sabato 8 settembre 2012

Beata Teresa di Calcutta - 5 settembre 2012


Sembra strano, oggi sull'altare, abbiamo celebrato la memoria liturgica della Beata Teresa di Calcutta. La stranezza consiste nel celebrare una figura di santità che non è lontana nei ricordi, ma che conosciamo , che tante volte abbiamo visto attraverso il televisore. Una figura di santità contemporanea, moderna, che è cresciuta e invecchiata davanti ai nostri occhi . Quasi una provocazione che dice: anche se il mondo sembra andare in una direzione tanto lontana rispetto al Vangelo, anche se la Chiesa sembra mostrare le sue crepe e tanti l'abbandonano o l'avversano, lo Spirito Santo, imperterrito, suscita figure eccezionali e meravigliose di santità: Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta e la figura recentemente scomparsa del cardinale Martini, che  tutti sentiamo come un uomo di Dio. Una figura irreprensibile, chiara , evidente , di rettitudine e di Amore per Cristo! Sono provocazioni dello Spirito Santo che c'invitano a non avere paura, a non essere presi dalla sfiducia a non chiuderci intimoriti, raggomitolati dentro le nostre ombre. Sono figure che ci chiedono di deciderci per il Vangelo , di accettare la sfida e scegliere di amare secondo il cuore di Cristo. Un prete che era andato a trovare anni addietro Madre Teresa, racconta che quando la vide, rimase stupito della domanda che lei gli pose: "Quante ore al giorno preghi?" Questo prete rimase perplesso, diceva, non ho incontrato una suora di clausura, ma una suora che lavora, che ha costruito un mondo di solidarietà in  condizioni avverse, una suora che ha affascinato centinaia di giovani ragazze che l'hanno seguita in questo progetto, perché una domanda così? Madre Teresa aveva svelato il suo segreto: l'incontro intimo, personale , quotidiano con la presenza di Gesù, con la sua Parola  animava il suo cuore alla Carità, alla determinazione del bene. Le opere autenticamente cristiane di servizio, di solidarietà, di carità evangelica, nascono da cuori in ascolto della vita, da cuori che sanno sostare in preghiera, che si mettono con fiducia nelle mani di Dio! Una grande lezione per noi e per quanti anche oggi s'impegnano nel campo del servizio caritativo. Senza una spiritualità, senza un cammino interiore, anche la carità può diventare una routine, una cosa tra le tante altre, azioni abitudinarie che rischiano di perdere il loro senso, che come ogni altra cosa ci fa entrare in ritmi vorticosi dove perdiamo noi stessi. 
La carità evangelica parte e si origina e si motiva dentro l'incontro stupendo con l'Amore di Dio e ne resti preso, avvinto, trasformato. Allora si, ogni gesto di carità porterà il sapore di Cristo, la sapienza del bene, la bellezza di Dio. Non invito con questo articolo i volontari della Caritas parrocchiale a pregare di più, ma a trasformarsi loro stessi in preghiera, in un silenzio che ascolta e ricerca, in mani premurose che accolgono e occhi che sanno vedere oltre le apparenze e oltre le ovvietà!
Buon Cammino a tutti !!
 
don Giovanni Pauciullo



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