lunedì 19 novembre 2012

Gesù non descrive la “fine del mondo”, ma è il centro del presente e del futuro – Papa Benedetto XVI

All'Angelus Benedetto XVI "demitizza" i racconti apocalittici e catastrofisti sulla fine del mondo. Gesù non è un "veggente", ma il vero "firmamento" che orienta il cammino dell'uomo. Davanti alle catastrofi naturali, alle guerre e al relativismo di oggi, "abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza".

"Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un «veggente». Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna".

Con queste parole pronunciate prima della preghiera dell'Angelus oggi in piazza san Pietro, Benedetto XVI "demitizza" false immagini sulla fine del mondo che poggiano su interpretazioni fasulle legate ad espressioni bibliche. Citando il brano evangelico della messa di oggi (33ma domenica durante l'anno, B, Marco 13,24-32), il papa ricorda "alcune immagini cosmiche di genere apocalittico: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli verranno sconvolte» (v. 24-25)". Tali immagini alimentano un mercato apocalittico e catastrofico, preveggenze e date caratteristiche di maghi e di sette pseudocristiane, come i Testimoni di Geova.

Il pontefice spiega che "Gesù utilizza immagini e parole riprese dall'Antico Testamento, ma soprattutto inserisce un nuovo centro, che è Lui stesso, il mistero della sua persona e della sua morte e risurrezione".

E se "il brano odierno si apre con alcune immagini cosmiche di genere apocalittico", questo elemento viene relativizzato da ciò che segue: «Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria» (v. 26)".

"Il «Figlio dell'uomo» - continua il papa - è Gesù stesso, che collega il presente con il futuro; le antiche parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno: è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto fermo e stabile. A conferma di questo sta un'altra espressione del Vangelo di oggi. Gesù afferma: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (v. 31). In effetti, sappiamo che nella Bibbia la Parola di Dio è all'origine della creazione: tutte le creature, a partire dagli elementi cosmici - sole, luna, firmamento - obbediscono alla Parola di Dio, esistono in quanto «chiamati» da essa. Questa potenza creatrice della Parola divina si è concentrata in Gesù Cristo, Verbo fatto carne, e passa anche attraverso le sue parole umane, che sono il vero «firmamento» che orienta il pensiero e il cammino dell'uomo sulla terra. Per questo Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un «veggente».

Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna. Tutto passa - ci ricorda il Signore -, ma la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati".

"Cari amici, - ha concluso Benedetto XVI - anche nei nostri tempi non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi. La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere questo centro nella Persona di Cristo e nella sua Parola

 
18 novembre 2012

Città del Vaticano (AsiaNews) -
 

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