mercoledì 12 giugno 2013

Comunione in mano?

Non è permesso ai fedeli prendere da se stessi il pane consacrato o il sacro calice, tanto meno passarselo di mano in mano. I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza Episcopale. Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme. (Ordinamento generale del messale romano, 160)

Dal "Liber de veritate catholicae fidei" di San Tommaso d' Aquino

Quia vero connaturale est homini ut per sensus cognitionem accipiat, et difficillimum est sensibilia transcendere, provisum est divinitus homini ut etiam in sensibilibus rebus divinorum ei commemoratio fieret, ut per hoc hominis intentio magis revocaretur ad divina, etiam illius cuius mens non est valida ad divina in seipsis contemplanda.
Et propter hoc instituta sunt sensibilia sacrificia: quae homo Deo offert, non propter hoc quod Deus eis indigeat, sed ut repraesentetur homini quod et seipsum et omnia sua debet referre in ipsum sicut in finem, et sicut in creatorem et gubernatorem et dominum universorum.
Adhibentur etiam homini quaedam sanctificationes per quasdam res sensibiles, quibus homo lavatur aut ungitur, aut pascitur vel potatur, cum sensibilium verborum prolatione: ut homini repraesentetur per sensibilia intelligibilium donorum processum in ipso ab extrinseco fieri et a Deo, cuius nomen sensibilibus vocibus exprimitur.
Exercentur etiam ab hominibus quaedam sensibilia opera, non quibus Deum excitet, sed quibus seipsum provocet in divina: sicut prostrationes, genuflexiones, vocales clamores, et cantus. Quae non fiunt quasi Deus his indigeat, qui omnia novit, et cuius voluntas est immutabilis, et affectum mentis, non motum corporis propter se acceptat: sed ea propter nos facimus, ut per haec sensibilia opera intentio nostra dirigatur in Deum, et affectio accendatur. Simul etiam per haec Deum profitemur animae et corporis nostri auctorem, cui et spiritualia et corporalia obsequia exhibemus.
Propter hoc non est mirum si haeretici qui corporis nostri Deum esse auctorem negant, huiusmodi corporalia obsequia Deo exhibita reprehendunt. In quo etiam apparet quod se homines esse non meminerunt, dum sensibilium sibi repraesentationem necessariam non iudicant ad interiorem cognitionem et affectionem. Nam experimento apparet quod per corporales actus anima excitatur ad aliquam cogitationem vel affectionem. Unde manifestum est convenienter etiam corporalibus quibusdam nos uti ad mentis nostrae elevationem in Deum.
In his autem corporalibus Deo exhibendis cultus Dei consistere dicitur. Illa enim colere dicimur quibus per nostra opera studium adhibemus. Circa Deum autem adhibemus studium nostro actu, non quidem ut proficiamus ei, sicut cum alias res nostris operibus colere dicimur: sed quia per huiusmodi actus proficimur in Deum. Et quia per interiores actus directe in Deum tendimus, ideo interioribus actibus proprie Deum colimus. Sed tamen et exteriores actus ad cultum Dei pertinent, inquantum per huiusmodi actus mens nostra elevatur in Deum, ut dictum est.
Hinc etiam Dei cultus religio nominatur: quia huiusmodi actibus quodammodo se homo ligat, ut ab eo non evagetur. Et quia etiam quodam naturali instinctu se obligatum sentit ut Deo suo modo reverentiam impendat, a quo est sui esse et omnis boni principium.
Hinc etiam est quod religio etiam nomen accipit pietatis. Nam pietas est per quam honorem debitum parentibus impendimus. Unde convenienter quod Deo, parenti omnium, honor exhibeatur, pietatis esse videtur...
Quia vero Deus non solum est nostri esse causa et principium, sed totum nostrum esse in potestate ipsius est; et totum quod in nobis est, ipsi debemus; ac per hoc vere dominus noster est: id quod in honorem Dei exhibemus, servitium dicitur.
[...]
Essendo connaturale per l' uomo ricavare la conoscenza dai sensi, ed essendo per lui molto difficile trascendere le cose sensibili, Dio ha provveduto in modo che egli ricevesse un richiamo alle cose divine dalle cose sensibili, affinchè con esse fosse riportata alle cose di Dio anche l' intenzione di quegli uomini la cui intelligenza è poco capace di contemplare in loro stesse le cose divine.
Per questo vennero istituiti dei sacrifici sensibili, i quali vengono offerti a Dio non perchè Dio ne ha bisogno; ma per ricordare all' uomo che deve riferire a Lui, quale suo fine e quale Creatore, Guida e Signore di tutto l' universo, sia se stesso, sia tutte le sue cose.
Inoltre all' uomo vengono applicate delle consacrazioni mediante cose sensibili, con le quali l' uomo viene, o lavato, o unto, o cibato, o dissetato, con l' accompagnamento di parole sensibili; in modo da rappresentare all' uomo mediante cose sensibili che i doni spirituali derivano in lui dall' esterno da parte di Dio, il cui nome viene espresso dalla parola.
Gli uomini inoltre compiono delle azioni sensibili non per sollecitare Dio, ma per eccitare se stessi alle cose divine: tali sono le PROSTRAZIONI, LE GENUFLESSIONI, CLAMORI E CANTI.
Queste cose si fanno non perchè ne ha bisogno Dio, il quale sa tutto, la cui volontà è immutabile, accogliendo direttamente l' affetto dell' anima e non i movimenti del corpo ma queste cose le facciamo per noi, affinchè per mezzo di questi atti sensibili la nostra attenzione si rivolga a Dio e si infiammi l' affetto. Al tempo stesso con questi gesti teniamo sempre a mente che Dio è autore dell' anima e del corpo, prestandogli noi omaggi sia spirituali che corporali.
Perciò non fa meraviglia che CERTI ERETICI, i quali negano che Dio sia l' autore del nostro corpo, condannano questi omaggi corporali rivolti a Dio. Di qui vediamo come ESSI DIMENTICANO DI ESSERE UOMINI, pensando di non aver bisogno della rappresentazione delle cose sensibili per la conoscenza e per gli affetti interiori. Risulta invece anche dall' esperienza che l' anima viene eccitata dagli atti del corpo, sia alla conoscenza che agli affetti. Perciò è evidente la convenienza di usare anche certi atti corporali per elevare la nostra anima a Dio.
Nella prestazione a Dio di codesti atti corporali consiste appunto il culto di Dio. Noi infatti diciamo di coltivare le cose cui prestiamo attenzione e cura. Ora noi prestiamo a Dio le nostre attenzioni non per giovare a Lui, come quando coltiviamo le altre cose con le opere nostre ma perchè con codesti atti noi progrediamo verso Dio. E poichè noi attendiamo a Dio direttamente con gli atti interni, propriamente esercitiamo il culto di Dio con simili atti. Tuttavia anche gli atti esterni appartengono al culto di Dio, in quanto la nostra anima, come abbiamo detto, con codesti atti si eleva a Dio.
Questo culto di Dio vien chiamato religione perchè con codesti atti l' uomo si lega in modo da non scostarsi da lui. E anche perchè si sente obbligato da una tendenza naturale a prestare a suo modo riverenza a Dio, da cui viene il principio del suo essere e di ogni bene.
Ecco perchè la religione prende anche il nome di pietà. Poichè la pietà è la virtù con la quale rendiamo l' onore dovuto ai nostri genitori. Quindi è giusto considerare pietà l' onore che si rende a Dio, Padre di tutti gli esseri...
Inoltre siccome Dio non è soltanto causa e principio del nostro essere, ma ne conserva il completo dominio, cosicchè tutto ciò che noi possiamo lo dobbiamo a Lui, essendo Egli in tal modo il nostro vero Signore, ciò che facciamo in onore di Dio lo denominiamo servizio.

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