Essere costanti nel bene nonostante le difficoltà e le incomprensioni: è l’insegnamento che il Papa trae da Santa Monica che aiutò il marito pagano a “scoprire la bellezza della fede” e tante lacrime e preghiere versò per la conversione del figlio, Agostino.
“Monica non smise mai di pregare per lui e per la sua conversione, ed ebbe la consolazione di vederlo ritornare alla fede e ricevere il battesimo. Iddio esaudì le preghiere di questa santa mamma, alla quale il vescovo di Ippona aveva detto: È impossibile che un figlio di tante lacrime vada perduto”. (Angelus, 30 agosto 2009).
Di fronte alla ribellione del figlio, Monica fu capace di vincere il chiasso del male col silenzio del bene:
“Quante difficoltà anche oggi nei rapporti familiari e quante mamme sono angustiate perché i figli s’avviano su strade sbagliate! Monica, donna saggia e solida nella fede, le invita a non scoraggiarsi, ma a perseverare nella missione di spose e di madri, mantenendo ferma la fiducia in Dio e aggrappandosi con perseveranza alla preghiera”. (Angelus, 27 agosto 2006)
Il Papa ricorda un celebre colloquio tra Santa Monica e Sant’Agostino a Ostia: davanti hanno solo il mare e il cielo e nel silenzio “toccano il cuore di Dio”. Mostrano così che nel cammino verso la Verità dobbiamo anche saper tacere e in quel silenzio “Dio può parlare”:
“Questo è vero sempre anche nel nostro tempo: a volte si ha una sorta di timore del silenzio, del raccoglimento, del pensare alle proprie azioni, al senso profondo della propria vita, spesso si preferisce vivere solo l’attimo fuggente, illudendosi che porti felicità duratura; si preferisce vivere, perché sembra più facile, con superficialità, senza pensare; si ha paura di cercare la Verità o forse si ha paura che la Verità ci trovi, ci afferri e cambi la vita, come è avvenuto per Sant’Agostino”. (Udienza generale, 25 agosto 2010)
Le reliquie di Santa Monica sono custodite a Roma, nella Basilica di Sant’Agostino. Sono state traslate da Ostia nel XV secolo, come spiega al microfono di Tiziana Campisi, padre Gianfranco Casagrande:
R. - Dopo la conversione di Sant’Agostino, madre e figlio da Milano vanno ad Ostia Tiberina per imbarcarsi per l’Africa; proprio durante l’attesa per l’imbarco Monica si ammala e muore. Il figlio Agostino chiede che sia sepolta in loco, come aveva chiesto anche la madre, accanto alla chiesa di Sant’Aurea di Ostia Antica. Poi, si deve passare subito al 1430 quando, per iniziativa di Papa Martino V, queste reliquie vengono prelevate dal sepolcro di Ostia Antica e, attraverso una processione fluviale lungo il Tevere, vengono portate a Roma nella chiesa dei Padri Agostiniani, che anticamente era quella di San Trifone in Posterula. Cinquant’anni dopo il cardinale Guillaume d'Estouteville, per onorare i meriti dell’ordine agostiniano, volle costruire una nuova grande chiesa dedicandola a Sant’Agostino, che inglobò la piccola chiesa di San Trifone. Il Vanvitelli successivamente - negli anni 1750/1760 - volle ulteriormente onorare le reliquie di Santa Monica collocandole in un sarcofago di marmo verde, prezioso, sotto l’altare che fu dedicato proprio a lei, oggi la cappella che si può visitare nella Basilica di Sant’Agostino.
D. - Quant’è vivo oggi il culto a Santa Monica nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio?
R. - Monica è invocata dalle mamme cristiane, a lei è dedicata anche un’associazione - Associazione delle Madri Cristiane - diffusa nel mondo ed in particolare in America, negli Stati Uniti ed in Canada. Ogni anno vengono inviate dall’America migliaia di lettere e tutte queste richieste vengono collocate accanto alla tomba: sono richieste che toccano fondamentalmente problemi che riguardano la famiglia, in fondo Santa Monica era una madre di famiglia. Quindi, si chiede a lei un’intercessione particolare presso Dio per l’unità della famiglia, la conversione dei figli, la liberazione della schiavitù della droga, del sesso, dell’alcolismo. Si richiede a Santa Monica anche la conversione del cuore, il ritorno ad una vita cristiana più dignitosa, la pace e la concordia tra le famiglie.
D. - Monica è stata circondata nel corso della sua vita da figure di uomini, possiamo dire, difficili: il marito anzitutto e poi il figlio Agostino; eppure è sempre riuscita a rapportarsi a queste persone in maniera singolare. Qual era il suo segreto?
R. - Lo svela proprio Sant’Agostino nelle Confessioni, dicendo che la madre, Monica, era una donna mite, dolce di carattere ma fortissima nella fede. C’è un’espressione molto bella, sintetica di Sant’Agostino, che noi quest’anno abbiamo messo sull’altare di Santa Monica, un’iscrizione fatta in ricamo antico del 700: “In omnibus caritas”, cioè “In ogni situazione prevalga sempre la carità, l’amore”. Monica ha fatto proprio questo e lo ha espresso anche con Sant’Agostino, e credo che questa sia stata la forza trainante della fede di Monica, che assomiglia tantissimo alla fede di tante e tante donne cristiane che in silenzio soffrono, portano il peso anche del matrimonio, il peso alle volte di mariti che tradiscono o di figli che scelgono la strada sbagliata, ma non desistono dalla preghiera, dall’intercessione, dall’offerta del sacrificio quotidiano. Credo che Dio ascolti subito, anche se la sua risposta non è immediata, ma Dio risponde quando vede una donna che soffre, che piange e che intercede per la salvezza eterna dei propri familiari.
D. - Dunque, Monica è ancora un esempio per le donne di oggi?
R. - Io credo di sì. Tantissime donne vedono ancora questa donna come una madre a cui parlare e con cui dialogare, con cui sfogarsi e a cui svelare anche certi segreti.
Radio Vaticana