Il primo di novembre la chiesa celebra la festa di Tutti i Santi.
Ci sono i Santi che tutti ricordiamo: Padre Pio, Madre Teresa, Papa Giovanni
XXIII, Massimiliano Kolbe, Francesco d'Assisi, Antonio da Padova, ecc. Ma c'è
anche una schiera sconosciuta di uomini e donne che hanno vissuto in maniera
"santa" e che hanno rivestito una grande importanza per ciascuno di
noi. Uomini e donne che magari non saranno in nessun calendario liturgico se
non nel calendario del nostro cuore.
La festa dei Santi dice: "Ringrazia i tuoi santi; ringrazia i tuoi angeli. Ringrazia tutte quelle persone che si sono avvicinate nel tuo cammino, che si sono affiancate con amore e ti hanno aiutato, ti hanno sostenuto, ti hanno dato una mano, ti hanno salvato la vita, ti hanno aperto visioni e finestre di vita diverse".
Quando oggi siete tornati a casa, vi prendete un attimo di tempo, foglio e carta, scrivete i numeri da 1 a 31, i giorni di un mese, e per ogni giorno scrivete il nome di una persona importante per voi, una di quelle il cui aiuto, presenza, vicinanza, ci hanno fatto bene o sono state fondamentali, porti di salvezza. Poi ve lo mettete come un calendario vicino al comodino del letto e ogni mattina leggete il vostro santo. Vi sentirete in compagnia e sostenuti.
Santo, kadosh in ebraico, vuol dire "altro". Dio è Santo perché è l'Altro, Colui che non puoi mai prendere, controllare, conoscere. Dio è troppo grande.
E' attribuito a Sant'Agostino questo fatto: Agostino stava passeggiando lungo il mare e rifletteva sul mistero di Dio, mistero immenso e inesauribile. Ad un certo punto incontra un ragazzino che lungo la riva del mare aveva fatto una piccola buca. Poi con una piccola ciottola andava in acqua e metteva l'acqua del mare nella sua piccola buca; questo per molte volte. Il santo gli chiede: "Ma cosa stai facendo, bambino mio?". E il bambino: "Sto mettendo l'acqua del mare tutta dentro la buca!". "Ma non si può - rispose il santo - il mare è troppo grande per questa piccola buca". E il bambino, dice la leggenda, rispose: "E tu come pensi di mettere e di comprendere Dio, che è immenso, nella tua piccola mente?".
Dio è troppo grande, Dio ci sfugge, ci scappa. Quando le persone dicono: "Io, tutto sommato, conosco Dio", dicono una grande falsità ed eresia. Dio è oltre, più in là. Ogni valico che raggiungi ti apre nuove e sempre più vaste strade e orizzonti.
Chi intraprende la strada della conoscenza di Dio, della Vita, del Mistero dell'essere, farà delle scoperte incredibili ma quante volte dovrà cambiare visione e quanto lontano andrà dai suoi iniziali punti di partenza! Questo, perché Lui è Troppo Grande!
Per questo si dice che Dio è un mistero: non lo puoi mai catturare, afferrare o possedere. Dio si può amare, cantare, seguire, pregare, invocare, ma non comprendere. Comprendere, nel senso letterale della parola, vuol dire abbracciare, afferrare, prendere-con la mia mente. Sì, abbiamo bisogno di capire chi è Dio e la mente e la riflessione ci servono, ma Dio non si può comprendere nel senso di possederlo, di saperlo del tutto. Per questo le persone razionali, fredde, mentali, fanno fatica ad accedere al mondo divino: perché Lui è l'incomprensibile, Colui che sfugge sempre.
Nella nostra testa santo uguale a perfetto. Ma la perfezione (per-ficere, fare per un motivo, per uno scopo) non è la santità. La perfezione è il tentativo di uscire dall'umanità. Siamo imperfetti per origine, quindi tentare di essere perfetti è impossibile a priori. Essere perfetti è il tentativo di essere superiori, più in alto degli altri. Ma se fossimo perfetti, che ce ne faremo degli altri? Basteremo a noi stessi!
La perfezione nasce dal bisogno insoddisfatto di quando eravamo piccoli. Quando un bambino non riesce ad essere amato e accolto per quello che è, che fa? Sviluppa quello che coglie può essere accolto e accettato, sviluppa quello che viene premiato. Vede che se fa "il bravo bambino", che se si prende cura dei fratellini papà e mamma sono contenti di lui? Allora lui lo fa e diventa la baby-sitter dei suoi fratelli (il problema è che facendo l'adulto non fa il bambino e si crea un buco dentro di sé, come costruire un palazzo senza il primo piano! E' solo questione di tempo: quel palazzo non può reggere).
Vede che se non piange, che se non canta, che se non urla, che se non da fastidio ai genitori, questi sono contenti di lui? Allora non canta, non urla e non piange più. Si tiene dentro tutto (e sappiamo bene che disastro è questa cosa).
Vede che se va benissimo a scuola i suoi genitori lo apprezzano? Allora cercherà di essere il migliore, il più bravo; si sentirà qualcuno e baserà la stima di sé solo nel risultato scolastico (ma la vita è ben più grande della scuola).
La perfezione è così: faccio una cosa (-ficere) così da avere (per-) qualcos'altro (amore, accoglienza, approvazione, stima, ecc).
I farisei rispettavano tutte le 613 leggi della Legge: erano perfetti. Erano perfetti per ottenere stima e riconoscimento dagli altri: "Ma che bravi! Quelli sì che sono santi! Quelli sono da imitare!". Ma quei "perfetti" uccisero Gesù.
Erano "santi" perché avevano paura di vivere, avevano paura di esporsi, avevano paura di seguire la propria strada, avevano paura di individuarsi cioè di trovare il proprio unico sentiero da percorrere e per questo si conformavano. Erano senza identità, senza personalità: dietro la maschera non c'era niente. Perché più un uomo è senza personalità e più cercherà di conformarsi.
Quand'ero piccolo era stimatissima una coppia che andava a messa tutti i giorni, remissivi, disponibili fino all'esaurimento per tutti. Da tutti venivano stimati ed elogiati. Noi ragazzi li chiamavamo gli "zombi (i morti che vivono)" e nella nostra ingenuità forse avevamo colto nel segno: non erano capaci di dire di "no", erano schiavi dal dover accontentare tutti (eccetto se stessi) e nel non poter deludere nessuno (soprattutto le figure religiose); dovevano pregare per paura (altrimenti Dio non li avrebbe più voluti).
Il santo non è questa figura. Basta vedere il vangelo e guardare di chi si circondava Gesù.
Il santo è uno "altro". Non fa come tutti gli altri perché fare come tutti gli altri vuol dire sprecare la propria esistenza. Il santo è colui che ha la sua strada, che è "altra", cioè diversa da tutte le altre strade. Lui fa la sua strada che è solo sua e di nessun altro.
Quando ti dicono: "Ma sei proprio diverso da tutti gli altri!", e tu ti senti sbagliato perché non fai come tutti gli altri mentre così ti viene richiesto, dovresti rispondere: "Per fortuna!". Per fortuna che sono un pezzo unico, originale, per cui ha senso il mio esserci.
Quando ti dicono: "Ma sei proprio strano, tu!", come a dire: "Stai sbagliando perché non fai come gli altri", dovresti rispondere: "Non strano, diverso!; non come tutti gli altri ma secondo il mio modo".
Io ho un senso per l'universo. Cioè: c'è un senso e una ragione ben precisa per cui esisto in questo tempo e in questo spazio. Non sono qui a caso. Il mio esserci ha uno scopo. Quando faccio come gli altri, quando per paura abdico, rinuncio alla mia strada o copio gli altri per non espormi troppo, allora io rinuncio al motivo per cui ci sono. Faccio come un altro, ma il mio esserci non può essere come nessun altro, altrimenti non ci sarei (c'è già lui!).
L'amore è questo: "Tu non puoi diventare come me! Tu sei "altro" da me, hai una forma, una vita, uno scopo, che non è il mio. Se diventi come me tu rovini la tua vita. Se ti chiedo di diventare come me ti chiedo di sacrificare la tua vita. Ma se ti chiedo di diventare come me, forse, è perché io non sono diventato come me.
L'altra grande caratteristica del santo è la felicità. Quando i preti dicevano a noi ragazzi: "Chi di voi vuole diventare santo?". Tutti noi dicevamo, in silenzio dentro di noi: "Io no, io no! Fa' che non mi guardi, fa' che non mi veda, che non lo chieda a me!". E se il prete non te l'aveva chiesto, si diceva: "Uau!, scampato pericolo!". Ci fa ridere, ma chiediamoci: cosa c'è dietro a questo rifiuto?
Nel nostro immaginario il santo è uno che deve rinunciare ad un sacco di cose. Santo, per noi, vuol dire "no" a questo, "no" a quello, niente divertimenti, niente sesso, niente amore, niente lasciarsi andare, niente slanci, niente emozioni. Se fosse così, speriamo che nessuno diventi santo perché sarebbe patologico! L'idea che abbiamo è che santo voglia dire privazione, sacrificio, rinuncia. Ma non è così. Guardate Gesù!
Santo vuol dire realizzazione di sé. Santo vuol dire: "Vivo per espandermi, per realizzare tutte le mie doti e tutte le mie dimensioni". L'affettività, la spiritualità, il progetto di vita, la comunione, l'ascolto, il dialogo, l'amore, che tutto si espanda al massimo delle mie possibilità.
La festa dei Santi dice: "Ringrazia i tuoi santi; ringrazia i tuoi angeli. Ringrazia tutte quelle persone che si sono avvicinate nel tuo cammino, che si sono affiancate con amore e ti hanno aiutato, ti hanno sostenuto, ti hanno dato una mano, ti hanno salvato la vita, ti hanno aperto visioni e finestre di vita diverse".
Quando oggi siete tornati a casa, vi prendete un attimo di tempo, foglio e carta, scrivete i numeri da 1 a 31, i giorni di un mese, e per ogni giorno scrivete il nome di una persona importante per voi, una di quelle il cui aiuto, presenza, vicinanza, ci hanno fatto bene o sono state fondamentali, porti di salvezza. Poi ve lo mettete come un calendario vicino al comodino del letto e ogni mattina leggete il vostro santo. Vi sentirete in compagnia e sostenuti.
Santo, kadosh in ebraico, vuol dire "altro". Dio è Santo perché è l'Altro, Colui che non puoi mai prendere, controllare, conoscere. Dio è troppo grande.
E' attribuito a Sant'Agostino questo fatto: Agostino stava passeggiando lungo il mare e rifletteva sul mistero di Dio, mistero immenso e inesauribile. Ad un certo punto incontra un ragazzino che lungo la riva del mare aveva fatto una piccola buca. Poi con una piccola ciottola andava in acqua e metteva l'acqua del mare nella sua piccola buca; questo per molte volte. Il santo gli chiede: "Ma cosa stai facendo, bambino mio?". E il bambino: "Sto mettendo l'acqua del mare tutta dentro la buca!". "Ma non si può - rispose il santo - il mare è troppo grande per questa piccola buca". E il bambino, dice la leggenda, rispose: "E tu come pensi di mettere e di comprendere Dio, che è immenso, nella tua piccola mente?".
Dio è troppo grande, Dio ci sfugge, ci scappa. Quando le persone dicono: "Io, tutto sommato, conosco Dio", dicono una grande falsità ed eresia. Dio è oltre, più in là. Ogni valico che raggiungi ti apre nuove e sempre più vaste strade e orizzonti.
Chi intraprende la strada della conoscenza di Dio, della Vita, del Mistero dell'essere, farà delle scoperte incredibili ma quante volte dovrà cambiare visione e quanto lontano andrà dai suoi iniziali punti di partenza! Questo, perché Lui è Troppo Grande!
Per questo si dice che Dio è un mistero: non lo puoi mai catturare, afferrare o possedere. Dio si può amare, cantare, seguire, pregare, invocare, ma non comprendere. Comprendere, nel senso letterale della parola, vuol dire abbracciare, afferrare, prendere-con la mia mente. Sì, abbiamo bisogno di capire chi è Dio e la mente e la riflessione ci servono, ma Dio non si può comprendere nel senso di possederlo, di saperlo del tutto. Per questo le persone razionali, fredde, mentali, fanno fatica ad accedere al mondo divino: perché Lui è l'incomprensibile, Colui che sfugge sempre.
Nella nostra testa santo uguale a perfetto. Ma la perfezione (per-ficere, fare per un motivo, per uno scopo) non è la santità. La perfezione è il tentativo di uscire dall'umanità. Siamo imperfetti per origine, quindi tentare di essere perfetti è impossibile a priori. Essere perfetti è il tentativo di essere superiori, più in alto degli altri. Ma se fossimo perfetti, che ce ne faremo degli altri? Basteremo a noi stessi!
La perfezione nasce dal bisogno insoddisfatto di quando eravamo piccoli. Quando un bambino non riesce ad essere amato e accolto per quello che è, che fa? Sviluppa quello che coglie può essere accolto e accettato, sviluppa quello che viene premiato. Vede che se fa "il bravo bambino", che se si prende cura dei fratellini papà e mamma sono contenti di lui? Allora lui lo fa e diventa la baby-sitter dei suoi fratelli (il problema è che facendo l'adulto non fa il bambino e si crea un buco dentro di sé, come costruire un palazzo senza il primo piano! E' solo questione di tempo: quel palazzo non può reggere).
Vede che se non piange, che se non canta, che se non urla, che se non da fastidio ai genitori, questi sono contenti di lui? Allora non canta, non urla e non piange più. Si tiene dentro tutto (e sappiamo bene che disastro è questa cosa).
Vede che se va benissimo a scuola i suoi genitori lo apprezzano? Allora cercherà di essere il migliore, il più bravo; si sentirà qualcuno e baserà la stima di sé solo nel risultato scolastico (ma la vita è ben più grande della scuola).
La perfezione è così: faccio una cosa (-ficere) così da avere (per-) qualcos'altro (amore, accoglienza, approvazione, stima, ecc).
I farisei rispettavano tutte le 613 leggi della Legge: erano perfetti. Erano perfetti per ottenere stima e riconoscimento dagli altri: "Ma che bravi! Quelli sì che sono santi! Quelli sono da imitare!". Ma quei "perfetti" uccisero Gesù.
Erano "santi" perché avevano paura di vivere, avevano paura di esporsi, avevano paura di seguire la propria strada, avevano paura di individuarsi cioè di trovare il proprio unico sentiero da percorrere e per questo si conformavano. Erano senza identità, senza personalità: dietro la maschera non c'era niente. Perché più un uomo è senza personalità e più cercherà di conformarsi.
Quand'ero piccolo era stimatissima una coppia che andava a messa tutti i giorni, remissivi, disponibili fino all'esaurimento per tutti. Da tutti venivano stimati ed elogiati. Noi ragazzi li chiamavamo gli "zombi (i morti che vivono)" e nella nostra ingenuità forse avevamo colto nel segno: non erano capaci di dire di "no", erano schiavi dal dover accontentare tutti (eccetto se stessi) e nel non poter deludere nessuno (soprattutto le figure religiose); dovevano pregare per paura (altrimenti Dio non li avrebbe più voluti).
Il santo non è questa figura. Basta vedere il vangelo e guardare di chi si circondava Gesù.
Il santo è uno "altro". Non fa come tutti gli altri perché fare come tutti gli altri vuol dire sprecare la propria esistenza. Il santo è colui che ha la sua strada, che è "altra", cioè diversa da tutte le altre strade. Lui fa la sua strada che è solo sua e di nessun altro.
Quando ti dicono: "Ma sei proprio diverso da tutti gli altri!", e tu ti senti sbagliato perché non fai come tutti gli altri mentre così ti viene richiesto, dovresti rispondere: "Per fortuna!". Per fortuna che sono un pezzo unico, originale, per cui ha senso il mio esserci.
Quando ti dicono: "Ma sei proprio strano, tu!", come a dire: "Stai sbagliando perché non fai come gli altri", dovresti rispondere: "Non strano, diverso!; non come tutti gli altri ma secondo il mio modo".
Io ho un senso per l'universo. Cioè: c'è un senso e una ragione ben precisa per cui esisto in questo tempo e in questo spazio. Non sono qui a caso. Il mio esserci ha uno scopo. Quando faccio come gli altri, quando per paura abdico, rinuncio alla mia strada o copio gli altri per non espormi troppo, allora io rinuncio al motivo per cui ci sono. Faccio come un altro, ma il mio esserci non può essere come nessun altro, altrimenti non ci sarei (c'è già lui!).
L'amore è questo: "Tu non puoi diventare come me! Tu sei "altro" da me, hai una forma, una vita, uno scopo, che non è il mio. Se diventi come me tu rovini la tua vita. Se ti chiedo di diventare come me ti chiedo di sacrificare la tua vita. Ma se ti chiedo di diventare come me, forse, è perché io non sono diventato come me.
L'altra grande caratteristica del santo è la felicità. Quando i preti dicevano a noi ragazzi: "Chi di voi vuole diventare santo?". Tutti noi dicevamo, in silenzio dentro di noi: "Io no, io no! Fa' che non mi guardi, fa' che non mi veda, che non lo chieda a me!". E se il prete non te l'aveva chiesto, si diceva: "Uau!, scampato pericolo!". Ci fa ridere, ma chiediamoci: cosa c'è dietro a questo rifiuto?
Nel nostro immaginario il santo è uno che deve rinunciare ad un sacco di cose. Santo, per noi, vuol dire "no" a questo, "no" a quello, niente divertimenti, niente sesso, niente amore, niente lasciarsi andare, niente slanci, niente emozioni. Se fosse così, speriamo che nessuno diventi santo perché sarebbe patologico! L'idea che abbiamo è che santo voglia dire privazione, sacrificio, rinuncia. Ma non è così. Guardate Gesù!
Santo vuol dire realizzazione di sé. Santo vuol dire: "Vivo per espandermi, per realizzare tutte le mie doti e tutte le mie dimensioni". L'affettività, la spiritualità, il progetto di vita, la comunione, l'ascolto, il dialogo, l'amore, che tutto si espanda al massimo delle mie possibilità.
Santo vuol dire la vita scorre in me, che mi sento vivo e che si sente che sono vivo.
Santo vuol dire che sono felice di ciò che sono, di ciò che faccio, di come sono e di come lo faccio.
Santo vuol dire che ciò che faccio/sono lo faccio perché lo voglio, perché mi sento libero di farlo.
Santo vuol dire che questo è il miglior modo per realizzarmi ed essere me stesso.
Santo vuol dire che ho un fuoco dentro, una motivazione forte, e che per nessuna cosa al mondo lascerei la mia strada per farne un'altra: piuttosto la morte. Meglio una morte da vivi che una vita da morti.
Santo vuol dire che mi sento vivo, fecondo, centrato su di me, vibrante, realizzato.
Santo vuol dire che rido, scherzo, gioco, mi diverto, sorrido, perché se sei felice si vede e traspare.
Nella "Vita della beata Umiliana de' Cerchi", di fra Vito da Cortona, si racconta: "Mentre la santa giaceva nel suo letto, dentro la sua cella nella torre, ecco un bambino di quattro anni o poco più, dal volto bellissimo: giocava nella sua cella davanti a lei. Quando lo vide provò una grande gioia e gli disse: «O amore dolcissimo, o carissimo bambino, non sai fare altro che giocare?». E il bambino rispose: «Che volete che faccia?». E la benedetta Umiliana disse: «Voglio che tu mi dica qualcosa di bello su Dio». E il bambino disse: «Credi che sia bene che uno parli di se stesso». E disparve".
Brano tratto dall' Omelia di don Marco Pedron
I santi dell'immagine, in ordine da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso:
Beata Chiara "Luce" Badano:
http://www.chiaraluce.org/ - http://www.chiaralucebadano.it/ - Uno splendido disegno - Io
ho tutto: i 18 anni di Chiara Luce
Giulia Gabrieli: http://www.congiulia.com/ - Biografia - Una sua bellissima testimonianza - Il sorriso senza fine di Giulia
Chiara Corbella: http://www.chiaracorbella.it/ - Biografia - Testimonianza - Funerale - Ho bisogno di te
Giovanna Rita Di Maria (Kiri): http://giovannadimaria.altervista.org/ - Giovanna Rita Di María, Kiri: L'angelo che ha visitato la terra
Servo di Dio Carlo Acutis: http://www.carloacutis.com/ - "L'Eucaristia é la mia autostrada per il Cielo"
Serva di Dio Alexia Gonzáles-Barros: http://www.alexiagb.org/ - Biografia
Sonia Cutrona: Biografia
Servo di Dio Alberto Michelotti: http://www.albertoecarlo.it/ - Biografia di Alberto - Insieme possiamo! Documentario su Alberto Michelotti e Carlo Grisolia
Servo di Dio Carlo Grisolia: http://www.albertoecarlo.it/ - Biografia di Carlo - Insieme possiamo! Documentario su Alberto Michelotti e Carlo Grisolia
Santa Gemma Galgani: http://www.santagemma.org/ - Diario di Santa Gemma Galgani
Beato Piergiorgio Frassati: http://www.piergiorgiofrassati.org/ -
Anne de Guigné: http://www.annedeguigne.fr/ - Biografia -
Servo di Dio Nicola D'Onofrio: La sua vita - La vita del servo di Dio Nicola D'Onofrio
Serva di Dio Santa Scorese: http://www.santascorese.it/ - Santa Scorese - Chiara Luce Badano, Giulia Gabrieli, Santa Scorese a Sulla via di Damasco
Serva di Dio Sandra Sabattini: Biografia - La vita di Sandra Sabattini
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