Con l’apertura ufficiale del ponte votivo, in programma per le 9.30 alla presenza del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia, del Sindaco Giorgio Orsoni ed altre autorità - prende il via in queste ore l’annuale pellegrinaggio cittadino alla Madonna della Salute che rinnova un antichissimo “voto”.
La tradizionale festa - da sempre molto sentita ed accompagnata da una foltissima partecipazione popolare - risale infatti a quasi quattro secoli fa, nel 1630, quando la Repubblica Serenissima fece voto di erigere una nuova chiesa - intitolata a “S. Maria della Salute” e affidata per la costruzione al Longhena - a conclusione della terribile pestilenza che minacciava di distruggere la città lagunare.
Il Patriarca mons. Francesco Moraglia - che celebra per la prima volta a Venezia la festa della Salute - presiederà, come di consueto, la messa solenne di mercoledì 21 novembre, alle ore 10.00, nella Basilica della Salute a Venezia e guiderà, inoltre, il pellegrinaggio diocesano dei giovani in programma la sera della vigilia (martedì 20 novembre), dalla basilica di S. Marco alla basilica della Salute attraversando il Canal Grande sul ponte votivo.
Il rettore della basilica della Salute mons. Lucio Cilia - intervenendo sulle pagine del settimanale diocesano Gente Veneta - invita a vivere così il momento del pellegrinaggio davanti all’immagine della Madonna della Salute: “Quando presentiamo i nostri desideri, i nostri dolori, le nostre suppliche a Maria guardiamo la sua mano che indica Gesù.
La preghiera, sostenuta dalla speranza di essere esauditi, deve essere guidata dalla fede che Gesù è il nostro salvatore.
E’ camminando nella strada che Gesù ci mostra con le sue parole, con la sua vita, che veniamo esauditi e troviamo l’energia buona e forte per vivere la nostra vita con soddisfazione e pace”.
“L’anima mia magnifica”: è una frase tratta dal cantico del Magnificat - riportato dal Vangelo secondo Luca durante l’incontro tra Maria, madre di Gesù, e la cugina Elisabetta, madre di Giovanni Battista - il titolo e il tema scelti quest’anno per il pellegrinaggio diocesano dei giovani alla Salute che si terrà martedì 20 novembre con punto e momento di ritrovo alle ore 18.00 nella basilica cattedrale di S. Marco.
“Si vuole così sottolineare il fatto - spiega il coordinatore della Pastorale giovanile diocesana don Renato Mazzuia - che Maria esprime la sua fede nella lode ed è colei che sa vedere, in una realtà che potrebbe sembrare non così bella (una ragazza che si scopre incinta, da sola...), le opere magnifiche del Signore, che fa grandi cose con gli umili. Il punto di partenza per riscoprire la dimensione della fede è, infatti, rivedere la propria storia e accorgersi come Dio opera nel nostro quotidiano, nell'ordinarietà”.
Il programma del pellegrinaggio - durante il quale risuoneranno alcuni passaggi del documento di Papa Benedetto XVI “Porta fidei” con cui è stato indetto l’Anno della Fede attualmente in corso - è quello divenuto ormai tradizionale: dopo l’accoglienza dei giovani in basilica (a partire dalle 18.00), intorno alle 18.30 comincerà il momento di preghiera, accompagnato anche da video, a cui seguirà l’intervento del Patriarca con alcuni spunti di meditazione direttamente rivolti ai giovani presenti. Alle 19.30 partirà, quindi, il pellegrinaggio che porterà alle 20.00 circa nella basilica della Salute, dove il Patriarca guiderà il momento conclusivo con l'affidamento a Maria.
Sul sito della Pastorale giovanile diocesana (www.pgve.it) sono disponibili tutti i materiali utili per la preparazione del pellegrinaggio e l’approfondimento su questi temi.
La festa ha origine nell’anno 1630 quando la Repubblica Serenissima fece voto di erigere una nuova chiesa intitolata a “S. Maria della Salute” e affidata per la costruzione al Longhena - a conclusione della drammatica prova rappresentata dalla forte pestilenza che minacciava di distruggere la città lagunare. Particolarmente venerata, nella basilica della Salute, è l’icona bizantina della Madonna detta Mesopanditissa (Mediatrice di pace) davanti alla quale ogni anno la comunità ecclesiale e civile di Venezia rinnova il suo “voto” di riconoscenza e gratitudine.
E’ stata la grande peste che tra il 1630 e il 1631 aveva colpito duramente la popolazione veneziana (80.000 morti su 150.000 residenti) a suggerire la costruzione dell’imponente chiesa barocca - la Basilica della Salute - progettata da Baldassarre Longhena per sciogliere il voto alla Vergine fatto da Doge e Patriarca di Venezia per la salvezza della città e la liberazione dal male.
Si racconta che la peste fu portata a Venezia da un ambasciatore del conte di Mantova (dove i Lanzichenecchi avevano appena importato il morbo) nel giugno 1630. La progressione del male fu inevitabile e rapidissima: a settembre il Patriarca Giovanni Tiepolo ordinò preghiere per chiedere la fine del flagello e il 22 ottobre ecco il voto solenne promulgato dal Doge Nicolò Contarini e dal Senato della Repubblica di Venezia affinché si compisse per 15 sabati una processione penitenziale in tutta la città e si innalzasse un tempio “alla Vergine Santissima, intitolandola Santa Maria della Salute et ch'ogni anno nel giorno che questa città sarà pubblicata libera dal presente male, Sua Serenità et li successori suoi anderanno solennemente col Senato a visitar la medesima Chiesa a perpetua memoria della pubblica gratitudine di tanto beneficio».
La costruzione fu affidata a Baldassare Longhena che progettò una chiesa «in forma di corona». La spesa sostenuta per completare l’opera si aggirò attorno ai 400.000 ducati (rispetto ai 50.000 previsti). I lavori proseguirono molto a lungo e Venezia dovette attendere alcuni decenni prima di poter ammirare la Basilica della Salute che venne finalmente consacrata a Dio dal Patriarca Alvise Sagredo il 9 novembre 1687 consegnando così alla città e al mondo un capolavoro d’arte ed una frequentatissima meta di pellegrinaggi.
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