mercoledì 3 aprile 2013

Dalla «Confessione» di san Patrizio, vescovo

Renderò grazie al mio Dio senza mai stancarmi, perché mi ha conservato fedele nel giorno della prova, sicché oggi posso offrire in sacrificio come ostia vivente la mia vita a Cristo, mio Dio, che mi ha salvato da tutti i miei affanni. Gli dirò: Chi sono io, o Signore, o quale vocazione mi hai tu chiamato per ricoprirmi di tanti favori?
Oggi, dovunque mi trovo, mi posso rallegrare sempre e magnificare il tuo nome tra le genti non solo nella prosperità, ma anche nelle afflizioni. Qualunque cosa, buona o cattiva che sia, devo sempre accoglierla con animo sereno e rendere incessanti grazie a Dio, il quale mi ha fatto dono di una fede incrollabile in lui e mi darà ascolto.
Ancora in questi ultimi giorni della mia vita, sto pensando se intraprendere un’opera veramente santa e meravigliosa; se imitare cioè quei santi di cui il Signore aveva già predetto che avrebbero annunziato il suo vangelo «in testimonianza a tutte le genti», prima della fine del mondo.
Da dove è venuta in me questa sapienza, che prima non avevo? Io non sapevo neppure contare i giorni, nè ero capace di gustare Dio. Come mai dunque mi è stato dato un dono così grande, così salutare, come è quello di conoscere Dio e di amarlo? Chi mi ha dato la forza di abbandonare la patria e i genitori, di rifiutare gli onori che mi venivano offerti e di venire tra le genti di Irlanda a predicare il Vangelo, sopportando gli oltraggi degli increduli e l’infamia dell’esilio, senza contare le numerose persecuzioni fino alla catene e al carcere? Così ho sacrificato la mia libertà per la salvezza degli altri!
Se ne sarò degno sono pronto anche a dare, senza esitazione e molto volentieri, la mia vita per il suo nome. Se il Signore me ne farà la grazia, desidero consacrare tutte le mie forze a questa causa. Ho tanti debiti verso il Signore perché egli mi ha fatto il dono inestimabile di rigenerare in lui con la mia opera molti popoli e di portarli alla pienezza della vita cristiana. Per la sua grazia ho potuto ordinare in tutti i loro villaggi alcuni chierici, a cui affidare queste genti, venute da poco alla fede. Questo è veramente un popolo che il Signore ha chiamato a sé dagli estremi confini della terra, come aveva promesso anticamente, per mezzo dei profeti: «A te verranno i popoli dall’estremità della terra e diranno: i nostri padri ereditarono molte menzogne, vanità che non giovano a nulla» (Ger 16, 19). E ancora: Ti ho posto come luce per le genti, perchè tu sia loro salvezza sino all’estremità della terra (cfr. Is 49, 6). Attendo il compimento della sua promessa. Egli, infatti che non inganna mai alcuno, dice nel vangelo: «Verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe» (Mt 8, 11). Siamo certi perciò che i credenti verranno da ogni parte del mondo.

(Cap. 14-16; PL 53, 808-809)


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