"C'è anche chi prospetta l'ipotesi di una economia
dello Spirito Santo con un carattere più universale di quella del Verbo
incarnato, crocifisso e risorto. Anche questa affermazione è contraria alla
fede cattolica, che, invece, considera l'incarnazione salvifica del Verbo come
evento trinitario. Nel Nuovo Testamento il mistero di Gesù, Verbo incarnato,
costituisce il luogo della presenza dello Spirito Santo e il principio della
sua effusione all'umanità non solo nei tempi messianici (cf. At 2,32-36; Gv
7,39; 20,22; 1 Cor 15,45), ma anche in quelli antecedenti alla sua venuta nella
storia (cf. 1 Cor 10,4; 1 Pt 1,10-12).
Il Concilio Vaticano II ha richiamato alla coscienza di fede della Chiesa
questa verità fondamentale. Nell'esporre il piano salvifico del Padre riguardo
a tutta l'umanità , il Concilio connette strettamente sin dagli inizi il
mistero di Cristo con quello dello Spirito [35]. Tutta l'opera di edificazione
della Chiesa, da parte di Gesù Cristo Capo, nel corso dei secoli, è vista come
una realizzazione che egli fa in comunione col suo Spirito.
Inoltre, l'azione salvifica di Gesù Cristo, con e per il suo Spirito, si
estende, oltre i confini visibili della Chiesa, a tutta l'umanità . Parlando
del mistero pasquale, nel quale Cristo già ora associa a sé vitalmente nello
Spirito il credente e gli dona la speranza della risurrezione, il Concilio
afferma: «E ciò non vale solamente per i cristiani ma anche per tutti gli
uomini di buona volontà , nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo
infatti è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una
sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti
la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero
pasquale».
È chiaro, quindi, il legame tra il mistero salvifico del Verbo incarnato e
quello dello Spirito, che non fa che attuare l'influsso salvifico del Figlio
fatto uomo nella vita di tutti gli uomini, chiamati da Dio ad un'unica mèta,
sia che abbiano preceduto storicamente il Verbo fatto uomo, sia che vivano dopo
la sua venuta nella storia: di tutti loro è animatore lo Spirito del Padre, che
il Figlio dell'uomo dona liberalmente (cf. Gv 3,34).
Per questo il recente Magistero della Chiesa ha richiamato con fermezza e
chiarezza la verità di un'unica economia divina: «La presenza e l'attività
dello Spirito non toccano solo gli individui, ma anche la società e la storia,
i popoli, le culture, le religioni [...]. Il Cristo risorto opera nel cuore
degli uomini con la virtù del suo Spirito [...]. È ancora lo Spirito che sparge
i “semi del Verbo”, presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare
in Cristo». Pur riconoscendo la funzione storico-salvifica dello Spirito in
tutto l'universo e nell'intera storia dell'umanità, esso, tuttavia, ribadisce:
«Questo Spirito è lo stesso che ha operato nell'incarnazione, nella vita, morte
e risurrezione di Gesù e opera nella Chiesa. Non è, dunque, alternativo a
Cristo, né riempie una specie di vuoto, come talvolta si ipotizza esserci tra
Cristo e il Logos. Quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella
storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume un ruolo di preparazione
evangelica e non può non avere riferimento a Cristo, Verbo fatto carne per
l'azione dello Spirito, “per operare lui, l'Uomo perfetto, la salvezza di tutti
e la ricapitolazione universale”».
In conclusione, l'azione dello Spirito non si pone al di fuori o accanto a
quella di Cristo. Si tratta di una sola economia salvifica di Dio Uno e Trino,
realizzata nel mistero dell'incarnazione, morte e risurrezione del Figlio di
Dio, attuata con la cooperazione dello Spirito Santo ed estesa nella sua
portata salvifica all'intera umanità e all'universo: «Gli uomini non possono
entrare in comunione con Dio se non per mezzo di Cristo, sotto l'azione dello
Spirito».
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione "Dominus
Iesus" del 6 agosto 2000, n. 12.
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