sabato 6 aprile 2013

I PECCATI CHE REGALANO PIÙ CLIENTI ALL'INFERNO




INSIDIE IN AGGUATO

È particolarmente importante tener presente la prima insidia diabolica, che trattiene tante anime nella schiavitù di satana: è la mancanza di riflessione, che fa perdere di vista il fine della vita. II demonio grida alle sue prede: "La vita è un piacere; dovete cogliere tutte le gioie che la vita vi regala".

Gesù invece sussurra al tuo cuore: "Beati quelli che piangono". (cfr. Mt 5,4). "Per entrare in Cielo bisogna farsi violen­za". (cfr. Mt 11,12). "Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua"(Lc 9,23).

Il nemico infernale ci suggerisce: "Pensate al pre­sente, perché con la morte tutto finisce!".

II Signore invece ti esor­ta: "Ricordati dei novissimi (la morte, il giudizio, l'in­ferno e il Paradiso) e non peccherai".

L'uomo impiega buona parte del suo tempo in tanti affari e dimostra intelligen­za e scaltrezza nell'acqui­stare e conservare i beni ter­reni, ma poi non impiega neppure le briciole del suo tempo per riflettere sulle ne­cessità molto più impor­tanti della sua anima, per cui vive in un'assurda, incomprensibile e peri­colosissima superficialità, che può avere conseguenze spaventose.

Il demonio porta a pensare: "Meditare non serve a niente: tempo perso!". Se oggi tanti vivono in peccato è perché non riflettono seriamente e non meditano mai sulle verità rivelate da Dio.

Il pesce che è già finito nella rete del pescatore, finché è ancora nell'acqua non sospetta di essere stato catturato, quando però la rete esce dal mare, si dibatte perché sente vicina la sua fine; ma ormai è troppo tardi. Così i peccatori...! Finché sono in questo mondo se la spassano allegramente e non sospettano nemmeno di essere nella rete diabolica; se ne accorgeranno quando ormai non potranno più rimediarvi... appe­na entrati nell'eternità!

Se potessero ritornare in questo mondo tanti trapassati che vissero senza pensare all'eternità, come cambierebbe la loro vita!

SPRECO DI BENI

Da quanto esposto finora e special­mente dal racconto di certi fatti, appare chiaro quali siano i principali peccati che portano alla dannazione eterna, ma si tenga presente che non sono solo questi peccati a spedire gente all'inferno: ce ne sono molti altri.

Per quale peccato il ricco epulone è finito all'inferno?

Aveva tanti beni e li sprecava in ban­chetti (sperpero e peccato di gola); e inol­tre si manteneva ostinatamente insensibi­le ai bisogni dei poveri (mancanza di amo­re e avarizia).

Tremino dunque certi ricchi che non vogliono esercitare la carità: anche a loro, se non cambiano vita, è riservata la sorte del ricco epulone.

L'IMPURITÀ

Il peccato che più facilmente porta all'inferno è l'impurità. Dice Sant'Alfonso: "Si va all'inferno anche solo per questo peccato, o comunque non senza di esso".

Ricordo le parole del demonio ripor­tate nel primo capitolo: "Tutti quelli che sono là dentro, nessuno escluso, ci sono con questo peccato o anche solo per que­sto peccato". Qualche volta, se costretto, anche il diavolo dice la verità!

Gesù ci ha detto: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio "(Mt 5,8). Ciò signi­fica che gli impuri non solo non vedranno Dio nell'altra vita, ma neanche in questa vita riescono a sentirne il fascino, per cui perdono il gusto della preghiera, pian piano perdono la Fede anche senza accor­gersene e... senza Fede e senza preghiera non percepiscono più per quale motivo dovrebbero fare il bene e fuggire il male. Così ridotti, sono attratti da ogni peccato.

Questo vizio indurisce il cuore e, senza una Grazia speciale, trascina all'impeni­tenza finale e... all'inferno.

MATRIMONI IRREGOLARI

Dio perdona qualunque colpa, purché ci sia il vero pentimento e cioè la volontà di mettere fine ai propri peccati e di cam­biare vita.

Fra mille matrimoni irregolari (divor­ziati risposati, conviventi) forse solo qual­cuno sfuggirà all'inferno, perché normal­mente non si pentono neanche in punto di morte; infatti, se campassero ancora conti­nuerebbero a vivere nella stessa situazione irregolare.

C'è da tremare al pensiero che quasi tutti oggi, anche quelli che divorziati non sono, considerano il divorzio come una cosa normale! Purtroppo, molti ormai ra­gionano come vuole il mondo e non più come vuole Dio.

IL SACRILEGIO

Un peccato che può con­durre alla dannazione eterna è il sacrilegio. Disgraziato colui che si mette su questa strada!

Commette sacrilegio chi volontariamente nasconde in Confessione qualche pec­cato mortale, oppure si con­fessa senza la volontà di la­sciare il peccato o di fuggirne le occasioni prossime. "Quasi sempre chi si con­fessa in modo sacrilego compie anche il sacrilegio Eucaristico, perché poi ri­ceve la Comunione in pec­cato mortale".

Racconta San Giovanni Bosco...

"Mi trovai con la mia guida (l'Angelo Custode) in fondo a un precipizio che fi­niva in una valle oscura. Ed ecco com­parire un edificio immenso con una porta altissima che era chiusa. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo soffocante mi opprimeva; un fumo grasso, quasi verde e guizzi di fiamme sanguigne si innalzavano sui muraglioni dell'edificio.

Domandai: Dove ci troviamo? - Leggi l'iscrizione che c'è sulla porta -, mi rispose la guida. Guardai e vidi scritto: Ubi non est redemptio!, cioè: Dove non c'è reden­zione! Intanto vidi precipitare dentro quel baratro... prima un giovane, poi un altro e poi altri ancora; tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato.

Mi disse la guida: Ecco la causa pre­valente di queste dannazioni: i compagni cattivi, i libri cattivi e le perverse abitu­dini.

Quei poveri ragazzi erano giovani che io conoscevo. Domandai alla mia guida: Ma dunque è inutile lavorare tra i giovani se poi tanti fanno questa fine! Come impedire tutta questa rovina? Quelli che hai visto sono ancora in vita; questo però è lo stato attuale delle loro anime, se morissero in questo momento verrebbero senz'altro qui! - disse l'Angelo.

Dopo entrammo nell'edificio; si corre­va con la velocità di un baleno. Sboc­cammo in un vasto e tetro cortile. Lessi questa iscrizione: Ibunt impii in ignem aetemum!; cioè: Gli empi andranno nel fuoco eterno!

Vieni con me - soggiunse la guida. Mi prese per una mano e mi condusse davanti a uno sportello che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie di caverna, im­mensa e piena di un fuoco terrificante, che sorpassava di molto il fuoco della terra. Questa spelonca non ve la posso descri­vere, con parole umane, in tutta la sua spa­ventosa realtà.

All'improvviso cominciai a vedere dei giovani che cadevano nella caverna ar­dente. La guida mi disse: L'impurità è la causa della rovina eterna di tanti giovani!

- Ma se hanno peccato si sono poi an­che confessati.

- Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confessate male o del tutto taciute. Ad esempio, uno aveva commesso quattro o cinque di questi peccati, ma ne ha detto solo due o tre. Ve ne sono alcuni che ne hanno commesso uno nella fanciullezza e per vergogna non l'hanno mai confessato o l'hanno con­fessato male. Altri non hanno avuto il do­lore e il proposito di cambiare. Qualcuno invece di fare l'esame di coscienza cercava le parole adatte per ingannare il confes­sore. E chi muore in questo stato, decide di collocarsi tra i colpevoli non pentiti e tale resterà per tutta l'eternità. Ed ora vuoi vedere perché la Misericordia di Dio ti ha portato qui? - La guida sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo Ora­torio che conoscevo bene: tutti condannati per questa colpa.

Fra questi ce n'erano alcuni che in ap­parenza avevano una buona condotta.

La guida mi disse ancora: Predica sem­pre e ovunque contro l'impurità! Poi par­lammo per circa mezz'ora sulle condizioni necessarie per fare una buona Confessione e si concluse: Bisogna cambiar vita... Bi­sogna cambiar vita.

- Ora che hai visto i tormenti dei dan­nati, bisogna che anche tu provi un poco l'inferno!

Usciti da quell'orribile edificio, la gui­da afferrò la mia mano e toccò l’ultimo muro esterno. Io emisi un grido di dolore. Cessata la visione, notai che la mia mano era realmente gonfia e per una settimana portai la fasciatura.

Altro episodio. Padre Giovan Battista Ubanni, racconta che una donna per anni, confessandosi, aveva taciuto un peccato di impurità. Arrivati in quel luogo due Sacer­doti domenicani, lei che da tempo aspe­ttava un confessore forestiero, pregò uno di questi di ascoltare la sua Confessione.

Usciti di Chiesa, il compagno narrò al confessore di aver osservato che, mentre quella donna si confessava, uscivano dalla sua bocca molti serpenti, però un serpente più grosso era uscito solo col capo, ma poi era rientrato di nuovo. Allora anche tutti i serpenti che erano usciti rientrarono.

Ovviamente il confessore non parlò di ciò che aveva udito in Confessione, ma so­spettando quel che poteva essere successo fece di tutto per ritrovare quella donna. Quando arrivò presso la sua abitazione, venne a sapere che era morta appena rientrata in casa. Saputa la cosa, quel buon Sacerdote si rattristò e pregò per la de­funta. Questa gli apparve in mezzo alle fiamme e gli disse: "Io sono quella donna che si è confessata questa mattina; ma ho fatto un sacrilegio. Avevo un peccato che non mi sentivo di confessare al sacerdote del mio paese; Dio mi mandò te, ma anche con te mi lasciai vincere dalla vergogna e subito la Divina Giustizia mi ha colpito con la morte mentre entravo in casa. Giu­stamente sono condannata all'inferno! ".

Dopo queste parole si aprì la terra e fu vista precipitare e sparire.

Altro episodio. Scrive il Padre Fran­cesco Rivignez (l'episodio è riportato anche da Sant'Alfonso) che in Inghilterra, quando c'era la religione cattolica, il re Anguberto aveva una figlia di rara bellez­za che era stata chiesta in sposa da diversi principi.

Interrogata dal padre se accettasse di sposarsi, rispose che non poteva perché aveva fatto il voto di perpetua verginità.

Il padre ottenne dal Papa la dispensa, ma lei rimase ferma nel suo proposito di non servirsene e di vivere ritirata in casa. Il padre l'accontentò.

Cominciò a fare una vita santa: pre­ghiere, digiuni e varie altre penitenze; riceveva i Sacramenti e andava spesso a servire gli infermi in un ospedale. In tale stato di vita si ammalò e morì.

Una donna che era stata sua educatrice, trovandosi una notte in preghiera, sentì nella stanza un gran fracasso e subito dopo vide un'anima con l'aspetto di donna in mezzo a un gran fuoco e incatenata tra molti demoni...

- Io sono l'infelice figlia del re Angu­berto.

- Ma come, tu dannata con una vita così santa?

- Giustamente sono dannata... per col­pa mia. Da bambina io caddi in un peccato contro la purezza. Andai a confessarmi, ma la vergogna mi chiuse la bocca: invece di accusare umilmente il mio peccato, lo coprii in modo che il confessore non capis­se nulla. Il sacrilegio si è ripetuto molte volte. Sul letto di morte io dissi al confes­sore, vagamente, che ero stata una grande peccatrice, ma il confessore, ignorando il vero stato della mia anima, mi impose di scacciare questo pensiero come una tenta­zione. Poco dopo spirai e fui condannata per tutta l'eternità allefiamme dell'inferno.

Detto questo disparve, ma con così tanto strepito che sembrava trascinasse il mondo e lasciando in quella camera un odore ributtante che durò parecchi giorni.

L'inferno è la testimonianza del rispet­to che Dio ha per la nostra libertà. L'inferno grida il pericolo continuo in cui si trova la nostra vita; e grida in modo tale da escludere ogni leggerezza, grida in modo costante da escludere ogni fretto­losità, ogni superficialità, perché siamo sempre in pericolo.

"Quando mi annunciarono l'episco­pato, la prima parola che dissi fu questa: Ma io ho paura di andare all'inferno ". (Card. Giuseppe Siri)

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