giovedì 2 agosto 2012

Internet e social-network strumenti per la nuova evangelizzazione, ma occorre la Fede

C'è bisogno di siti "cattolici", ove "cattolico" non sia una etichetta che nasconde, invece che manifestare una chiara identità (non si può impunemente correre dietro al mondo…), né significhi un sentimentale o, peggio, bigotto porsi di fronte alla realtà (atteggiamento che spesso si riduce ad un noioso moralism...o, incapace di muovere vita e ragione). 

 Olivier Clément, nell'interessante libro "La rivolta dello spirito", così affermava: "(Il socialismo)... ha sempre ed esclusivamente trovato davanti a sé un pietismo impaurito della vita, privo di qualsiasi dinamismo di trasfigurazione".

Allora, che fare?

1. Bisogna giudicare: è l'inizio della liberazione. E giudicare non significa moraleggiare. Dobbiamo imparare da quanto affermava San Paolo: "esaminate ogni cosa, trattenete ciò che vale".

2. Cattolico significa universale, ma anche vissuto nell'unità.
Se è vero che la cattolicità non è una somma di posizioni, è anche vero che un coordinamento, un riferimento reciproco, una collaborazione autentica permettono una presenza più incisiva, più grintosa, più operativa.
Ho scritto che la "gelosia tra i siti" è quanto di più stupido si possa vivere nel mondo di Internet, perché la natura della rete è proprio quella di "collegare", rimandare, interagire. È finita l'epoca della "autarchia"!

3. Avere il senso della "battaglia".
Diceva Cesare Balbo: "Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo, abbiano da combattere, ma come e dove, e non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti".
Ciò che è in gioco è l'uomo e la sua verità, e la fede che abbiamo incontrato è garanzia di pienezza. Non possiamo avere complessi di inferiorità nei sensi di colpa. S. Pietro, ai membri del sinedrio che lo interrogavano sul motivo della sua azione diceva che non bisogna chiedere il permesso a nessuno per essere se stessi e dire la verità.
Quello che in tanti siti accade è che la verità raggiunta e detta genera possibilità di storia nuova, creatività, legami.

4. Giudichiamo da qui tutti i tentativi di presenza in rete, aiutandoci veramente, senza finzioni: né il brutto (anche esteticamente) né il moralismo (merce troppo abusata dai vari comunicatori e politici di turno) sono una soluzione e un aiuto alla missione. E' dunque necessario domandarci serenamente se i vari siti (se pur premiati come cattolici) rispondono a questi criteri.

5. Solo poi ben venga ogni tipo di riflessione sulla rete, sul cyberspazio, sui social network, sulla mutazione antropologica, ecc…
Saranno certo riflessioni utili, ma solo se esisterà un soggetto consapevole di sé e desideroso di testimonianza.

Tratto da: Venga il Tuo Regno

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