Nelle settimane centrali di settembre la vicenda del registro milanese delle
coppie di fatto ha subito un’accelerazione impressionante.
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Il 18
settembre, giorno in cui la Chiesa ricorda S. Giuseppe da Copertino (1603-63),
testimone eccezionale di purezza, il registro delle unioni civili è entrato
formalmente in vigore e si è assistito ad un capannello gay-vip, compiaciuto,
inneggiante al vero e proprio matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il
corteo trionfale di Dan Lerner (fratello di Gad) e “compagni” ha inaugurato una
fase di “recrudescenza”, durante la quale, nel PD e nella società italiana, il
corifeo favorevole alle istanze gay ha raggiunto un’intensità quasi quotidiana.
Infine, il 23 settembre, alla festa di Vasto il sindaco di Milano, Giuliano
Pisapia, ha auspicato con Nichi Vendola che anche i gay possano un giorno
adottare dei figli, attaccando il Magistero della Chiesa.
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Sabato 22
settembre il Papa, infatti, aveva appena ribadito, davanti a decine di politici
cattolici, l’esigenza di tutelare la vita e il matrimonio naturale a livello
civile. “Il rispetto della vita in tutte le sue fasi (...) è un impegno che si
intreccia infatti con quello del rispetto del matrimonio, come unione
indissolubile tra un uomo e una donna e come fondamento a sua volta della
comunità”.
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Come non
bastasse, quello stesso sabato l’arcivescovo di Milano ha tenuto la lezione
inaugurale della Scuola di formazione sociale e politica per i giovani, Date a
Cesare ciò che è di Cesare, organizzata ogni anno dalla Curia ambrosiana.
Interpellato in maniera diretta sul come i membri cattolici della giunta
Pisapia debbano rapportarsi col registro delle convivenze, il card. Scola non
ha esitato a dire: “In questo caso
bisogna che il politico, l’assessore, si confronti con serietà e col senso del
valore della sua appartenenza (cattolica). In secondo luogo è necessario
trovi il modo di esprimere in maniera evidente e forte, in termini pubblici, il
suo dissenso: che faccia di tutto perché il provvedimento non venga approvato
e, al limite, se questa cosa si ripete, deve porsi il problema se si trova nel
“contenitore” giusto”. In poche parole,
se un politico cattolico vuole rimanere coerente col suo Credo, deve prendere
seriamente in esame la necessità di abbandonare i partiti che proclamano e
mettono in atto provvedimenti contrari ai valori non negoziabili.
Si può ben capire
come un intervento così chiaro dell’arcivescovo abbia gettato nello scompiglio
i politici cattolici eletti nelle liste favorevoli a Pisapia. Essi non hanno
finora preso una posizione netta sui valori non negoziabili, esasperando invece
i temi sociali in polemica con la precedente amministrazione. Molti sospettano
che tale difficoltà nel calarsi in determinate tematiche derivi
dall’assimilazione di derive dottrinali, che rischiano di saltare fuori ora
che, in un certo qual modo, “il gioco è scoperto” e trova molti meno appoggi
altolocati.
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