La struttura fondamentale del sacramento della Penitenza
diventa particolarmente chiara nella forma che aveva nella Chiesa antica. Tutta
la Chiesa partecipa al processo penitenziale.
Tutti accompagnano il peccatore intercedendo e pregando
per lui e sostengono la sua volontà di convertirsi. Al sacerdote, quale
rappresentante dell’unità della Chiesa e in cui agisce Cristo capo della
Chiesa, spetta l’attuazione autoritativa della riconciliazione o della promessa
del perdono mediante l’assoluzione. La prassi penitenziale della Chiesa, nelle
sue molteplici forme che si sono succedute nei secoli, ha sempre trovato il suo
vertice nel sacramento della Penitenza, segno sacramentale della salvezza,
operata dalla morte e risurrezione di Gesù e da lui donata alla Chiesa con
l’effusione del suo Spirito.
Il sacramento della confessione si rivela in tal modo
necessario non soltanto per ottenere il perdono dei peccati commessi dopo il
battesimo, ma anche per assicurare autenticità e profondità alla virtù della
penitenza come atteggiamento cristiano e alle diverse pratiche penitenziali
della vita cristiana.
Mediante il sacramento della confessione, infatti, lo
stesso Spirito Santo effuso da Gesù continua ad agire e a ricreare il cuore dei
fedeli, diventando legge di vita per un’esistenza convertita e penitente.
A evitare una certa disistima nei confronti della
Confessione, la Chiesa ci ricorda che il frutto di questo sacramento non è solo
la remissione dei peccati: «Esso opera una autentica “risurrezione spirituale”,
restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più
prezioso è l’amicizia con Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1468).
Come efficacemente ha insegnato Benedetto XVI (Omelia nella solennità di
Pentecoste, 15 maggio 2005) «il sacramento della penitenza è uno dei tesori
preziosi della Chiesa, perché nel perdono si compie il vero rinnovamento del
mondo.
Nulla può migliorare nel mondo, se il male non è
superato. E il male può essere superato soltanto con il perdono. Certamente,
deve essere un perdono efficace. Ma questo perdono può darcelo solo il Signore.
Un perdono che non allontana il male solo a parole, ma realmente lo distrugge.
Ciò può avvenire soltanto con la sofferenza ed è realmente avvenuto con l’amore
sofferente di Cristo, dal quale noi attingiamo il potere del perdono» .
di Gerhard Ludwig Müller
(©L'Osservatore Romano 18 novembre 2012)
di Gerhard Ludwig Müller
(©L'Osservatore Romano 18 novembre 2012)
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