La lettura evangelica odierna (ancora tratta dal Discorso della Montagna di
Matteo), è tutta imperniata su un tema fondamentale:
la fiducia nella Provvidenza.
La pagina matteana contiene uno dei più importanti
e profondi insegnamenti del vangelo: quello della Provvidenza, che la teologia
definisce come uno dei massimi attributi di Dio; essa consiste nella volontà
divina di dirigere tutte le cose verso il loro fine. Dio ha creato il cielo e
la terra e li conserva guidandone il cammino, lo sviluppo, con la sua continua
assistenza; Egli infatti è sempre presente nella storia e nella vita,
soprattutto degli uomini.
Già questo ci mostra in una luce diversa il v.27;
noi non possiamo allungare neppure di poco la nostra esistenza, perché essa non
deriva da una nostra decisione, né è il risultato di un nostro sforzo, ma è un
dono, uno straordinario DONO che il Padre ci ha fatto. Non a caso al v.32 b
troviamo il termine "Padre" anziché "Dio"; Gesù ci rivela
un Dio che è anzitutto PADRE e basta pensare all'esperienza dell'essere
"padri" (o "madri") per capire che Dio è nei nostri
confronti proprio come quel genitore che sente il dovere, ma soprattutto si
preoccupa con immenso amore di non far mancare al proprio figlioletto nulla di
cui abbia bisogno.
Dio è Padre, Dio provvede ai suoi figli; ma questi
dall'età infantile giungono a quella adulta, in cui sono chiamati ad esercitare
le facoltà più tipiche dell'essere umano: la ragione, la volontà e la libertà.
Proprio per questo l'uomo si differenzia da tutti gli altri esseri: egli è
l'unico creato "a immagine e somiglianza" di Dio, ed è l'unico in
grado di stare davanti al Padre come suo immediato e intelligente
interlocutore.
Ad un essere responsabile si affidano dei compiti e
il Padre ne ha affidati diversi alla sua creatura prediletta: ad esempio
"custodire il creato e coltivare la terra" (cfr. Gen.1,28
"...... riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e
sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla
terra".)
Nella Bibbia non mancano esortazioni all'impegno
fattivo; es: "Stà fermo al tuo impegno e fanne la tua vita, invecchia
compiendo il tuo lavoro." (Sirac.11,20)
Dunque, all'uomo spetta un compito, un impegno, un
lavoro, un'occupazione sotto il sole...
Ma questo non è in contrasto con Mt.6,25: "Non
preoccupatevi per la vostra vita, etc."? No, perché, a ben vedere, il
testo originale è "me merimnàte", cioè: non vi affannate, non
preoccupatevi eccessivamente, non "stressatevi" per il cibo e il
vestimento. Dunque, non solo è ammessa, ma è doverosa - nella linea della
responsabilità - la preoccupazione del singolo per le necessità quotidiane e Dio
ha dato all'uomo il cervello per pensare e le mani per lavorare e procurarsi
così il suo cibo; quella che Gesù condanna è l'eccessiva preoccupazione,
l'ansia smisurata, l'apprensione senza fine.
Se infatti la Provvidenza è l'atto d'amore con cui
Dio segue e accompagna la vita di tutte le sue creature, Egli per questa sua
realizzazione si serve anche della cooperazione degli uomini, che sono chiamati
a mettere a frutto i loro doni e le loro capacità.
Certo, resterà sempre un mistero il modo in cui si
accordano e si armonizzano l'agire dell'uomo e quello di Dio, ma c'è una
certezza che ci conforta: Dio non agisce in competizione con noi, per cui o fa
tutto Lui o facciamo tutto noi! E c'è un'immagine che rende bene l'idea di quel
che accade: IL RICAMO. Esso, come noto, ha un diritto e un rovescio;
quest'ultimo è un groviglio di fili, colori sovrapposti, confusione, nodi e
tagli di filo e colori, intrecci senza senso, disegni incomprensibili e per di
più brutti da vedere.......è l'immagine del nostro mondo, caotico e spesso con
domande inevase e problemi irrisolti. MA LO STESSO RICAMO, dalla parte diritta,
è uno stupendo e armonioso disegno colorato, dotato di senso e bellezza, dove
non un filo è fuori posto e tutto risulta chiaro, ordinato e significativo.
Quest'ultimo è il RICAMO-REALTA' DEL MONDO come lo vede Dio e come lo vedremo
anche noi un giorno, alla fine dei tempi!
Che fare nel frattempo? Ci sono due possibilità: o
vedere tutto come frutto del caso o vedere tutto come dono di un Padre amoroso;
è la FEDE che fa la differenza. E in quella stupenda lezione di fede che è il
Discorso della Montagna di Matteo, oggi ci viene detto: "Cercate,
anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno
date in aggiunta." (v.33)
Il regno di Dio è il progetto e l'azione di Dio per
salvare gli uomini, il suo intervento salvifico, definitivo e risolutore, che
stabilirà giustizia e pace sulla terra e in cielo; è "giustizia, pace e
gioia nello Spirito Santo" (Rm.14,17); è l'irruzione della verità, della
santità e della grazia, della solidarietà e della misericordia; un regno che si
rivela e si attua nella storia attraverso la parola e l'opera di Gesù "la
sua giustizia" è la grazia, misericordia, salvezza, fedeltà di Dio; è la
"giusta" relazione tra Dio e l'uomo; è la ricerca fattiva e il
compimento della volontà di Dio, come è stato rivelato da Gesù, e che ha il suo
centro dinamico nell'amore.
Se regno e giustizia di Dio sono il
"primum" nella vita dell'uomo, scompare l'affanno irrazionale e
spropositato e si recupera quell'atteggiamento sereno e fiducioso che il Salmo
130/1 descrive magnificamente: "...Io resto quieto e sereno: come un bimbo
svezzato in braccio a sua madre...." (v.2). "Un bimbo tra le braccia
della sua mamma o del suo papà non ha paura che gli manchi qualcosa. Se abbiamo
paura, vuol dire che non ci sentiamo così, che non confessiamo Dio così. La
nostra angoscia, la nostra preoccupazione è quindi una confessione di sfiducia
in Dio." (U.Neri, Il Discorso della montagna, Ancora, pag.112)
Commento della teologa Ileana Mortari
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