dallo stesso Cristo (vedere i Vangeli ) il potere di unire o sciogliere in terra ciò che Cristo poi avrebbe unito o sciolto in cielo,si è preso questa libertà,che anche altri papi hanno perpetuato .Dunque la preghiera ha il solo potere di aiutare i defunti ad avanzare verso Dio,è un atto di carità e sicuramente se si crede,(si è liberi di non credere) come il papa ha liberato 5 anime così se si recita la preghiera potranno altrettante anime essere liberate.Marco dunque divulgando la preghiera ha fatto un atto i carità verso i defunti e verso noi membra del corpo di Cristo ,perchè come saprai chi prega per gli altri,prega anche per sè.
"Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore". Amen.
(Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio.)
Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).
Allego il commento di Provvidenza Cardia nel quale spiega la provenienza e l'efficacia di questa bellissima Preghiera:
"Sicuramente avrai sentito parlare della comunione dei Santi e saprai che Tutti noi viventi e defunti formiamo un unico corpo,:il corpo di Cristo e se alcuni membra del corpo soffrono soffre anche l'intero corpo e ogni membro dve per solidarietà preoccuparsi della salute del corpo..Sappiamo con certezza che i Santi sono esistiti e ci hanno lasciato svariate testimonianze sull'esistenza del Purgatorio ,inoltre numerosi mistici fra cui Maria Simma che aveva il dono di incontrare i defunti e di venire a conoscenza delle infinite sofferenze che subivano ci dice che le preghiere dei vivi servono ai defunti,perchè sono atto di carità nei loro riguardi,dunque tutti noi siamo chiamati a pregare per idefunti.,per alleviare le loro sofferenze..
La preghiera "Ti adoro croce Santa",è antichissima ed è stata trovata in una cappella in Polonia e il papa dell'epoca,l'ha approvata intendendola come preghiera di liberazione,liberando subito !5 anime del Purgatorio.Siccome come Sai il Papa è vicario di Cristo,capo della Chiesa a cui è stato riconosciuto dallo stesso Cristo (vedere i Vangeli ) il potere di unire o sciogliere in terra ciò che Cristo poi avrebbe unito o sciolto in cielo,si è preso questa libertà,che anche altri papi hanno perpetuato .Dunque la preghiera ha il solo potere di aiutare i defunti ad avanzare verso Dio,è un atto di carità e sicuramente se si crede,(si è liberi di non credere) come il papa ha liberato 5 anime così se si recita la preghiera potranno altrettante anime essere liberate.Marco dunque divulgando la preghiera ha fatto un atto i carità verso i defunti e verso noi membra del corpo di Cristo ,perchè come saprai chi prega per gli altri,prega anche per sè.
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mercoledì 25 settembre 2013
Recitiamo il Santo Rosario Misteri Gloriosi (Mercoledì - Domenica)
1) La risurrezione di Gesù
2) L'ascensione di Gesù al cielo
3) La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo
4) L'Assunzione di Maria al cielo
5) L'Incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra
Come si recita il Rosario?
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
O Dio vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Si enuncia ad ogni decina il "mistero", per esempio, nel primo mistero: "l'Annunciazione dell'Angelo a Maria".
Dopo una breve pausa di riflessione, si recitano: un Padre Nostro, dieci Ave Maria e un Gloria.
Ad ogni decina della Corona si può aggiungere un'invocazione.
Alla fine del Rosario vengono recitate le Litanie Lauretane, o altre preghiere mariane.
Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Litanie Lauretane
Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
Padre del cielo, che sei Dio,
Abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio,
Spirito Santo, che sei Dio,
Santa Trinità, unico Dio,
Santa Maria,
prega per noi.
Santa Madre di Dio,
Santa Vergine delle vergini,
Madre di Cristo,
Madre della Chiesa,
Madre della divina grazia,
Madre purissima,
Madre castissima,
Madre sempre vergine,
Madre immacolata,
Madre degna d'amore,
Madre ammirabile,
Madre del buon consiglio,
Madre del Creatore,
Madre del Salvatore,
Madre di misericordia,
Vergine prudentissima,
Vergine degna di onore,
Vergine degna di lode,
Vergine potente,
Vergine clemente,
Vergine fedele,
Specchio della santità divina,
Sede della Sapienza,
Causa della nostra letizia,
Tempio dello Spirito Santo,
Tabernacolo dell'eterna gloria,
Dimora tutta consacrata a Dio,
Rosa mistica,
Torre di Davide,
Torre d'avorio,
Casa d'oro,
Arca dell'alleanza,
Porta del cielo,
Stella del mattino,
Salute degli infermi,
Rifugio dei peccatori,
Consolatrice degli afflitti,
Aiuto dei cristiani,
Regina degli Angeli,
Regina dei Patriarchi,
Regina dei Profeti,
Regina degli Apostoli,
Regina dei Martiri,
Regina dei veri cristiani,
Regina delle Vergini,
Regina di tutti i Santi,
Regina concepita senza peccato originale,
Regina assunta in cielo,
Regina del santo Rosario,
Regina della famiglia,
Regina della pace.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
ascoltaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.
Prega per noi, Santa Madre di Dio.
E saremo degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Concedi ai tuoi fedeli,
Signore Dio nostro,
di godere sempre la salute del corpo e dello spirito,
per la gloriosa intercessione
di Maria santissima, sempre vergine,
salvaci dai mali che ora ci rattristano
e guidaci alla gioia senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Salve, o Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva: a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
2) L'ascensione di Gesù al cielo
3) La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo
4) L'Assunzione di Maria al cielo
5) L'Incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra
Come si recita il Rosario?
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
O Dio vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Si enuncia ad ogni decina il "mistero", per esempio, nel primo mistero: "l'Annunciazione dell'Angelo a Maria".
Dopo una breve pausa di riflessione, si recitano: un Padre Nostro, dieci Ave Maria e un Gloria.
Ad ogni decina della Corona si può aggiungere un'invocazione.
Alla fine del Rosario vengono recitate le Litanie Lauretane, o altre preghiere mariane.
Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Litanie Lauretane
Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
Padre del cielo, che sei Dio,
Abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio,
Spirito Santo, che sei Dio,
Santa Trinità, unico Dio,
Santa Maria,
prega per noi.
Santa Madre di Dio,
Santa Vergine delle vergini,
Madre di Cristo,
Madre della Chiesa,
Madre della divina grazia,
Madre purissima,
Madre castissima,
Madre sempre vergine,
Madre immacolata,
Madre degna d'amore,
Madre ammirabile,
Madre del buon consiglio,
Madre del Creatore,
Madre del Salvatore,
Madre di misericordia,
Vergine prudentissima,
Vergine degna di onore,
Vergine degna di lode,
Vergine potente,
Vergine clemente,
Vergine fedele,
Specchio della santità divina,
Sede della Sapienza,
Causa della nostra letizia,
Tempio dello Spirito Santo,
Tabernacolo dell'eterna gloria,
Dimora tutta consacrata a Dio,
Rosa mistica,
Torre di Davide,
Torre d'avorio,
Casa d'oro,
Arca dell'alleanza,
Porta del cielo,
Stella del mattino,
Salute degli infermi,
Rifugio dei peccatori,
Consolatrice degli afflitti,
Aiuto dei cristiani,
Regina degli Angeli,
Regina dei Patriarchi,
Regina dei Profeti,
Regina degli Apostoli,
Regina dei Martiri,
Regina dei veri cristiani,
Regina delle Vergini,
Regina di tutti i Santi,
Regina concepita senza peccato originale,
Regina assunta in cielo,
Regina del santo Rosario,
Regina della famiglia,
Regina della pace.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
ascoltaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.
Prega per noi, Santa Madre di Dio.
E saremo degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Concedi ai tuoi fedeli,
Signore Dio nostro,
di godere sempre la salute del corpo e dello spirito,
per la gloriosa intercessione
di Maria santissima, sempre vergine,
salvaci dai mali che ora ci rattristano
e guidaci alla gioia senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Salve, o Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva: a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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martedì 24 settembre 2013
Festa della beata Maria
Octauo Kalendas Octobris. Luna duodeuicesima. Festum beatae Mariae Virginis de Mercede nuncupatae, Ordinis redemptionis captiuorum sub eius nomine Institutricis, de cujus Appraitione Barcinone in Hispania agitur quarto Idus Augusti - La commémoraison de la bienheureuse Vierge Marie de la Merci, qui institua elle-même, sous ce vocable, l'Ordre pour le rachat des captifs. Son apparition à Barcelone en Espagne a été mentionnée le 4 des ides d'août (10 août) - The feast of our Lady of Ransom, Foundress of the Order for the Redemption of Captives. The apparition of the same Blessed Virgin in Barcelona, Spain occurred on the 10th of August - La festividad de la bienaventurada Virgen María llamada de la Merced, que con este nombre instituyó la Orden de Redención de Cautivos. Su aparición en Barcelona (España) se menciona el 10 de Agosto.
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domenica 22 settembre 2013
L'omelia del Papa al santuario della Madonna di Bonaria - 22 settembre 2013
"Sa paghe ‘e Nostru Segnore siat sempre chin bois", con questo saluto
in sardo Papa Francesco ha iniziato la sua omelia della Messa che ha celebrato
sul piazzale antistante il santuario della Madonna di Bonaria davanti a 100mila
fedeli.
"Oggi si realizza quel desiderio che avevo annunciato in Piazza San Pietro, prima dell’estate, di poter visitare il Santuario di Nostra Signora di Bonaria" ha detto il Papa.
"Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni della vostra Isola, e per confermarvi nella fede. Anche qui a Cagliari, come in tutta la Sardegna, non mancano difficoltà, - ce ne sono tante… - problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, alla mancanza del lavoro e alla sua precarietà, e quindi all’incertezza per il futuro". Un tema che aveva affrontato nel toccante incontro con il mondo del lavoro. "La Sardegna, questa vostra bella Regione, soffre da lungo tempo molte situazioni di povertà - ha continuato - accentuate anche dalla sua condizione insulare. E’ necessaria la collaborazione leale di tutti, con l’impegno dei responsabili delle istituzioni, anche la Chiesa, per assicurare alle persone e alle famiglie i diritti fondamentali, e far crescere una società più fraterna e solidale.
Assicurare il diritto al lavoro, il diritto a portare pane a casa, pane guadagnato col lavoro!" ha affermato con forza. "Vi sono vicino…. Vi sono vicino, vi ricordo nella preghiera, e vi incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione. Mantenete sempre accesa la luce della speranza!
Sono venuto in mezzo a voi - ha detto - per mettermi con voi ai piedi della Madonna che ci dona il suo Figlio. So bene che Maria, nostra Madre, è nel vostro cuore, come testimonia questo Santuario, dove molte generazioni di Sardi sono saliti – e continueranno a salire! – per invocare la protezione della Madonna di Bonaria, Patrona Massima dell’Isola. Qui voi portate le gioie e le sofferenze di questa terra, delle sue famiglie, e anche di quei figli che vivono lontani, spesso partiti con grande dolore e nostalgia per cercare un lavoro e un futuro per sé e per i loro cari. Oggi, noi tutti qui riuniti, vogliamo ringraziare Maria perché ci è sempre vicina, vogliamo rinnovare a Lei la nostra fiducia e il nostro amore.
La prima Lettura che abbiamo ascoltato - ha affermato all'omelia riprendendo le lettura liturgia della Parola - ci mostra Maria in preghiera, nel Cenacolo, insieme agli Apostoli. Maria prega, prega insieme alla comunità dei discepoli, e ci insegna ad avere piena fiducia in Dio, nella sua misericordia. Questa è la potenza della preghiera! Non stanchiamoci di bussare alla porta di Dio. Portiamo al cuore di Dio, attraverso Maria, tutta la nostra vita, ogni giorno! Bussare alla porta del cuore di Dio! Nel Vangelo invece cogliamo soprattutto l’ultimo sguardo di Gesù verso sua Madre (cfr Gv 19,25-27). Dalla croce Gesù guarda sua madre e le affida l’apostolo Giovanni, dicendo: Questo è tuo figlio. In Giovanni ci siamo tutti, anche noi, e lo sguardo di amore di Gesù ci affida alla custodia materna della Madre. Maria avrà ricordato un altro sguardo di amore, quando era una ragazza: lo sguardo di Dio Padre, che aveva guardato la sua umiltà, la sua piccolezza. Maria ci insegna che Dio non ci abbandona, può fare cose grandi anche con la nostra debolezza.
Abbiamo fiducia in Lui! Bussiamo alla porta del suo cuore" ha detto Papa Francesco il quale è passato al terzo punto della sua omelia.
"Oggi sono venuto in mezzo a voi, anzi siamo venuti tutti insieme per incontrare lo sguardo di Maria, perché lì è come riflesso lo sguardo del Padre, che la fece Madre di Dio, e lo sguardo del Figlio dalla croce, che la fece Madre nostra. E con quello sguardo oggi Maria ci guarda. Abbiamo bisogno del suo sguardo di tenerezza - ha detto - del suo sguardo materno che ci conosce meglio di chiunque altro, del suo sguardo pieno di compassione e di cura. Maria, oggi vogliamo dirti: Madre, donaci il tuo sguardo! Il tuo sguardo ci porta a Dio, il tuo sguardo è un dono del Padre buono, che ci attende ad ogni svolta del nostro cammino, è un dono di Gesù Cristo in croce, che carica su di sé le nostre sofferenze, le nostre fatiche, il nostro peccato. E per incontrare questo Padre pieno di amore, oggi le diciamo: Madre, donaci il tuo sguardo! Lo diciamo tutti insieme: “Madre, donaci il tuo sguardo!”. “Madre, donaci il tuo sguardo!” ha esortato il Papa.
"Ma nel cammino, spesso difficile, non siamo soli, siamo in tanti, siamo un popolo, e lo sguardo della Madonna ci aiuta a guardarci tra noi in modo fraterno. Guardiamoci in modo più fraterno! Maria ci insegna ad avere quello sguardo che cerca di accogliere, di accompagnare, di proteggere. Impariamo a guardarci gli uni gli altri sotto lo sguardo materno di Maria! Ci sono persone che istintivamente consideriamo di meno e che invece ne hanno più bisogno: i più abbandonati, i malati, coloro che non hanno di che vivere, coloro che non conoscono Gesù, i giovani che sono in difficoltà, i giovani che non trovano lavoro. Non abbiamo paura di uscire e guardare i nostri fratelli e sorelle con lo sguardo della Madonna, Lei ci invita ad essere veri fratelli" ha esortato il Papa. "E non permettiamo che qualcosa o qualcuno si frapponga tra noi e lo sguardo della Madonna. Madre, donaci il tuo sguardo! Nessuno ce lo nasconda! Il nostro cuore di figli sappia difenderlo da tanti parolai che promettono illusioni; da coloro che hanno uno sguardo avido di vita facile, di promesse che non si possono compiere. Non ci rubino lo sguardo di Maria, che è pieno di tenerezza, che ci dà forza, che ci rende solidali tra noi. Tutti diciamo: Madre, donaci il tuo sguardo! Madre, donaci il tuo sguardo! Madre, donaci il tuo sguardo!" Tutti i fedeli presenti hanno ripetuto a voce a questa invocazione.
Infine Papa Francesco ha concluso la sua omelia con un'altra espressione in sardo: "Nostra Segnora ‘e Bonaria bos acumpanzet sempre in sa vida"
"Oggi si realizza quel desiderio che avevo annunciato in Piazza San Pietro, prima dell’estate, di poter visitare il Santuario di Nostra Signora di Bonaria" ha detto il Papa.
"Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni della vostra Isola, e per confermarvi nella fede. Anche qui a Cagliari, come in tutta la Sardegna, non mancano difficoltà, - ce ne sono tante… - problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, alla mancanza del lavoro e alla sua precarietà, e quindi all’incertezza per il futuro". Un tema che aveva affrontato nel toccante incontro con il mondo del lavoro. "La Sardegna, questa vostra bella Regione, soffre da lungo tempo molte situazioni di povertà - ha continuato - accentuate anche dalla sua condizione insulare. E’ necessaria la collaborazione leale di tutti, con l’impegno dei responsabili delle istituzioni, anche la Chiesa, per assicurare alle persone e alle famiglie i diritti fondamentali, e far crescere una società più fraterna e solidale.
Assicurare il diritto al lavoro, il diritto a portare pane a casa, pane guadagnato col lavoro!" ha affermato con forza. "Vi sono vicino…. Vi sono vicino, vi ricordo nella preghiera, e vi incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione. Mantenete sempre accesa la luce della speranza!
Sono venuto in mezzo a voi - ha detto - per mettermi con voi ai piedi della Madonna che ci dona il suo Figlio. So bene che Maria, nostra Madre, è nel vostro cuore, come testimonia questo Santuario, dove molte generazioni di Sardi sono saliti – e continueranno a salire! – per invocare la protezione della Madonna di Bonaria, Patrona Massima dell’Isola. Qui voi portate le gioie e le sofferenze di questa terra, delle sue famiglie, e anche di quei figli che vivono lontani, spesso partiti con grande dolore e nostalgia per cercare un lavoro e un futuro per sé e per i loro cari. Oggi, noi tutti qui riuniti, vogliamo ringraziare Maria perché ci è sempre vicina, vogliamo rinnovare a Lei la nostra fiducia e il nostro amore.
La prima Lettura che abbiamo ascoltato - ha affermato all'omelia riprendendo le lettura liturgia della Parola - ci mostra Maria in preghiera, nel Cenacolo, insieme agli Apostoli. Maria prega, prega insieme alla comunità dei discepoli, e ci insegna ad avere piena fiducia in Dio, nella sua misericordia. Questa è la potenza della preghiera! Non stanchiamoci di bussare alla porta di Dio. Portiamo al cuore di Dio, attraverso Maria, tutta la nostra vita, ogni giorno! Bussare alla porta del cuore di Dio! Nel Vangelo invece cogliamo soprattutto l’ultimo sguardo di Gesù verso sua Madre (cfr Gv 19,25-27). Dalla croce Gesù guarda sua madre e le affida l’apostolo Giovanni, dicendo: Questo è tuo figlio. In Giovanni ci siamo tutti, anche noi, e lo sguardo di amore di Gesù ci affida alla custodia materna della Madre. Maria avrà ricordato un altro sguardo di amore, quando era una ragazza: lo sguardo di Dio Padre, che aveva guardato la sua umiltà, la sua piccolezza. Maria ci insegna che Dio non ci abbandona, può fare cose grandi anche con la nostra debolezza.
Abbiamo fiducia in Lui! Bussiamo alla porta del suo cuore" ha detto Papa Francesco il quale è passato al terzo punto della sua omelia.
"Oggi sono venuto in mezzo a voi, anzi siamo venuti tutti insieme per incontrare lo sguardo di Maria, perché lì è come riflesso lo sguardo del Padre, che la fece Madre di Dio, e lo sguardo del Figlio dalla croce, che la fece Madre nostra. E con quello sguardo oggi Maria ci guarda. Abbiamo bisogno del suo sguardo di tenerezza - ha detto - del suo sguardo materno che ci conosce meglio di chiunque altro, del suo sguardo pieno di compassione e di cura. Maria, oggi vogliamo dirti: Madre, donaci il tuo sguardo! Il tuo sguardo ci porta a Dio, il tuo sguardo è un dono del Padre buono, che ci attende ad ogni svolta del nostro cammino, è un dono di Gesù Cristo in croce, che carica su di sé le nostre sofferenze, le nostre fatiche, il nostro peccato. E per incontrare questo Padre pieno di amore, oggi le diciamo: Madre, donaci il tuo sguardo! Lo diciamo tutti insieme: “Madre, donaci il tuo sguardo!”. “Madre, donaci il tuo sguardo!” ha esortato il Papa.
"Ma nel cammino, spesso difficile, non siamo soli, siamo in tanti, siamo un popolo, e lo sguardo della Madonna ci aiuta a guardarci tra noi in modo fraterno. Guardiamoci in modo più fraterno! Maria ci insegna ad avere quello sguardo che cerca di accogliere, di accompagnare, di proteggere. Impariamo a guardarci gli uni gli altri sotto lo sguardo materno di Maria! Ci sono persone che istintivamente consideriamo di meno e che invece ne hanno più bisogno: i più abbandonati, i malati, coloro che non hanno di che vivere, coloro che non conoscono Gesù, i giovani che sono in difficoltà, i giovani che non trovano lavoro. Non abbiamo paura di uscire e guardare i nostri fratelli e sorelle con lo sguardo della Madonna, Lei ci invita ad essere veri fratelli" ha esortato il Papa. "E non permettiamo che qualcosa o qualcuno si frapponga tra noi e lo sguardo della Madonna. Madre, donaci il tuo sguardo! Nessuno ce lo nasconda! Il nostro cuore di figli sappia difenderlo da tanti parolai che promettono illusioni; da coloro che hanno uno sguardo avido di vita facile, di promesse che non si possono compiere. Non ci rubino lo sguardo di Maria, che è pieno di tenerezza, che ci dà forza, che ci rende solidali tra noi. Tutti diciamo: Madre, donaci il tuo sguardo! Madre, donaci il tuo sguardo! Madre, donaci il tuo sguardo!" Tutti i fedeli presenti hanno ripetuto a voce a questa invocazione.
Infine Papa Francesco ha concluso la sua omelia con un'altra espressione in sardo: "Nostra Segnora ‘e Bonaria bos acumpanzet sempre in sa vida"
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giovedì 19 settembre 2013
San Gennaro, 19 settembre 2013
Tertiodecimo Kalendas Octobris. Luna secunda. Puteolis in Campania, sanctorum martyrum Ianuarii, Beneuentanae ciuitatis episcopi, eiusque diaconi Festi, et Desiderii Llectoris, Sosii, diaconi Ecclesiae Misenatis, Proculi, diaconi Puteolani; Eutychii et Acutii. Hi omnes, post uincula et carceres, capite caesi sunt, sub Diocletiano principe. Corpus sancti Ianuarii delatum fuit Neapolim, atque honorifice in Ecclesia tumulatum; ubi etiam beatissimi martyris sanguis in ampulla uitrea adhuc seruatur, qui, in conspectu capitis illius positus, uelut recens liquescere et ebullire conspicitur.
Gennaro era nato a Napoli,
nella seconda metà del III secolo, e fu eletto vescovo di Benevento, dove
svolse il suo apostolato, amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai
pagani. Nel contesto delle persecuzioni di Diocleziano si inserisce la storia del suo martirio. Egli
conosceva il diacono Sosso (o Sossio) che guidava la comunità cristiana di
Miseno e che fu incarcerato dal giudice Dragonio, proconsole della Campania.
Gennaro saputo dell'arresto di Sosso, volle recarsi insieme a due compagni,
Festo e Desiderio a portargli il suo conforto in carcere. Dragonio informato
della sua presenza e intromissione, fece arrestare anche loro tre, provocando
le proteste di Procolo, diacono di Pozzuoli e di due fedeli cristiani della
stessa città, Eutiche ed Acuzio. Anche questi tre furono arrestati e condannati
insieme agli altri a morire nell'anfiteatro, ancora oggi esistente, per essere
sbranati dagli orsi. Ma durante i preparativi il proconsole Dragonio, si
accorse che il popolo dimostrava simpatia verso i prigionieri e quindi
prevedendo disordini durante i cosiddetti giochi, cambiò decisione e il 19
settembre del 305 fece decapitare i prigionieri.
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mercoledì 18 settembre 2013
Recitiamo il Santo Rosario Misteri Gloriosi (Mercoledì - Domenica)
1) La risurrezione di Gesù
2) L'ascensione di Gesù al cielo
3) La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo
4) L'Assunzione di Maria al cielo
5) L'Incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra
Come si recita il Rosario?
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
O Dio vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Si enuncia ad ogni decina il "mistero", per esempio, nel primo mistero: "l'Annunciazione dell'Angelo a Maria".
Dopo una breve pausa di riflessione, si recitano: un Padre Nostro, dieci Ave Maria e un Gloria.
Ad ogni decina della Corona si può aggiungere un'invocazione.
Alla fine del Rosario vengono recitate le Litanie Lauretane, o altre preghiere mariane.
Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Litanie Lauretane
Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
Padre del cielo, che sei Dio,
Abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio,
Spirito Santo, che sei Dio,
Santa Trinità, unico Dio,
Santa Maria,
prega per noi.
Santa Madre di Dio,
Santa Vergine delle vergini,
Madre di Cristo,
Madre della Chiesa,
Madre della divina grazia,
Madre purissima,
Madre castissima,
Madre sempre vergine,
Madre immacolata,
Madre degna d'amore,
Madre ammirabile,
Madre del buon consiglio,
Madre del Creatore,
Madre del Salvatore,
Madre di misericordia,
Vergine prudentissima,
Vergine degna di onore,
Vergine degna di lode,
Vergine potente,
Vergine clemente,
Vergine fedele,
Specchio della santità divina,
Sede della Sapienza,
Causa della nostra letizia,
Tempio dello Spirito Santo,
Tabernacolo dell'eterna gloria,
Dimora tutta consacrata a Dio,
Rosa mistica,
Torre di Davide,
Torre d'avorio,
Casa d'oro,
Arca dell'alleanza,
Porta del cielo,
Stella del mattino,
Salute degli infermi,
Rifugio dei peccatori,
Consolatrice degli afflitti,
Aiuto dei cristiani,
Regina degli Angeli,
Regina dei Patriarchi,
Regina dei Profeti,
Regina degli Apostoli,
Regina dei Martiri,
Regina dei veri cristiani,
Regina delle Vergini,
Regina di tutti i Santi,
Regina concepita senza peccato originale,
Regina assunta in cielo,
Regina del santo Rosario,
Regina della famiglia,
Regina della pace.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
ascoltaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.
Prega per noi, Santa Madre di Dio.
E saremo degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
2) L'ascensione di Gesù al cielo
3) La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo
4) L'Assunzione di Maria al cielo
5) L'Incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra
Come si recita il Rosario?
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
O Dio vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Si enuncia ad ogni decina il "mistero", per esempio, nel primo mistero: "l'Annunciazione dell'Angelo a Maria".
Dopo una breve pausa di riflessione, si recitano: un Padre Nostro, dieci Ave Maria e un Gloria.
Ad ogni decina della Corona si può aggiungere un'invocazione.
Alla fine del Rosario vengono recitate le Litanie Lauretane, o altre preghiere mariane.
Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen
Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Litanie Lauretane
Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
Padre del cielo, che sei Dio,
Abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio,
Spirito Santo, che sei Dio,
Santa Trinità, unico Dio,
Santa Maria,
prega per noi.
Santa Madre di Dio,
Santa Vergine delle vergini,
Madre di Cristo,
Madre della Chiesa,
Madre della divina grazia,
Madre purissima,
Madre castissima,
Madre sempre vergine,
Madre immacolata,
Madre degna d'amore,
Madre ammirabile,
Madre del buon consiglio,
Madre del Creatore,
Madre del Salvatore,
Madre di misericordia,
Vergine prudentissima,
Vergine degna di onore,
Vergine degna di lode,
Vergine potente,
Vergine clemente,
Vergine fedele,
Specchio della santità divina,
Sede della Sapienza,
Causa della nostra letizia,
Tempio dello Spirito Santo,
Tabernacolo dell'eterna gloria,
Dimora tutta consacrata a Dio,
Rosa mistica,
Torre di Davide,
Torre d'avorio,
Casa d'oro,
Arca dell'alleanza,
Porta del cielo,
Stella del mattino,
Salute degli infermi,
Rifugio dei peccatori,
Consolatrice degli afflitti,
Aiuto dei cristiani,
Regina degli Angeli,
Regina dei Patriarchi,
Regina dei Profeti,
Regina degli Apostoli,
Regina dei Martiri,
Regina dei veri cristiani,
Regina delle Vergini,
Regina di tutti i Santi,
Regina concepita senza peccato originale,
Regina assunta in cielo,
Regina del santo Rosario,
Regina della famiglia,
Regina della pace.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
ascoltaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
abbi pietà di noi.
Prega per noi, Santa Madre di Dio.
E saremo degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo.
Concedi ai tuoi fedeli,
Signore Dio nostro,
di godere sempre la salute del corpo e dello spirito,
per la gloriosa intercessione
di Maria santissima, sempre vergine,
salvaci dai mali che ora ci rattristano
e guidaci alla gioia senza fine.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Salve, o Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva: a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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martedì 17 settembre 2013
Dalla «Legenda minor» di san Bonaventura.
Francesco, mediante le sacre Stimmate, prese l'immagine del Crocifisso
Francesco, servo fedele e ministro di Cristo, due
anni prima di rendere a Dio il suo spirito, si ritirò in un luogo alto e
solitario, chiamato monte della Verna, per farvi una quaresima in onore di san
Michele Arcangelo. Fin dal principio, sentì con molta più abbondanza del solito
la dolcezza della contemplazione delle cose divine e, infiammato maggiormente
di desideri celesti, si sentì favorito sempre più di ispirazioni dall'alto.
Un mattino, verso la festa dell'Esaltazione della santa Croce raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all'uomo di Dio. Apparve allora non solo alato, ma anche crocifisso.
A quella vista Francesco fu ripieno di stupore e nel suo animo c'erano, al tempo stesso, dolore e gaudio. Provava una letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso; ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore.
Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco.
Subito incominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell'incavo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le capocchie, e dall'altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.
Dopo che l'uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concesso nei secoli passati, egli portava con sé l'immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente.
Un mattino, verso la festa dell'Esaltazione della santa Croce raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all'uomo di Dio. Apparve allora non solo alato, ma anche crocifisso.
A quella vista Francesco fu ripieno di stupore e nel suo animo c'erano, al tempo stesso, dolore e gaudio. Provava una letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso; ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore.
Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco.
Subito incominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell'incavo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le capocchie, e dall'altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.
Dopo che l'uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concesso nei secoli passati, egli portava con sé l'immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente.
(Quaracchi, 1941, 202-204).
Responsorio Cfr. Gal 6, 14. 17
R. Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, * per mezzo della croce il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
V. Io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo
Responsorio Cfr. Gal 6, 14. 17
R. Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, * per mezzo della croce il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
V. Io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo
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