venerdì 14 marzo 2014

TEMIAMO IL GIUDIZIO DI DIO - Sant'Agostino

Cosa diceva dunque il Signore? Ecco, io giudico fra pecora e pecora e fra i montoni e i capri . 
Io giudico. Grande sicurezza! 
È lui che giudica: stiano tranquilli i buoni. Il loro giudice non si lascia corrompere da alcun avversario, né circuire da alcun avvocato, né ingannare da alcun [falso] teste. Ma quanto debbono essere tranquilli i buoni, altrettanto debbono temere i cattivi. 
Egli non giudica in maniera che gli si possa nascondere qualcosa. O che forse nel giudicare Dio cercherà dei testimoni per conoscere quale tu sia?. Come potrebbe ingannarsi sulla tua condizione colui che anticipatamente sapeva ciò che saresti stato? 
Egli interroga te, non un altro che lo informi su di te. Dice: Il Signore interroga il giusto e l'empio. 
Interroga te, non per sapere qualcosa da te ma per confonderti. 
Avendo dunque un giudice che nessuno può ingannare a nostro sfavore o a nostro favore, comportiamoci in modo da non dover temere il suo futuro giudizio ma piuttosto aspettiamolo e desideriamolo. 
O che forse il buon grano teme d'essere riposto nel granaio? Anzi, lo brama ardentemente e lo desidera. 
O che le pecore temono d'essere collocate alla destra? Anzi, nulla procede per loro così a rilento quanto l'attesa che ciò avvenga. Gente di questa categoria dice di cuore e con tutta sincerità: Venga il tuo regno. 
Quanto ai cattivi, viceversa, a queste parole il loro cuore trepida e la lingua inciaccia. 
Con che disposizione infatti dici: Venga il tuo regno? Ecco che sta per venire: come ti troverà? 
Comportati dunque in modo da poter pregare con tranquillità. E se per caso nella tua coscienza c'è qualche errore o peccato, hai il rimedio nella stessa orazione: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori . Dio ha voluto che tu [gli] fossi debitore avendo a tua volta dei debitori. Col peccato ti rendi nemico di Dio, ma bada se per caso non abbia anche tu un qualche nemico. Perdonagli e ti sarà perdonato. 
Ciò che fai tu, uomo soggetto al peccato, lo farà a te colui che non può essere giudicato reo di alcun peccato. 
Se invece tu, pur essendo immerso nel peccato, non vuoi perdonare a chi pecca contro di te né consideri nel tuo simile la tua propria condizione né hai paura delle cadute in cui ti fa incorrere la tua fragilità, cosa pensi che ti farà colui che giudica con quella sicurezza che gli accorda il fatto di non poter mai peccare?

Sant'Agostino



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