Si chiama Aus, acronimo di Assistenza uomini separati, ed è
un progetto della Caritas ambrosiana per cercare di rispondere al bisogno di
alcuni di quei 50 mila padri separati
nel milanese che, secondo le stime, si trovano in una situazione di indigenza.
Sono italiani in
difficoltà economiche e da qualche anno sono stati identificati come “nuovi
poveri”.
Aus offre loro alloggio in un appartamento di 110 metri quadrati in via Jacomelli, zona città studi: per quest’appartamento, don Carlo, parroco della chiesa di San Luca proprietaria dell’immobile, ha pagato l’Imu già da quest’anno. Mentre il governo ha appena confermato che partiti, associazioni e Chiesa pagheranno la tassa per le attività commerciali, don Luca spiega che «la curia ambrosiana ha deciso di pagare l’Imu già quest’anno, anche se la situazione era ancora incerta e in via d’evoluzione.
Ogni anno, per Aus paghiamo all’incirca 600 euro. L’immobile è stato dato in comodato d’uso gratuito alla Caritas. Se Caritas ambrosiana fosse proprietaria sarebbe esente dalla tassa, idem se come parrocchia non cedessimo l’immobile in comodato ma lo tenessimo per noi: ma così, sebbene il fine è chiaramente assistenziale, la tassa va pagata».
Aus offre loro alloggio in un appartamento di 110 metri quadrati in via Jacomelli, zona città studi: per quest’appartamento, don Carlo, parroco della chiesa di San Luca proprietaria dell’immobile, ha pagato l’Imu già da quest’anno. Mentre il governo ha appena confermato che partiti, associazioni e Chiesa pagheranno la tassa per le attività commerciali, don Luca spiega che «la curia ambrosiana ha deciso di pagare l’Imu già quest’anno, anche se la situazione era ancora incerta e in via d’evoluzione.
Ogni anno, per Aus paghiamo all’incirca 600 euro. L’immobile è stato dato in comodato d’uso gratuito alla Caritas. Se Caritas ambrosiana fosse proprietaria sarebbe esente dalla tassa, idem se come parrocchia non cedessimo l’immobile in comodato ma lo tenessimo per noi: ma così, sebbene il fine è chiaramente assistenziale, la tassa va pagata».
Don Carlo ha comunque
deciso che l’immobile di via Jacomelli resterà ancora in uso alla Caritas.
La parrocchia, invece, ha
avuti problemi con i locali dell’oratorio, molto più ampi, e che comprendono
anche le aule del catechismo. «Questi locali – spiega don Carlo – erano stati
dati sempre in comodato d’uso anche a due associazioni sportive, che li usavano
al di fuori delle attività dell’oratorio.
Si tratta di un’associazione
di ping pong, creata da volontari, e di una di karate dedicata ai bambini.
Le due associazioni mi
davano una donazione volontaria di 500 euro all’anno: però di Imu la parrocchia
ha dovuto pagare per questi spazi 5 mila euro.
Così, le due associazioni
non hanno rinnovato il contratto per l’anno prossimo: usando gli spazi solo per
l’oratorio e il catechismo, trattandosi di attività parrocchiali di
evangelizzazione, non pagheremo così tanto».
Don Carlo spiega che con
la tassazione ad essere colpite potrebbero essere non le attività commerciali,
ma tutte quelle associazioni che fino ad oggi si sono appoggiate alle
parrocchie quasi gratuitamente, per offrire servizi di volontariato o
semi-gratuiti: «Con il comodato d’uso,
eventuali esenzioni valgono solo per l’uso esclusivo del proprietario».
L’esperienza
dell’appartamento di via Jacomelli, («La casa dei papà» la chiama don Carlo) è
iniziata nel 2010, grazie alla disponibilità della parrocchia e con il
finanziamento di Fondazione Ubibanca, che ha permesso la ristrutturazione
dell’appartamento e l’acquisto d’arredo. Dentro l’appartamento ci sono due
camere con cinque posti letto, una cucina e un salotto, che gli ospiti possono
usare liberamente.
Racconta Alessandro
Pezzoni, responsabile del progetto in Caritas ambrosiana che «gli ospiti
preparano i pasti, generalmente cenano insieme, e si organizzano in turni per
fare le pulizie.
Possono invitare i loro
figli, previo accordo con un’educatrice, presente nella casa ogni giorno per
qualche ora.
Quest’estate si è chiusa
la prima esperienza di ospitalità: ora il progetto Aus ripartirà con nuove
regole, come una permanenza massima di otto mesi e un contributo minimo alle
spese».
La scelta si è resa
necessaria per garantire il più possibile un turn over, e quindi una risposta,
ad un numero enorme di richieste.
Aus è una goccia nel mare:
«Nella prima fase di accoglienza c’è capito di ospitare persone senza lavoro o
con lavori troppo saltuari, e i tempi di accoglienza si allungavano moltissimo.
Era prevista infatti ospitalità da sei mesi ad un anno, il rischio è stato che
diventasse invece permanente.
I 7 ospiti di questi due anni sono stati tutti
italiani. Si tratta di uomini ultraquarantenni, che avevano però grossi
problemi lavorativi, con difficoltà ad inserirsi. Qualcuno, una volta uscito da
via Jacomelli, è dovuto andare nei dormitori. È emerso che queste persone
presentavano situazioni familiari fragili e la mancanza di una rete che
consentisse di reggere l’evento della separazione o dell’inoccupazione. È
emersa anche la difficoltà psicologica, nel rimettersi in moto per cercare un
lavoro o ricostruirsi una vita. Era molto difficile per loro rialzarsi»
Novembre 16, 2012
Fonte: Tempi.it
Fonte: Tempi.it
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