giovedì 27 settembre 2012

La difficoltà a perdonare - Mons. Antonio Riboldi


Proviamo a pensare a quante volte, nel sacramento della Penitenza, ci accade lo stesso, come al figlio prodigo. A noi, che ritorniamo a Lui, pentiti, il sacerdote si fa “padre” e rimette ogni colpa.
Questo è Dio. E se Dio è così nei nostri riguardi, chiede a noi di essere come Lui verso i nostri fratelli.
Non più dunque il sentimento di “me la pagherà” o il togliere il saluto, come se chi ci ha offeso non fosse più nostro fratello!

Sono sentimenti e atteggiamenti inconcepibili per noi, che in Dio siamo fratelli e che dovremmo imitarLo, perché quello che Lui ci perdona è mille volte più grave, di quanto noi dobbiamo perdonare…
Non resta che meditare ed affidarsi alla Parola del profeta Ezechiele.

" Così dice il Signore: Figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti: ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all’empio: Empio tu morirai e tu non parli per distogliere l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà, per la sua iniquità, ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l’empio della sua condotta, perché egli si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità, tu invece sarai salvo. (Ez. 33, 7-9)"

Non ci resta che pregare per ottenere quella generosità di cuore, non solo per non recare offesa al prossimo, ma ancor più per donare amore a chi ci fa del male.

In altre parole, mettere in pratica la Parola del Padre nostro: “…RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI, COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI”. 

- di Mons. Antonio Riboldi -



 

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