Uno dei peccati per cui Padre Pio negava l’assoluzione era quello della mormorazione o maldicenza nella quale incorrono spesso anche quelli che si reputano cristiani praticanti.
Egli si mostrava severo con quelli che, forse senza
rendersene conto del tutto, offendevano la giustizia e la carità.
Disse ad un penitente: «Quando tu mormori di una persona
vuol dire che non l’ami, l’hai tolta dal tuo cuore. Ma sappi che, quando togli
uno dal tuo cuore, con quel fratello se ne va anche Gesù».
Una volta, invitato a benedire una casa, arrivato all’ingresso della cucina, disse: «Qui ci sono i serpenti, non entro». E ad un sacerdote, che spesso vi si recava a mangiare, disse di non andarci più, perché lì si mormorava. Nella mormorazione oltre a mancare di carità si esprimono giudizi, contravvenendo a quanto dice Gesù: «Non giudicate». (Lc, 6,37)
In effetti, a volte non riflettiamo sul fatto che il comandamento “non uccidere” non riguarda solo l’omicidio vero e proprio; si può “uccidere” anche con le parole, con le ingiurie, con le maldicenze e con la mormorazione.
Capita spesso, a lavoro, con gli amici, dal parrucchiere, al bar, di essere coinvolti in conversazioni che più o meno velatamente mirano a screditare terze persone, mirano cioè al pettegolezzo.
Una volta, invitato a benedire una casa, arrivato all’ingresso della cucina, disse: «Qui ci sono i serpenti, non entro». E ad un sacerdote, che spesso vi si recava a mangiare, disse di non andarci più, perché lì si mormorava. Nella mormorazione oltre a mancare di carità si esprimono giudizi, contravvenendo a quanto dice Gesù: «Non giudicate». (Lc, 6,37)
In effetti, a volte non riflettiamo sul fatto che il comandamento “non uccidere” non riguarda solo l’omicidio vero e proprio; si può “uccidere” anche con le parole, con le ingiurie, con le maldicenze e con la mormorazione.
Capita spesso, a lavoro, con gli amici, dal parrucchiere, al bar, di essere coinvolti in conversazioni che più o meno velatamente mirano a screditare terze persone, mirano cioè al pettegolezzo.
Personalmente devo dire che non sono mai stata
particolarmente avvezza a questo genere di discorsi. Tuttavia, da quando ho
ricevuto il dono della conversione, ne ho avvertito ancora di più il male, il
lato oscuro. Ho compreso che davvero, in questi casi, quando si è coinvolti, il
cristiano dovrebbe interrompere queste discussioni, invitando anche gli altri e
spiegandone il motivo.
Il confine tra “chiacchiere innocenti”, supposizioni maliziose, dicerie, insinuazioni e malignità, è labile e sottile, cammina su un terreno scivoloso, lavora sottilmente, con conseguenze drammatiche. Mormorazioni nella maggior parte dei casi basate sul ’sentito dire’ e dunque senza fondamento, che oltretutto normalmente avvengono di nascosto, sottovoce e alle spalle, si rivelano spesso assai dannose, perchè minano la dignità e la credibilità delle vittime, viaggiano a gran velocità in ogni direzione e intaccano la serenità di chi ne è stato fatto oggetto (e in genere anche delle persone a lui prossime).
Il confine tra “chiacchiere innocenti”, supposizioni maliziose, dicerie, insinuazioni e malignità, è labile e sottile, cammina su un terreno scivoloso, lavora sottilmente, con conseguenze drammatiche. Mormorazioni nella maggior parte dei casi basate sul ’sentito dire’ e dunque senza fondamento, che oltretutto normalmente avvengono di nascosto, sottovoce e alle spalle, si rivelano spesso assai dannose, perchè minano la dignità e la credibilità delle vittime, viaggiano a gran velocità in ogni direzione e intaccano la serenità di chi ne è stato fatto oggetto (e in genere anche delle persone a lui prossime).
Il pettegolezzo che oggi viene definito – nei media, nei social network, su
internet – con il termine di “gossip“, quasi a volerne dare un’accezione più
accettabile e divertente, che ne sminuisce il significato negativo, mi ricorda
tanto il modo di agire del serpente. E siccome per combattere il serpente
occorre avere buone armi, conviene rispolverare la lettera di Giacomo, che dice
senza troppi giri di parole: “la lingua è un male ribelle, è piena di veleno mortale.
Con essa benediciamo il Signore e malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di
Dio!”(3, 8-12).
Oppure si può tornare alla penitenza che il buon San Filippo Neri diede alla
donna pettegola:
A una donna che si accusava di frequenti maldicenze, San Filippo
Neri domandò: “Vi capita proprio spesso di sparlare così del prossimo?”. Molto
spesso, Padre”, rispose la donna.
“Figliola, il vostro errore è grande. E’ necessario che ne facciate penitenza. Ecco cosa farete: uccidete una gallina e portatemela subito, spennandola lungo la strada da casa vostra fin qui”.
La donna ubbidì, e si presentò al santo con la gallina spiumata.
“Ora”, le disse Filippo, “ritornate per le strade attraversate e raccogliete ad una ad una le penne della gallina…”.
“Ma è impossibile, Padre”, ribatté la donna; “col vento che tira oggi non si troveranno più”.
“Lo so anch’io”, concluse il santo, “ma ho voluto farvi comprendere che se non potete raccogliere le penne di una gallina sparpagliate dal vento, come potrete riparare a tutte le maldicenze gettate in mezzo alla gente, a danno del vostro prossimo?”.
“Figliola, il vostro errore è grande. E’ necessario che ne facciate penitenza. Ecco cosa farete: uccidete una gallina e portatemela subito, spennandola lungo la strada da casa vostra fin qui”.
La donna ubbidì, e si presentò al santo con la gallina spiumata.
“Ora”, le disse Filippo, “ritornate per le strade attraversate e raccogliete ad una ad una le penne della gallina…”.
“Ma è impossibile, Padre”, ribatté la donna; “col vento che tira oggi non si troveranno più”.
“Lo so anch’io”, concluse il santo, “ma ho voluto farvi comprendere che se non potete raccogliere le penne di una gallina sparpagliate dal vento, come potrete riparare a tutte le maldicenze gettate in mezzo alla gente, a danno del vostro prossimo?”.
Questo piccolo aneddoto della vita di san Filippo Neri
evidenzia come dettagli che trascuriamo si rivelano in realtà fondamentali.
A volte ciò che rovina ha proprio questo nome: la superficialità
con cui si pensa di poter “passare sopra” a tante cose. Invece, rendere noti
gli sbagli altrui a terzi è molto grave, in particolar modo quando si evita,
per i più svariati motivi, di parlarne col diretto interessato. Innanzitutto,
viene elusa la necessaria correzione fraterna , che rappresenta sempre, oltre
ad un confronto schietto e sincero, una reciproca occasione di crescita, non
solo spirituale ma anche umana.
È poi del tutto evidente come, qualora sia presente
un’espressa volontà di ferire, denigrare, offendere, mettere in cattiva luce
l’altra persona, avviene qualcosa forse anche peggiore della violenza fisica.
Abbiamo tutti avuto esperienza della sofferenza che può essere causata dalle
parole: utilizzarla come subdola arma di offesa cela una macchinazione che è
ben peggiore di tante altre cattive azioni molto più visibili e concrete e –
per questo motivo – molto più facili da individuare e contrastare.
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