1. Abbiamo ricordato come la catechesi è opera della Chiesa che diffonde la buona novella nel mondo, e cerca di approfondire la sua vita sacramentale con una migliore conoscenza del mistero di Cristo.
Con la catechesi, come con l’insieme dell’opera di evangelizzazione, la Chiesa è consapevole di rispondere ai problemi più essenziali dell’uomo, a quelli che ciascuno già si pone o che prima o poi si porrà nel corso della sua esistenza. Da dove viene l’uomo? Perché esiste? Quali sono i suoi rapporti con Dio e con il mondo invisibile? Come deve comportarsi per raggiungere lo scopo della sua vita? Perché è sottomesso alla sofferenza e alla morte, e qual è la sua speranza?
A questi problemi la catechesi porta la risposta di Dio. Essa vuol far comprendere una dottrina che non è semplicemente il prodotto di certe ricerche personali, ma la verità comunicata all’umanità mediante la rivelazione divina. Perciò, nel comunicare la verità della salvezza, la catechesi si preoccupa di rendere manifeste le domande fondamentali suscitate nel cuore umano e di mostrare come Dio vi ha risposto nella sua rivelazione con un dono di verità e di vita che supera le più profonde attese dell’uomo (cf. 1 Cor 2, 6-9). Il suo compito è di dare delle certezze, fondate sull’autorità della rivelazione.
2. Lungi dal suscitare dubbi o confusione con i problemi da essa considerati, la catechesi tende dunque a illuminare l’intelligenza e a rafforzarla con solide convinzioni. Certo, con le risposte che fornisce, essa introduce più profondamente lo spirito umano nel mistero della rivelazione; ma questo mistero dà luce alla mente anche se, finché siamo nella vita terrena, non dissipa tutte le oscurità. Non si può capire tutto, ma ciò che si comprende basta a indicare le verità fondamentali e il senso della vita.
Spesso, le formule dei catechismi, con una serie di domande e di risposte hanno espresso, in modo concreto e pratico, la struttura fondamentale della catechesi, che si può definire come il confronto della domanda dell’uomo e della risposta di Dio. È vero che la domanda dell’uomo è ispirata e già illuminata dalla grazia divina, e che, d’altra parte, la risposta di Dio è formulata nei limiti e nelle imperfezioni del linguaggio umano. Ma si tratta veramente di interrogativi propri dell’uomo, interrogativi ai quali la catechesi porta la luce divina.
Ciò significa che, pur essendo attenta al lato umano dei problemi, la catechesi non si limita a riflessioni di carattere umano, né a indagini d’ordine filosofico, psicologico e sociologico, né allo sforzo di enunciare semplicemente dei preamboli alla rivelazione. Essa è consapevole di dover esporre e di far cogliere la verità rivelata, che non è in suo potere di ridurre o di attenuare. Essa cerca di adattare il suo insegnamento alla capacità di coloro che lo ricevono, ma non si attribuisce il diritto di velare o di sopprimere una parte della verità che Dio stesso ha voluto comunicare agli uomini.
3. Mette conto di ricordare qui quanto ho sottolineato nell’esortazione apostolica «Catechesi tradendae», riguardo all’integrità del contenuto della catechesi: “Affinché l’offerta della propria fede sia perfetta, colui che diventa discepolo di Cristo ha il diritto di ricevere la “parola della fede” non mutilata, non falsificata, non diminuita, ma completa e integrale, in tutto il suo rigore e in tutto il suo vigore. Tradire in qualche cosa l’integrità del messaggio significa svuotare pericolosamente la catechesi stessa e compromettere i frutti che il Cristo e la comunità ecclesiale hanno il diritto di aspettarsi” (Giovanni Paolo II, Catechesi tradendae, 30).
Può verificarsi che il messaggio sembri difficile da far comprendere e accettare. Nel mondo circolano molte idee contrarie alla dottrina evangelica e, anzi, alcuni tengono un atteggiamento d’opposizione a tutto ciò che viene insegnato a nome della Chiesa. Di fronte alle resistenze che incontra, colui che si dedica alla catechesi potrebbe essere tentato di indietreggiare, di non esporre il messaggio cristiano in tutta la sua verità e in tutte le sue esigenze di vita, e di limitarsi ad alcuni punti più facilmente ammissibili. È allora che egli deve ricordarsi che è stato incaricato di un insegnamento che lo supera: egli deve sforzarsi di proporlo come l’ha ricevuto; deve soprattutto essere consapevole che nel suo lavoro di catechesi dispone d’una forza divina che lo rende capace di trasmettere la sua fede, e che nel cuore dei suoi ascoltatori lo Spirito Santo fa penetrare la parola nella misura in cui essa è fedele alla verità che deve esprimere.
4. Il problema della catechesi è un problema di fede. All’origine della Chiesa, chi avrebbe pensato che un piccolo numero di discepoli di Gesù potesse intraprendere l’opera di evangelizzazione e di catechizzazione dell’umanità intera? Ma è proprio quello che si è realizzato: il messaggio cristiano fin da principio riuscì a penetrare nella mentalità di un grande numero di uomini. Ciò che la grazia effettuò allora e poi sempre nei secoli, essa continua a compiere anche oggi.
La catechesi conta pertanto sulla potenza della grazia per trasmettere ai fanciulli e agli adulti il dono integrale della fede. Ogni catechista ha l’incarico di comunicare tutto il messaggio cristiano e riceve da Cristo stesso la capacità di adempiere pienamente questa sua missione.
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